In occasione del release party per WIRED, secondo album dei Pleasure Palace del prossimo 21 novembre a Roma alla Stazione Birra, ho il piacere di incontrare il chitarrista e fondatore della band, Dario Bergamo, un rocker di lungo corso e amico da lungo tempo. Ecco il resoconto della nostra chiacchierata
Ciao Dario come va? Benvenuto su Long Live Rock’n’Roll. E’ la prima volta che ci incontriamo parlando dei Pleasure Palace. Sveliamo un segreto, io e te ci conosciamo da tantissimi lustri, non sveliamo da quanto tempo per evitare di rivelare le nostre età. Pleasure Palace dunque. Ci introduci la band, da quanto tempo siete insieme, una nuova formazione, e i vostri lavori di cui parleremo successivamente, e anche il nome della band.
Ciao Francesco eh beh ìi, ci conosciamo da un bel pò ed è sempre un gran piacere parlare con te di Rock’n’Roll.
I Pleasure Palace nascono di fatto nel 2022 con la pubblicazione del primo album “Under the influence”, ma l’idea di realizzare un progetto musicale con un nome per noi molto evocativo era un sogno che era lì pronto per realizzarsi da un momento all’altro. Pleasure Palace, cosa avviene in questo Palazzo ? Che tipo di piacere è celato al suo interno ? Questo ci ha sempre stimolato a liberare la fantasia musicale, che si muoveva tra sentimenti anche molto alternanti: lussuria, angoscia, speranza, divertimento, rabbia, che speriamo si ritrovino nell’ascolto delle 14 tracce.
Il primo album che ho interamente composto ed arrangiato – in cui ho suonato anche tutte le chitarre – vede Marco Palazzi alla voce, nome molto noto nel panorama rock romano, Francesco Borrelli alla batteria (Francesco ha anche prodotto i suoni del disco) e Francesco Bianchi alle tastiere. La presenza di special guest ha arricchito il progetto: Luca Loreti alla voce su “We come out at night” e “I’m coming home”; Giorgio Ferrante lead guitar su “Seven days of hope” e Fabrizio Appetito lead guitar su “I’m coming home”.
Nel 2024 esce il vostro secondo album WIRED. Bello il trailer che vedo sulle vostre pagine social. Chi ha creato il trailer? e anche la copertina?
Siamo molto orgogliosi dell’immagine della band che vogliamo proporre anche attraverso la copertina dell’album e del trailer che sono stati ideati e realizzati da Alessandro Canestrari, un video artist di livello indiscutibile. Lui nonostante non sia un “metallaro” ha colto subito l’essenza della Band e del messaggio sottostante che volevamo portare in giro nel segno di una grintosa eleganza.
La nuova release vede un cambio ed un consolidamento di formazione. Infatti il secondo album ha visto il coinvolgimento di nuovi professionisti che si sono innamorati delle canzoni tant’è che abbiamo deciso di voler dare continuità al progetto creando di fatto la band ufficiale oggi molto coesa e carica. Riccardo Rinaudo, cantante de luxe ha dato la sua voce alle 12 canzoni, alle chitarre io ed il mio amico di tante battaglie Giorgio Ferrante, ed i due fratelli Alex ed Andrea Di Nunzio degli NMG Studio, rispettivamente batteria e basso. Le parti di tastiera sono state curate da Frank Paolella.
Ci parli dell’album e delle 12 tracce che lo compongono. Tanto hard rock intriso di belle linee di voce, un melodic rock molto interessante, tanta passione e professionalità.
Quest’album a differenza del primo è stato scritto ed arrangiato in un lasso di tempo più contenuto (circa un anno) e questo si ritrova in una maggiore compattezza stilistica ed omogeneità sonora rispetto al primo. Manteniamo sempre uno spirito libero senza vincolarvi ad un genere preciso, sebbene molti brani strizzano l’occhio al melodic hard rock del Sunset Boulevard degli anni 80. Ma abbiamo anche brani stoner come “In Flames” e ballad articolate con piccole venature prog. Sicuramente la stella cometa di tutto il lavoro è la melodia, qualsiasi brano è nato intorno ad una linea melodica ben definita e non costruito intorno a riff di chitarra eseguiti senza costrutto melodico.
Anche nei testi abbiamo cercato di dare qualcosa su tematiche che toccano la nostra sensibilità: amori malati non vissuti con sincerità (“Blinded by the light” e “Rain on my Parade”), il sesso che ci guida anche in scelte per così dire… birichine (“The Devil made me do it”), le persone dimenticate dal mondo che meriterebbero degli Dei più accoglienti (“A more welcoming Gods”), la guerra vista da chi ha una posizione di forza e decide dove portare distruzione e dolore (“In Flames”), l’ipocrisia della società quando ci si trova di fronte all’ennesimo caso di violenza sulle donne (“Don’t wind him up”), passando per un ode al Rock’n’Roll che va sempre santificato (‘Praise’).
Quanto del vostro background ha inciso nella resa finale ….etc..
