Lo Slam Dunk arriva in Italia. Dopo il pre-show (qui foto e setlist) di giovedì 1 giugno 2023 capitanato dai Sum 41 che ha riscaldato la sabbia di Igea Marina, ieri venerdì 2 giugno si è concluso il Day 1. Una rassegna di 12 band che si alternano dal main stage al Beky Bay facendoci correre da un palco all’altro per non perderne neanche una.

 

Erezione Continua

Rompono il ghiaccio un gruppo di parmensi dal nome irriverente, che fa pensare a quattro sbarbini in piena pubertà arrivati direttamente dal garage di papà. Audaci sfidano un pit ancora mezzo vuoto, ma già molto carico, con dei riff accesi, un frontman credibile e tanta grinta.

 

Destroy Boys

Compare sul main stage un ensemble femminile californiana di soggetti piuttosto eccentrici. Le Destroy Boys, sul palco come in studio, mischiano vari sottogeneri del punk creando una performance dinamica ed esplosiva. Alexia Roditis, frontwoman dalla chioma mezza platino e mezza mora, percorre il palco riempiendo le strofe con un parlato velocissimo, in un saliscendi di toni che tocca lo scream. Non mancano i chorus più conosciuti e ballati e la cover di “Drain you” dei Nirvana.

 

Veneregommosa

Insieme agli Erezione Continua vincono il contest di band emergenti per lo Slam Dunk. Anche loro ci riportano alle vibes 90ies e gommose del punk-rock adolescenziale. Da Arezzo alla costa orientale per divertirsi da pazzi come ragazzini.

 

The Bronx

Si aggiungono alla quota californiana del festival i The Bronx, band hardcore punk che ha creato più circle ring fra le band della prima metà della giornata. Veterani accompagnatori degli headliner Rancid, si distinguono per la potenza del loro sound e per i lunghi fraseggi screammati.

 

Charlotte Sands

Una nota fresca, dolce e pop nella polvere sollevata in questo Slam. La chioma blu di Charlotte calca il palco del Beky Bay trasudando forza e sensualità al tempo stesso. Ormai affezionata all’Italia dopo aver aperto i PVRIS a febbraio a Milano, si esibisce come un’artista pop punk affermata e sembrano lontanissimi i giorni in cui produceva in cameretta i suoi pezzi durante il lockdown.

 

Less Than Jake

Senz’altro il gruppo che mi è rimasto più impresso della line up. Dall’aspetto e dalla scenografia esilarante, i Less Than Jake sorprendono nella loro capacità di unire ska e pop-punk in una performance caotica, ma che funziona davvero. Emerge tutta la loro esperienza trentennale nel dominare il palco e non sfugge la cura nelle scelte melodiche e nelle armonizzazioni. Il risultato è l’atmosfera ideale per un festival estivo.

 

Rumatera

Si uniscono alla rassegna anche i tosi veneti Rumatera, che con goliardici dialettismi e un uso dissacrante dei luoghi comuni d’oltre Po, portano un punk-rock esilarante con quel pizzico di aria da sagra rockettara che ancora mancava al Beky Bay.

 

Anti-Flag

Nel main stage direttamente da Pittsburgh gli Anti-Flag portano allo slam un po’ del loro punk anticapitalistico. Escono a gennaio di quest’anno con il loro ultimo album “The Lies They Tell Our Children”, dal concept impegnato di protesta contro l’attuale filosofia del mondo occidentale che, oltre al consumismo e all’estetica, non sembra trasmettere altri valori alle nuove generazioni. Dal vivo arriva la rabbia e l’energia di ragazzi che vogliono svegliare gli animi attraverso un punk-rock grezzo ma efficace.

 

Punk Rock Factory

Quando mi sposto per l’ennesima volta nella spiaggia del Beky Bay e sento “Let it go” dal cartone animato Frozen in chiave punkettona mi chiedo se si tratti di un interludio scherzoso di una band di giovinastri. Invece poi arrivano anche una canzone di Oceania e la sigla dei Pokemon. Allora capisco che quello dei Punk Rock Factory è il punk festaiolo per bimbi cresciuti e la folla attorno a me apprezza molto più di quello che vi aspettate.

 

Frank Turner & The Sleeping Souls

Abbottonati, incamiciati e educati, Frank Turner & The Sleeping Souls conferiscono al festival una sfumatura più chill e polite. Frank Turner, imbracciando il suo strumento, dichiara che la sua è effettivamente una chitarra acustica come sembra e non ha paura di usarla per fare del punk rock. Forse non c’era bisogno di difendersi con una tale premessa, perché fra momenti folk, altri pop e un pizzico di humor inglese, la band britannica conquista la simpatia dello Slam che li saluta benevolmente.

 

Bowling For Soup

Fra i più amati e attesi della giornata, i texani Bowling For Soup fanno saltare tutto il Beky Bay sulle note delle iconiche “1985” e “High School Never Ends”. Fra coretti nostalgici e battiti di mani, anche dopo quasi trent’anni dal self-titled album di debutto, la band americana regala una fra le esibizioni più emozionanti e coinvolgenti del festival e inizia ad entrarci in testa il concetto che il punk-rock non sia effettivamente solo per adolescenti.

 

Rancid

Al momento degli headliner, si è raccolto un mare di gente davanti al main stage e alla prima schitarrata di Tim Armstrong si alza il boato di un fandom numeroso. Coincidenza vuole che in questo stesso giorno esca il loro ultimo lavoro “Tomorrow Never Comes” dopo sei anni dal precedente “Trouble Maker”. I Rancid ci hanno ricordato in quasi tre quarti d’ora abbondanti di esibizione perché abbia avuto tanta fortuna e seguito il loro rock proletario. Fra influenze reggae, ska, pop-piratesco e strutture a volte ripetitive, dal vivo non si può non riconoscere la forza performativa di una band ormai iconica.

setlist
1. Tomorrow Never Comes
2. Roots Radicals
3. Radio
4. Maxwell Murder
5. The 11th Hour
6. Journey to the End of the East Bay
7. Dead Bodies
8. Black & Blue
9. East Bay Night
10. Side Kick
11. Salvation
12. Bloodclot
13. Ghost of a Chance
14. Gunshot
15. Listed M.I.A.
16. I Wanna Riot
17. Old Friend
18. Hoover Street
19. Rejected
20. St. Mary
21. Olympia WA.
22. The Wars End
23. Something in the World Today
24. Fall Back Down
25. Tenderloin
26. Time Bomb
27. Ruby Soho

 

Foto di Ilaria Maiorino
Testo di Lucia Rosso

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