La cattiveria ha un nome: Necrodeath!!! Non è una novità  questa lo so, ma ogni tanto c’è bisogno di conferme nella vita…

Li avevamo già  incontrati ed intervistati qualche mese fa, al Tradate Iron Fest, ed è stato un enorme piacere rivederli questa sera al Transilvania Live di Milano. Prima di spostarsi a Roma ad incidere il nuovo materiale creato per il prossimo album, i Necrodeath hanno dato vita ad una gran serata ricca di tonnellate di odio distribuite con spaventosa potenza sullo zoccolo duro dell’heavy metal presente. Come un blocco di cemento si è materializzata l’aggressività  sotto forma di veloce e massiccia inarrestabile raffica sonora.

Saliti sul palco e accennato un saluto, Peso – John – Flegias ed Andy, con Southenerom, brano del loro primo album Into the Macabre, sono partiti per un viaggio lungo vent’anni, un cammino verso il cuore della musica estrema, un percorso che non accenna ad arrestarsi, anzi che procede vivo e sanguinario piùche mai e che riesce anche a svilupparsi in progetti paralleli (vedi: Raza de Odio, Dynabyte e Cadaveria, ndr) senza scalfire il caposaldo Necrodeath.

Come sempre la scelta dei brani da dover inserire in una scaletta per un concerto sarà  stata difficile, ma i pezzi, eseguiti con una sbalorditiva efficienza, hanno toccato i punti vitali della carriera della band genovese. Ma come non apprezzare Mater Tenebrarum, dal loro primo introvabile demo The Shining Pentagram e poi nel già  citato “Into the Macabre” e di nuovo inserito nell’album-raccolta del 2005, “20 Years of Noise”.

A Flejas, sulla sua t-shirt la copertina di ‘Welcome to Hell’ dei Venom… a Flejias, dicevo, il compito di motivare l’odio e renderlo in carne e ossa, a Peso, John ed Andy il compito di mordere e spazzare l’aria con note, ritmi, feroce potenza ed incessante bravura. Tanta qualità  tecnica intrisa di sporca violenza. Il concerto prosegue con i brani fondamentali tratti anche da “Mater of All Evil”, “Black as Pitch” e “Ton(e)s of Hates”. Si accavallano le song piùimportanti ed apprezzate tra “The Creature”, “Process of Violation”, “Red as Blood”, “At the Roots of Evil” da una parte e “Necrosadist”, “Last Ton(e)s of Heat”, “Internal Decay” dall’altra e solo per la dovuta citazione. Ma l’omaggio è anche doveroso ed anche stragradito e mi sto riferendo a “Black Sabbath”, della band dei quattro padri del rock’n’roll moderno – Osbourne, Iommi, Butler e Ward e mi riferisco ancora a “Countess Bathory” dei padri del black metal, i Venom.

Decisamente un’autentica macchina potente che devasta ancora e che distribuisce ferite sotto la dura scorza degli appassionati che anche ieri sono accorsi, non eccessivamente numerosi, a salutare la band. Un band che dura, che va avanti a dispetto di quello che si pensa su un tipo di musica che spesso subisce pesanti accuse e viene tirata in ballo come causa scatenante di assurde devianze sociali. Ed il merito è soltanto loro, per la bravura, per la caparbietà , per l’entusiasmo, per la cattiveria non ancora minimamente intaccati… Incontrarli e parlare con John e Peso è sempre un continuo piacere e lo è stato ancora una volta.

Setlist:
1. Southenerom
2. The Creature
3. Mater Tenebrarum
4. Perseverance Pays
5. Process of Viol.
6. The Flag
7. Black Sabbath
8. Red as Blood
9. Necrosadist
10. At The Roots of Evil
11. Church’s Black B.
12 Mountains / Hate
13. Last Tones of Hate
14. Internal / Countess Bathory

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