Un violento temporale ha lasciato spazio a un timido sole e, così, Ferrara ha accolto i quasi 18.000 fan accorsi per l’unica data italiana degli Slipknot ieri, 17 giugno 2025, in Piazza Ariostea, per l’apertura del Ferrara Summer Festival. I cancelli – due soli varchi su corso Porta Mare e via Palestro – hanno fatto registrare code fin dal mattino. Una volta dentro, i fan hanno dovuto dire addio a panini e bottigliette portate da casa e affrontare listini da 15 € per un panino e 3 € per mezzo litro d’acqua. Scelta obbligata, visto che nell’area – seppur spaziosa e dotata di panche in muratura nelle tribune rialzate, la piazza non sembra la più adatta a gestire un afflusso così massiccio – l’unica altra opzione era rimanere a digiuno. Un peccato se si pensa che, al Knotfest Italy di Bologna 2023, l’acqua veniva distribuita gratuitamente agli oltre 15.000 presenti, o che il Castello Scaligero di Villafranca (2022) aveva offerto un contesto ben più adeguato, pur fra code interminabili agli ingressi.

Prezzi, location e (in)capacità tutta italiana

Ferrara non è l’unica città ad arrancare: mancano infrastrutture, servizi e soprattutto una rassegna metal di peso: il Gods Of Metal è ormai un ricordo, e non aveva mai saputo offrire una location eccellente, a parte lo stadio di Monza, mentre all’estero festival come Hellfest, Wacken, Graspop e Nova Rock continuano a espandersi e a offrire comfort (acqua gratuita, campeggi ombreggiati, trasporti dedicati) a prezzi paragonabili se non inferiori ai nostri. Finché gli organizzatori italiani non investiranno in strutture adeguate e le amministrazioni locali non useranno aree concepite per eventi di massa, ci ritroveremo a discutere più di bagni chimici e file ai token (per fortuna qui non presenti) che di musica.

Soft Play e Motionless In White: Un Antipasto Agrodolce

Alle 18:15 l’evento ha preso ufficialmente il via con la prima band d’apertura, i Soft Play. Il gruppo britannico, già visti al Firenze Rocks, ha iniziato a scaldare la piazza con il loro “high energy queer punk”, come si sono definiti, mostrando una buona dose di energia sul palco.

A seguire, i Motionless In White, seconda band in scaletta, hanno portato il loro metalcore dalle tinte industrial gothic. Nonostante non abbiano ricevuto un’accoglienza calorosa da parte di tutto il pubblico, il gruppo di Chris Motionless si conferma una delle realtà più interessanti e in crescita degli ultimi anni. La loro musica, più pesante di quella di Marilyn Manson a cui vengono, ahimè, accostati, è un mix di spavalderia glam rock e industrial gothic, La loro discografia, sebbene estesa per quasi due decenni, ha visto la scaletta incentrarsi principalmente sul loro ultimo album, Scoring The End Of The World. Brani come “Meltdown”, “Sign of Life” e “Scoring the End of the World” sono stati eseguiti con notevole precisione, affiancati da pezzi tratti dai due album precedenti.

Motionless In White Setlist:

  1. Disguise
  2. Necessary Evil
  3. Thoughts & Prayers
  4. Masterpiece
  5. Sign of Life
  6. Slaughterhouse
  7. Meltdown
  8. Scoring the End of the World
  9. Soft
  10. Eternally Yours

 

Gli Slipknot e le Note Stonate

Un pubblico eterogeneo ha riempito la piazza, dai più giovani, alcuni nati anche dopo la genesi degli Slipknot, ai fan che seguono il gruppo sin dagli esordi, accompagnati da bambini piccoli e persino neonati.

Alle 21:35 le luci dell’imponente palco di Piazza Ariostea si sono accese per dare il via all’attesissimo concerto degli Slipknot. Sulle note di “(sic)”, brano tratto dal loro primo disco omonimo, le casse hanno fatto vibrare i 18.000 cuori presenti. La band si è mostrata perfetta fin dall’inizio, con Corey Taylor coinvolgente come sempre. Si è partiti alla grande con le classiche “(sic)” e “People = Shit“, seguite da “Gematria (The Killing Name)” dall’album All Hope Is Gone e l’inno “Wait and Bleed“.

