Roger Waters

Roger Waters rappresenta una delle figure piùimponenti della storia della musica moderna, uno dei personaggi piùemblematici della cultura rock di sempre. Impossibile mancare a una delle sue numerose date italiane di questa primavera tra Milano e Bologna e consigliatissimo, a quelli che hanno perso la chance di partecipare a questa manciata di concerti, in previsione delle prossime performance estive di luglio a Roma capitale.

Un grande uomo e fonte di ispirazione, imponente per la sua consueta capacità  di fondere in musica la sua visione del mondo, il suo incubo quotidiano, la sua costante denuncia sociale e la sua perenne riflessione sulla inefficacia e inefficienza delle classi politiche dei nostri governi. Le sue riflessioni piùintime sul palco dell’Unipol Arena di Bologna in una calda serata di metà  primavera, le ossessioni di Waters e la sua folle esperienza musicale carica di malinconia, aspra e amara rabbia non ancora assopita… ‘Trump è un maiale’ appare scritto sul pannello che si muove a suon di musica sopra le teste del pubblico entusiasta, e non sarà  l’unico momento ‘anti-Trump’ della serata (enorme drone-maiale dimostrerà  svolazzando nella sala). Non è ancora assopita la selvaggia voglia di lottare del leone britannico, l’uomo non è cambiato nel corso degli anni e non smetterà  mai di graffiare con forza e vigore e, a quanto pare, mai si stancherà  di esortare tutti ad essere materia pensante e vivente nel rispetto e nella condivisione delle vicende umane.

Non solo un concerto, ma anche un’esperienza curata nei minimi dettali. Al centro del palazzetto un enorme spazio dedicato alle apparecchiature che dovranno controllare al secondo la perfetta sincronia di immagini, suoni e movimenti di uomini e cose. Un gioco perfetto che si concretizza con luci, video, ricordi e proiezioni provenienti dalla mente creativa di Roger Waters. Le iconografie di un tempo realizzate in rappresentazioni tridimensionali non ancora viste hanno catapultato il pubblico all’interno dell’eterno sogno musicale, a volte paranoico dell’ex Pink Floyd, rendendo le sensazioni di quel momento ancora di piùsublimi e particolari. Sonorità  stupende, pulite e degne di tale nome, effetti laser in vecchio stile ed immagini di sfondo cariche di intensità  e profondo vigore. E il prisma composto da fasci di laser e la copertina di ‘Animals’ sopra di noi…

Con Waters una band davvero straordinaria a partire dalle due coriste Jess Wolfe e Holly Laessig che durante ‘The Great Gig in the Sky‘ hanno ipnotizzato il pubblico conducendolo per mano in un percorso onirico ammaliante e di profonda espressione; Jonathan Wilson chitarrista e cantante, al quale sono state affidate le linee melodiche nei brani che un tempo erano cantati da David (David Gilmour, ndr – come Waters ci dice); Dave Kilminster alla chitarra solista, davvero bravo ed intenso anche lui; Gus Seyffert alla chitarra e al basso quando Waters era alla chitarra o solo alla voce; Bo Koster e Jon Carin alle tastiere; Ian Ritchie al sassofono, l’amico di lunga data nella presentazione di Waters e Joey Waronker alla batteria. Un grande gruppo di incredibile spessore e personalità  che ha aiutato Roger Waters a rendere ancora piùimmenso uno show come pochi se ne sono visti finora grazie all’accuratezza dei dettagli, professionalità  e infinito talento del principale protagonista, ma anche grazie ad un immenso cuore, classe e indomita passione di un tassello imprescindibile della nostra storia contemporanea.

I brani scelti per la scaletta bolognese ovviamente si differenziano leggermente rispetto a quelle canadesi, ma ricalcano la base portante di tutti gli show che l’ex bassista dei Pink Floyd sta portando per il mondo. Brani ricchi di intensità  e dedicati a tutti i gusti e alle varie preferenze. Il brivido emozionale è costante dall’inizio alla fine e alla fine i volti tra il pubblico manifestano una soddisfazione piùche giustificata. Divertente vedere sul palco alcuni ragazzi del Coro dell’Antoniano di Bologna in tutta arancione e cappuccio nero (come i prigionieri politici di Guantanamo), che, una volta privati di copricapo, intonano il coro di ‘Another Brick in the Wall‘ e poi, una volta svestiti completamente dalla tutta di color arancio, mettono in  mostra una t-shirt nera su cui campeggia la parola ‘RESIST’. Capolavoro!!! Capolavoro che ha fatto ritornare in mente a molti presenti il senso della vita, che la stessa vita ha fatto assopire per lunghi momenti!

Concerto 10 e lode!

Set 1:

Speak to Me (Pink Floyd) – Breathe (Pink Floyd) – One of These Days (Pink Floyd) – Time (Pink Floyd) – Breathe (Reprise) (Pink Floyd) – The Great Gig in the Sky (Pink Floyd) – Welcome to the Machine (Pink Floyd) – Déjà  Vu – The Last Refugee – Smell the Roses – Wish You Were Here (Pink Floyd) – The Happiest Days of Our Lives (Pink Floyd) – Another Brick in the Wall Part 2 / Another Brick in the Wall Part 3 (Pink Floyd)

Set 2:

Dogs (Pink Floyd) – Pigs (Three Different Ones) (Pink Floyd) – Money (Pink Floyd) – Us and Them (Pink Floyd) – Picture That – Brain Damage (Pink Floyd) – Eclipse

(Pink Floyd)

Encore:

Wait for Her – Oceans Apart – Part of Me Died – Comfortably Numb (Pink Floyd )

 

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Born to Lose, Live to Win | Rock'n'Roll is my life, so... long live rock'n'roll !!!

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