Comunicato stampa:
Ryley Walker è considerato uno dei nomi di punta del cantautorato americano contemporaneo. Originario dell’Illinois ma musicalmente cresciuto a Chicago, sa “suonare l’America” e, nonostante vengano fatti continuamente (e facilmente) parallelismi con i piùgrandi mostri sacri della tradizione musicale a stelle e strisce (ricordiamo tra tutti John Martyn, Nick Drake, Tim Buckley, Van Morrison, Bert Jansch), non è possibile ascoltare un solo brano senza individuare almeno due o tre generi, influenze o suggestioni che vanno a fondersi meravigliosamente tra loro. La ricercatezza compositiva di Ryley Walker viene spesso (e frettolosamente) descritta come “cantautorato folk-rock” di derivazione anni ’70 e ’80, ma a un ascolto piùattento ed erudito non sfuggirà la presenza di elementi free jazz, blues e country, l’onnipresente psichedelia e, specialmente se oltre agli album consideriamo la dimensione del live e la pregevole componente di improvvisazione, a testimonianza del gran numero di influenze stilistiche difficili da separare.
Il 12 settembre ha annunciato l’uscita di un nuovo disco scritto a quattro mani con il batterista jazz Charles Rumback e intitolato “Little Common Twist”. Uscirà il prossimo 8 novembre per Thrill Jockey e anticipato dal singolo “Half Joking”.
Cresciuto sulle rive del vecchio fiume Rock nel nord dell’Illinois, Ryley ha avuto un’adolescenza tranquilla prima di trasferirsi a Chicago nel 2007 per iscriversi al college. Qui inizia a frequentare con assiduità la scena dei club locali, confrontandosi con il lascito del post-rock e le piùnerborute e decadenti manifestazioni noise. Nel 2011, poco piùche ventenne, Ryley si insinua adeguatamente nella tradizione del fingerpicking, osservando con dedizione la dottrina dei vari John Fahey, Robbie Basho e Leo Kottke e pubblicando su nastro il suo primo EP “The Evidence of Things Unseen”. Lo scenario sarebbe presto cambiato negli anni a venire, quando il gusto anglofono avrebbe preso il sopravvento, spostando l’asse degli interessi sul folk inglese, e avvicinandolo allo stile di Bert Jansch e John Renbourn. Nel 2014 Ryley pubblica “All Kinds Of You” per Tompkins Square, un album che ne rivela il talento e che attira su di lui una grande attenzione, permettendogli di intraprendere un lungo tour e comparire nei credits di diversi dischi. Nell’autunno di quell’anno firma con la Dead Ocean con la quale pubblicherà tutti i suoi album successivi a partire da “Primrose Green” del 2015 che lo conferma definitivamente come una delle stelle piùlucenti del cantautorato statunitense. Al termine del tour di Primrose Green, durato circa un anno, torna a Chicago per iniziare la stesura del suo terzo album “Golden Sings That Have Been Sung”, pubblicato nell’agosto del 2016. Ispirato in parte proprio alla “città del vento” e in parte a band locali leggendarie come i Tortoise e i Gastr del Sol, segna un’ulteriore evoluzione a livello compositivo. Nel frattempo si intensifica la collaborazione con il chitarrista jazz Bill Mackay con il quale pubblicherà due album: “Land of Plenty” e “SpiderBeetleBee”. Nel 2018 pubblica “Deafman Glance” il suo quarto album co-prodotto da Leroy Bach a cui seguì “The Lillywhite Sessions” in cui reinterpreta in trio il famoso bootleg album della Dave Matthews Band.
A settembre, con la pubblicazione del brano “Half Joking”, annuncia l’uscita di un nuovo album con il batterista jazz Charles Rumback e seguito da un tour europeo in acustico, “An Evening With Ryley Walker” che farà tre tappe in Italia a febbraio.
6 febbraio 2020 – Ravenna – Bronson
Prevendite 12€ + d.p. – www.vivaticket.it
Biglietto al botteghino 15€
Inizio concerto: 21:00Info: www.bronsonproduzioni.it
7 febbraio 2020 – Montecosaro (AP) – Teatro delle Logge
Prevendite 15€ + d.p. – www.vivaticket.it
Info: www.facebook.com/
teatrodellelogge
8 febbraio 2020 – Milano – Germi
Prevendite 12€ + d.p. – www.ticketone.it
Biglietto al botteghino 15€ + d.p.Biglietti in vendita a partire da venerdì 18 ottobre 2019 alle ore 10:00 sui circuiti Vivaticket e Ticketone.
1 Comment
Mi piacerebbe vedere la faccia che avrebbero fatto John Martyn, Nick Drake e Bert Jansch leggendo di far parte della “tradizione musicale a stelle e strisce”. ahahahhahaha