Nuclear Blast – Giugno 2012

Io amo Wikipedia  e da alcuni anni sono uno di quelli che manda anche donazioni (piccole purtroppo) perché possa continuare ad esistere. Oggi sono andato a rileggermi la pagina sui Nile. E’ un bel modo di rinfrescarsi memoria e idee e (di solito) non riporta i roboanti aggettivi delle biografie firmate dai PR delle case discografiche. Poi ho letto: “”…il gruppo combina la passione per la storia, la cultura ed il folklore dell’Antico Egitto con la ferocia del death metal moderno.” Allora mi sono fermato. E sono tornato ad ascoltare il disco con grossi dubbi in testa. Poi sono tornato su Wikipedia, dove la frase successiva dice: “Questa combinazione si riflette quindi sul songwriting e sugli arrangiamenti includendo melodie mediorientali e fondendole con il lato tecnico del death metal.” Allora sono tornato ad ascoltare l’album da recensire e alla fine mi sono chiesto: ma perché mando le donazioni a Wikipedia?

Il problema onestamente è semplice: la “ferocia del death metal moderno” non è questa. Questa è la ferocia del brutal sterile e fine a se stesso. I Nile sono un gruppo tecnicamente ineccepibile, ma in questo “At The Gate of Sethu” vanno con il pilota automatico per tutto l’album. Non uno sbalzo di umore, la struttura del disco è monocorde e suona maluccio. Il furore senza compromessi che da sempre è il marchio di fabbrica dei Nile qui si stempera un in un disco con suoni sottili, la batteria è scatolosa, le chitarre sono mediose e mancano di spessore. La voce/i prova/no a creare qualche movimento, ma i dettami del genere sono vincoli troppo forti da rompere e i Nile non hanno mai osato, non c’era motivo per osare stavolta.

Alla fine il tuffo che l’ascoltatore fa in questo album è si come entrare dentro un buco buio e verticale (“Enduring The Eternal Molestation Of Flame” che apre il disco è l’esempio lampante), ma il buco che ti aspetti sporco, pieno di asperità  che ti strapperanno pelle e dolore durante la caduta in realtà  è un tubo lisco, dove le sporgenze sono disegnate (“The Fiends Who Come To Steal The Magick Of The Deceased” e la seguente “The Inevitable Degradation Of Flesh”), in cui prendi velocità  man mano che la band aumenta i giri e macina note, ma su cui alla fine scivoli indenne fino alla conclusione. Nessun male, nessuna ferita. Anzi si, una, le orecchie alla fine ronzano per uno sfruttamento eccessivo delle frequenze alte. Ma l’ingegnere del suono c’era in studio?

Il pensiero che il disco poggi sul mestiere e l’abitudine piùche sul desiderio ragionato di produrre qualcosa di concreto l’ho avuto a lungo, canzoni come “Natural Liberation Of Fear Through The Ritual Deception Of Death o in “The Chaining Of The Iniquitous” lo dimostrano, ma gli spunti che si colgono qua è là  dicono il contrario, appare piuttosto che la band abbia semplicemente mancato il bersaglio grosso, con la sola eccezione di “Supreme Humanism Of Megalomania”, con un disco che sembra moderno, ma suona vecchio e ritrito (alla faccia del death metal moderno di cui sopra). Anche gli espedienti sonori che dovrebbero creare l’atmosfera o il contesto (suoni tribali che trasudano schiavismo, rituali su lontane dune del deserto o addirittura la musica etnica come in “Ethno-Musicological Cannibalisms”) alla fine stanno li senza trasmettere molto.

Secondo me è un disco solo per appassionati o del genere o della band, ma non dice molto comunque.

www.nile-catacombs.net

Tracklist:
1. Enduring The Eternal Molestation Of Flame
2. The Fiends Who Come To Steal The Magick Of The Deceased
3. The Inevitable Degradation Of Flesh
4. When My Wrath Is Done
5. Slaves Of Xul
6. The Gods Who Light Up The Sky At The Gate Of Sethu
7. Natural Liberation Of Fear Through The Ritual Deception Of Death
8. Ethno-Musicological Cannibalisms
9. Tribunal Of The Dead
10. Supreme Humanism Of Megalomania
11. The Chaining Of The Iniquitous

Band:
Karl Sanders – voce, chitarra
Dallas Toler-Wade – chitarra
George Kollias – batteria

Redazione
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