Peaceville Records – Aprile 2016
Poteva sembrare un lungo letargo, il tempo trascorso dai NOVEMBRE prima di tornare sul mercato con un nuovo studio album, in realtà così non è stato vista la fattura di quest’opera. URSA, uscito per Peaceville Records, risulta infatti un imponente lavoro di Progressive Death Metal ma non solo e sarebbe molto riduttivo etichettare e ridurre tutto a tre termini… E’ un viaggio interiore e uno sguardo al mondo. E’ levitare nel cielo osservando e giudicando…
Che il volo abbia inizio. Siamo in alto, molto in alto con AUSTRALIS ,trascinati dal vento ammiriamo il mondo da una nuova prospettiva. Cori che paiono echi tra le nuvole si alternano a growl ferali.
“Goddess of the Monsoons let me fly…”
E giùin picchiata. Introdotta da un canto in stile celtico, si presenta THE ROSE, prog decadente, malinconico, struggente, una visione ancestrale. Lo sguardo và al cielo, dove anime galleggiano tra le nuvole. E la volta del progressive death di UMANA in tutta la sua tristezza. Pezzo ispirato agli scritti del filosofo apolide di origine indiana, Jiddu-Krishnamurti, è un pensiero all’uomo, al suo male,alla sua società .
“Man is still, as he was, brutal, violent, aggressive, competitive, and he has built a society along these lines…”
Ne segue EASTER, storia di morte e rinascita. Atmosfere gotiche e urla velenose che trasudano disperazione. In grande stile prende forma la titletrack URSA, ancora tanto prog, ancora tanto growl. Articolata a dovere, in modo straordinario, il cui sentimento sembra avvolgerti con braccia forti che trattengono e proteggono da tutto ciò che c’è là fuori.
“Listen, tonight you’re the one I’d rather be beside
Don’t wanna see what happens outside, please stay inside”
La mente viaggia. E ancora OCEANS OF AFTERNOONS, atmosfere ambient che si fondono nel prog ma anche suoni che mi riportano ai grandi Type O Negative di October Rust. Decisamente piùdinamica è ANNOLUCE, oscuro viaggio interiore tra esperienze, ricordi ed emozioni. AGATHAE è pura follia, nove minuti abbondanti tra una moltitudine di suoni e ritmi sempre piùacidi e deliranti. BREMEN ci riapre per un attimo gli occhi,ricordandoci ciò che realmente siamo, con le nostre malvagità e i nostri difetti. Piùsemplicemente… uomini. E pian piano riscendiamo, toccando terra. FIN è il resoconto di una vita, di esperienze, scelte fatte e conseguenze.
“I’ve seen all kind of liars,
I’ve been all kinds of misfits, for the sake of my survival”.
Addio.
Quanta classe,lavoro davvero sontuoso nei temi ,nei suoni e nella produzione. Ci sono voluti nove anni ma ne è valsa la pena.
Grandi.
Tracklist :
1. Australis
2. The Rose
3. Umana
4. Easter
5. URSA
6. Oceans of Afternoons
7. Annoluce
8.Agathae
9. Bremen
10. Fin
Band :
Carmelo Orlando – chitarra, voce
Massimiliano Pagliuso – chitarra
Valerio Di Lella – basso
David Folchitto – batteria
Comments are closed.