I componenti della band vengono davvero dalle più disparate esperienze, ma siamo tutti accomunati dalla comune passione per il rock di matrice hard con massicce dosi di melodia. Ognuno ha messo del suo meglio e, per esempio, il contributo alle linee vocali di Riccardo, ha spostato l’asse delle composizioni verso territori un po’ più AOR rispetto al primo lavoro. La cosa interessante è però la relativa “disomogeneità” complessiva che ha dato personalità al tutto, nel senso che, ad esempio, chitarre grintose e taglienti fanno da contrappunto ad una voce con maggiore AirPlay.
Ci parli dell’aspetto compositivo e realizzativo del lavoro?
I brani sono stati scritti ed arrangiati da me ma come dicevo prima hanno beneficiato del trattamento musicale da parte di tutta la band in termini di idee e soluzioni di arrangiamento.
Menzione di merito al nostro Alex che in fase di mixaggio negli NMG Studio ha dato un valore aggiunto importante ai suoni e quindi al mood complessivo.
Il 21 novembre la presentazione dell’album a Stazione Birra a Roma, ottima location. Cosa ci dobbiamo aspettare da questa serata e cosa voi vi aspettate? amici, curiosi… rock’n’roll
Stiamo preparando lo showcase per la presentazione dell’album a stampa, curiosi, amanti del rock’n’roll ed amici. Abbiamo scelto Stazione Birra perchèe è un magnifico locale con un ottimo impianto video e audio per poter dare il meglio “senza rete”, senza scuse. Cioè abbiamo puntato subito con una partenza top senza vie di mezzo. Alessandro Canestrari sta preparando immagini animate da proiettare sul mastodontico video wall del locale….
Ci aspettiamo di avere di fronte persone aperte e curiose che possano darci anche dritte per il prosieguo del nostro percorso e non solo criticoni gratuiti dell’ultima ora.
Come ogni artista, nel portare la nostra musica noi ci esponiamo rappresentando le nostre passioni al cospetto degli spettatori che hanno per questo un ruolo attivo nella vita di un artista. Ed è per questo che speriamo in una partecipazione animata ed interattiva.
Ma vorrei parlare anche del precedente lavoro ‘Under the Influence‘. Di certo differente da WIRED ma sempre con impronta Pleasure Palace.
“Under the Influence” ha seguito un percorso diverso rispetto a “Wired”. Le 14 canzoni vengono fuori da un percorso compositiva ben più lungo e, di fatto, l’album é un po’ la summa di canzoni scritte qui e lì nel tempo che sono state poi assemblate in un progetto nuovo. I brani hanno un mood più variegato proprio perché figli del tempo in cui erano stati scritti. L’album è un po’ più hard e scuro, sicuramente più malinconico in certi tratti. Anche qui grande sforzo di utilizzare i testi per dare un contributo sincero a temi che animano le vite di tutti noi.
L’impronta Pleasure Palace è sempre assicurata da quel mix di potenza e melodia che amiamo portare avanti nei nostri progetti, con venature anche qui prog ed addirittura new wave…. Cercare tra i brani per credere …
Ho notato anche un fortissimo aspetto drammatico e teatrale sia nel primo lavoro che in quest’ultimo.
Ti ringrazio per averlo notato perché l’aspetto drammatico e teatrale sono un riferimento importante per noi, ed i cantanti che hanno partecipato ai due album ne sanno qualcosa, avendo avuto sempre l’onere di rappresentare al meglio queste componenti di teatralità e drammaticità.
Ti faccio un paio di esempi: in “Burn our bodies down”, contenuta in “Under the influence” ho chiesto a Marco (ndr. Palazzi) di cantarla… con il basso ventre, mentre in “Don’t wind him up” Riccardo ha interpretato le due “facce” di un pazzo bipolare violento che alterna dolcezza e violenza nello stesso brano.
…se hai notato questo vuol dire che siamo riusciti nel nostro intento…
Bene Dario, tocca a te chiudere questa brevissima chiacchierata ed introduzione ai Pleasure Palace. Magari invitare i rocker al vostro concerto, e dare un saluto ai lettori ed amici di Long Live Rock’n’Roll, e aggiungere magari qualcosa non detto sull’album e sui Pleasure Palace…
Grazie Francesco per questa chiacchierata, invitiamo ovviamente tutti al concerto. Stiamo facendo pubblicità su vari fronti e speriamo in un risconto interessante. Un saluto speciale ai lettori di Long Live Rock’n’Roll che sono sognatori come noi e vogliono vedere il rock’n’roll trionfare sulle mode di passaggio.
Salutiamoci infatti se posso con un ultimo messaggio: Sosteniamo le band che hanno il coraggio e la forza di portare avanti le proprie idee musicali e quindi culturali, che contaminano altre culture. Solo così la musica e la società potrà evolvere, cosa che non può accadere solo con le cover band. Scusa per la franchezza ma il nostro Paese ha bisogno di ritrovare una vena creativa che oggi è ahimè “assicurata” soprattutto dalle grandi produzioni televisive come “Amici” o “X Factor” (che solo raramente tirano fuori gruppi o cantanti di qualità e personalità). Ed in questo senso grazie anche a Stazione Birra che crede nella musica originale e consente agli artisti di proporsi in modo professionale.
Ci auguriamo, dopo questo showcase, di portare i nostri brani in giro per l’Italia e passare dalle parti tue al più presto.
Grazie Dario, spero di incontrarti presto magari ad un vostro concerto… in bocca al lupo
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