Mercoledì 12 giugno 2024: insolitamente press, per una volta, mi accingo ad attraversare l’ormai consueto diluvio serale milanese, per entrare con ampio anticipo al Live Music Club di Trezzo sull’Adda.

L’apertura dei cancelli era prevista per le 19.00 (ma c’era gente in coda già dalle 17.30), ed alle 19.15 sono lì, per vedere bene il (costosissimo) merch, da vera boomer.
Con stupore, vedo che le prime file sono già tutte occupate. Niente plettri stasera, quindi … anche perché, poco dopo, dovrò spostarmi sulla balconata, onde evitare di essere trascinata nel pogo.

Quella degli Slaughter to Prevail è oggettivamente stata una delle date per me più attese di questo 2024, curiosa di sentire come la macchina da guerra di Alex “The Terrible” rendesse finalmente dal vivo.

Siamo ad uno show deathcore, niente fonzoli, dunque: un palco piuttosto spoglio, ed un gruppo di apertura che per gli appassionati del genere non ha bisogno di presentazioni, gli Ingested.

INGESTED

Già visti di spalla lo scorso novembre all’Alcatraz con gli spettacolari Lorna Shore, gli Ingested, seppur non particolarmente numerosi sul palco, infiammano il pubblico già dalle prime note. Strumentalmente forse meno “groovy” degli headliner, i britannici picchiano duro, con un death metal moderno, ma al contempo più canonico rispetto a quello dei loro compagni di tour.
Jason Evans, seppur sintetico nelle sue movenze sul palco, è potente, graffiante, ed orchestra il pubblico alla perfezione: mosh pit, circle pit, ed un discreto numero di crowd surfers fanno presagire una serata che non si dimenticherà facilmente. Fulcro della setlist, non molto lunga, in verità (e purtroppo, mi viene da aggiungere) è il loro ultimo album “The Tide of Death and Fractured Dreams“,  cui si aggiungono alcuni brani tratti da precedenti lavori.
Riscontro di pubblico ottimo, per una band che accontenta sia i fan del death metal, che i più moderni amanti del deathcore.

SLAUGHTER TO PREVAIL 

Terminata la performance degli Ingested,  ci “godiamo” un breve intervallo di musica disco/rave, che anticipa l’intro vera e propria del concerto: “Cherny Voron” , la canzone popolare russa sulle cui note salgano sul palco i veri protagonisti della serata, gli Slaughter to Prevail.

Per la loro prima volta in Italia, gli Slaughter to Prevail varcano la soglia del Live Club completamente mascherati (ricordiamo, per chi non lo sapesse, che le maschere sono state disegnate dallo stesso Jack Simmons, chitarrista della band, proprio per dare un ulteriore risalto, visivo in questo caso, al sound violento ed aggressivo del gruppo), accompagnati da un boato del pubblico, in trepidante attesa da ore.

La serata si apre col botto, o meglio, con “Bonebreaker“, pezzo forte del maestoso album “Kostolom“. Alex canta con la maschera sul volto per tutto il tempo, ed il suono, ahimè, ne risente parecchio, tanto che sulle prime risulta difficile capire quale sia il suo vero potenziale vocale .

Tuttavia, i dubbi vengono immediatamente dissipati da “Demolisher” e “Baba Yaga” , altri due grandi classici che consentono di quantificare realmente la potenza del profondissimo suono gutturale di Alex. Forse non perfetto sul cantato più “pulito”, Alex non delude le aspettative di chi, come me, si aspettava di capire se la sua abilità vocale corrispondesse davvero a realtà.

Da menzionare il groove quasi ipnotico della combo chitarre + basso, ed il magistrale lavoro di Evgeniy Novikov alla batteria, che sebbene sia piuttosto in fondo al palco (io stessa dalla balconata non lo vedo perfettamente) scandisce le tempistiche con violenza e precisone assoluta. A mio parere uno tra i migliori batteristi deathcore, dopo Austin Archey dei Lorna Shore.

La conferma di essere di fronte ad una vera “bestia da palcoscenico” arriva con l’attesissima “Viking“, in cui Alex lancia un grow senza microfono, facendosi sentire in tutta la sala.

Tra un’ovazione e l’altra, ed un Live Club insolitamente movimentato (mosh pit, circle pit, onde umane di ogni genere, oltre che persone volanti prontamente recuprate dalla security) la setlist prosegue con altri brani, tra cui il recentissimo “Conflict“, che pare fare un’ottima presa sul pubblico.

Dopo una breve pausa, ed un’intro piuttosto lunga, siamo finalmente arrivati al momento topico della serata:

“Leadies and gentlemen, you’re listening to Alex the Terrible …”

Su “Bratva” (il mio pezzo preferito, non si era capito), Alex splitta il pubblico in due, con l’intento di far partire un selvaggio wall of death.
Nonostante sin qui la performance della band sia stata carica di un’energia atomica ed accompagnata da un’ottima presenza scenica, succede ciò che a volte capita: nel wall of death un ragazzo finisce a terra. Intorno a lui tutti alzano le mani facendo segno ad Alex di stoppare il brano, mentre la security corre prontamente tra la folla. La band interrompe immediatamente il concerto, lasciando il tempo alla security di recuperate la persona che neccessita di assistenza, e dopo essersi accertata che tutti stiano bene, riprende il brano da capo. Tanto di cappello dunque, per questa scena da veri “brothers of metal”, che fa capire come la musica unisca sempre, nonostante tutto.

Dopo il dovuto putiferio su “Bratva“, c’è ancora spazio per la più introspettiva “1984” (con relativo assolo, forse uno dei pochi della serata) e per la nuovissima “Kid of Darkenss“, cui segue un genuino “momento tamarrata” che vede l’esecuzione di “Du Hast” dei Rammstein, ultimo pezzo prima dell’encore con “I Killed a Man“, brano durante il quale Alex si complimenta con il pubblico per l’ottima forma fisica dimostrata durante il concerto.

In effetti, tutti hanno cantato, ballato, pogato per quasi un’ora e mezza, al termine della quale, dopo aver ringraziato il pubblico e raccolto la bandiera italiana lanciata sul palco, la band si mette in posa per una bella foto di gruppo (Evgeniy scende dalla sua postazione in ciabatte, quasi avesse pulito casa fino a mezz’ora prima, anziché devastare il Live Club con i suoi blast beats).

Possiamo dire di aver lasciato un Alex visivamente commosso per l’affetto del pubblico (perché sì, in fondo in fondo, non è così cattivo come sembra) e di aver assistito ad un gran bel concerto.

Speriamo di rivederli alla prossima dunque, magari ad un festival, magari con i Lorna Shore.

Setlist:

  1. Bonebreaker
  2. Baba Yaga
  3. Demolisher
  4. Viking
  5. Agony
  6. Conflict
  7. Hell
  8. Bratva
  9. 1984
  10. Kid of Darkness
  11. Du Hast (Rammstein cover)
  12. I Killed a Man (encore)

Si ringrazia MC2 LIVE.

La Dame B.
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