Tuttavia, anche qui, sono emersi commenti negativi, in particolare per l’audio, giudicato basso e impastato nel Golden Circle (al prezzo di 104 euro), dove spesso non si riuscivano a distinguere bene le chitarre di Mick Thomson e Jim Root. Fortunatamente, in fondo alla piazza il volume migliorava, permettendo di apprezzare in tutta la sua maestosità la batteria del neo arrivato Eloy Casagrande, ex Sepultura, che ha saputo ricreare alla perfezione le parti del compianto Joey Jordison


La Musica Non Si Ferma: Una Parentesi Ferrarese

È doveroso fare un inciso sulle polemiche che hanno preceduto questo Ferrara Summer Festival. Recentemente, la città è stata scossa da minacce dirette al sindaco Alan Fabbri e alla sua famiglia, recapitate tramite una lettera anonima che recitava: “Faremo molto male a te e alla tua famiglia se questa estate sentiremo suonare di sera o di notte anche solo una chitarra qui in Darsena, in piazza Trento Trieste e in piazza Ariostea”. Un gesto vile e inaccettabile, al quale la comunità ferrarese ha risposto con un flash mob in Darsena, dove oltre trenta musicisti si sono riuniti per suonare insieme, riaffermando il valore della musica come strumento di coesione sociale. Un messaggio forte, che sottolinea come la musica non debba fermarsi di fronte a intimidazioni e violenze.


Assente Shawn “Clown” Crahan per motivi familiari, Taylor chiede “un applauso fragoroso per il nostro fratello che stasera non c’è”, alternando ringraziamenti in un italiano colorito (solita “bestemmia” inclusa). Ciò porta a una riflessione, quasi sarcastica, sull’attuale formazione degli Slipknot: a 25 anni dalla nascita, il nucleo originale è sempre più ridotto. Con la tragica scomparsa di Joey Jordison e Paul Gray, della formazione ormai considerata storica sono rimasti solo Corey Taylor, Mick Thomson, Jim Root, Sid Wilson e Shawn “Clown” Crahan, il quale peraltro era assente in questa data. Nonostante ciò, la band continua a portare avanti la sua musica, anche con nuovi innesti come Eloy Casagrande, dimostrando una resilienza notevole, seppur con un velo di nostalgia per i tempi andati.

Il concerto è poi continuato con brani più recenti come “Nero Forte” e “Yen“, che hanno concesso, si fa per dire, una breve tregua al pubblico che aveva pogato senza sosta per i primi 20 minuti. Si è ripartiti alla grande con “Psychosocial” e “The Heretic Anthem“, seguite da “The Devil in I“, “Unsainted” e la più acclamata della serata, “Duality“.

Il concerto si è purtroppo concluso in modo troppo breve, con una setlist identica a quella dei festival che hanno preceduto questa esibizione, senza fiamme o fuochi d’artificio, ma con le classiche “Spit It Out” e “Surfacing“, e in chiusura “Scissors“. Quest’ultima è stata suonata l’anno scorso per la prima volta dopo 24 anni (l’ultima esibizione risaliva al 2000) e ha un significato speciale per Corey Taylor, che nel 2020 l’aveva definita la sua traccia preferita degli Slipknot per la sua parte improvvisata che permette alla band di esplorare nuove forme e idee dal vivo.

Slipknot Setlist:

  1. (sic)
  2. People = Shit
  3. Gematria (The Killing Name)
  4. Wait and Bleed
  5. Nero Forte
  6. Yen
  7. Psychosocial
  8. Tattered & Torn (Sid Wilson remix)
  9. The Heretic Anthem
  10. The Devil in I
  11. Unsainted
  12. Duality
  13. Spit It Out
  14. Surfacing
  15. Scissors

In conclusione, un concerto che ha lasciato sensazioni contrastanti: l’energia degli Slipknot è innegabile, ma l’organizzazione generale e la venue hanno mostrato alcune criticità. Gli Slipknot hanno confermato di saper incendiare qualunque palco – il problema, semmai, è il palco stesso. Resta la speranza che in futuro l’Italia possa offrire palcoscenici all’altezza di eventi di questa portata, garantendo un’esperienza completa e soddisfacente per tutti i fan. 

 

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