Mancano poche ore al lancio di Armaheaven il nuovo album degli Smash Into Pieces.
La band svedese si è formata nel 2008 e in questi quasi 20 anni di attività non ha mai smesso di cambiare sound e pelle rispondendo a un’unica esigenza: esprimersi.
Forse questi quattro ragazzi arrivano davvero da un universo parallelo, da uno di quei mondi anti-utopici che descrivono nei loro testi e che altro poi non sono se non un’esagerazione del nostro quotidiano. Il continuo aggiungere o togliere pesantezza ai suoni, il ricorrere a generi apparentemente opposti come l’hardcore e il pop aiutandosi con l’elettronica sono scelte che la band attua non certo per accontentare il mercato, ma per sostenere le visioni che condividono coi fan album dopo album.
Ci sono sicuramente altri mondi lí fuori e tanti altri ne esistono nell’animo umano. Ciascuno di questi merita di essere indagato e gli Smash Into Pieces diventano dei Ciceroni capaci non solo di raccontare, ma anche di far provare al pubblico delle realtà parallele e alternative presentandoci brani sempre a metà tra confessioni e colonne sonore.
Dove ci porteranno con il nuovo album, Armaheaven, in uscita a mezzanotte abbiamo provato a scoprirlo quando li abbiamo incontrati a Milano lo scorso 18 Settembre.

Isabel: Stasera suonerete al Legend Club a Milano, per questa unica data italiana… Siete pronti?
Chris Adam: Lo siamo!
Per Bergquist: Purtroppo il tour bus si è rotto in Portogallo e non siamo riusciti a ripararlo per tempo… Un po’ di problemi insomma, ma fa tutto parte del pacchetto “Old School Rock’N’Roll”, quindi: Long Live Rock’N’Roll e siamo pronti!
Isabel: Cavolo, mi spiace! Buono che siate riusciti a recuperare in qualche modo, però! A parte questa disavventura che ricordi avete dell’ultima volta che avete suonato in Italia?
Adam: Ricordo che ho passato una notte molto romantica con la mia ragazza!
Isabel: Oh, wow! Sempre a Milano o eravate in un’altra città?
Adam: Milano! Era con noi in tour un paio di anni fa e conservo un ricordo molto bello di quella sera!
Per: Anche io ho un buon ricordo dell’Italia! Soprattutto del pubblico italiano, della sua energia!
Isabel: Amiamo fare festa e ci troverete sempre pronti! (ridiamo) Dunque… Ho ascoltato una preview del nuovo album in uscita e che dire? Come sempre il pubblico dovrà aspettarsi tanta sperimentazione e mix di suoni. Quest’ultima cosa è ciò che vi caratterizza maggiormente. Siete in grado di unire suoni più duri come metal e hardcore al rock più classico, al country. In pratica si può dire che siate tutto! Non avete mai temuto che questa eterogeneità vi portasse a essere fraintesi e poco etichettabili agli occhi del mercato musicale?
Per: Abbiamo sempre composto musica per noi stessi, quindi non abbiamo mai temuto il giudizio esterno. Credo che il segreto sia in ogni caso quello di essere fan di te stesso e questo farà in modo che gli altri ti percepiscano di conseguenza. Cerchiamo di fare quello che riteniamo giusto… giusto per noi! Evitando di preoccuparci troppo degli altri.
Isabel: Nei vostri testi troviamo spesso mondi distopici abitati da esseri umani che vengono costantemente messi alla prova dalle loro emozioni. Che nuova sfida ci aspetta nel nuovo album?
Per: Se Arcadia è stato un mondo a parte, iniziato come un Arcade Game anni 80 con sintetizzatori e tutto il suo contesto sonoro, con Armaheaven vogliamo rendere questo viaggio più concreto e portarlo nel futuro. In questo futuro l’AI è dominante, l’evoluzione tecnologica ha subito un’accelerazione pazzesca e gli esseri umani sono quasi… dei dinosauri. Il concept dell’album è quindi incentrato sul futuro e sulla natura umana, quella stessa natura che a volte ci fa tenere tra le mani qualcosa di bellissimo e ci spinge a stringerlo finché non lo rompiamo.
Isabel: Cosa vi spaventa di più dell’Intelligenza Artificiale?
Per: La mia personale paura è che presto o tardi questa inizi a prendere delle decisioni autonome. Abbiamo creato questo sistema con la speranza che ci aiutasse ad arrivare dal punto A al punto B, ma non ci vedo preparati a controllarla. Può essere un mezzo utilissimo, forse potremmo davvero affrontare dei viaggi nello spazio con l’AI, perché potrebbe essere in grado di provvedere a tutto ciò di cui un essere umano ha bisogno, ma nelle mani sbagliate o portata a uno sviluppo eccessivo… Non so. Non mi fa sentire sicuro.
Isabel: Continuando a parlare di tecnologia, internet e social media, non vorrei fare spoiler ma ascoltando i nuovi brani c’è stato un verso che ha attirato la mia attenzione “I just love being wrong and I don’t care”. E’ una frase semplice, lo so ma mi ha acceso una lampadina e ho pensato subito quanto sia vero se pensiamo a tutti quegli influencer che online promuovono comportamenti negativi producendo anche un engagement elevato.
Per: Penso che la ragione per cui vediamo sempre più esempi di questo tipo sia perché è molto più semplice reagire di fronte a qualcosa che ti spaventa o che ti inorridisce o che odi.
Adam: Bisogna approcciarsi ai social con buon senso e qualche filtro. Forse basterebbe prendersi un paio di secondi in più, leggere tutto prima di lasciare commenti non necessari che alimentano questo lato oscuro di internet…
Per: A volte mi chiedo anche quale possa essere il prossimo step di questa assurdità e come si potrebbe intervenire per cambiare le cose.
Isabella: Anche perché ogni giorno sembra circolino contenuti sempre più… grotteschi? Mentre chi cerca di condividere contenuti positivi e intelligenti non ha lo stesso impatto sul pubblico.
Per: Esatto! Il bello e il positivo sembrano non funzionare. Tutto perché è risaputo che “le bugie si diffondono più velocemente della verità”. È più facile cedere alle bugie e assencondare questi modelli, perché sono una scorciatoia verso il successo. Fortunatamente se si osserva il mondo con attenzione ci si accorge che c’è ancora chi resiste e diffonde valore.

Isabella: Pensate di essere pronti per ciò che verrà? Nelle vostre vite professionali ma anche nelle vostre vite private?
Per e Adam: (ridono) Questa è una buona domanda!
Adam: Intendi in relazione al nuovo album e a cosa può portarci?
Isabella: Si! Cosa pensate che arriverà da questo nuovo album e cosa porterà sia nelle vostre carriere che nelle vostre vite private?
Adam: È difficile trovare un equilibrio. Da un lato fai ciò che ami, dall’altro hai creato questo mostro in stile Frankenstein che va alimentato sia dal punto di vista creativo che dal punto di vista degli spettacoli live. Se paragono quest’ultimo anno coi due anni precedenti dove abbiamo viaggiato circa…250 giorni su 365, quest’anno abbiamo fatto il 40% di show in meno ed è stato più gestibile. Ho 2 bambini e una “futura moglie” ed è una lotta. Ho provato a tenerli con me il più possibile ma è difficile a volte. Allo stesso tempo ami tutto questo viaggiare per il mondo, incontrare i fan, lasciare che ti raccontino le loro esperienze mentre sei al merch… Questo e stare sul palco sono le due cose che ti permettono di andare avanti. Abbiamo una crew fantastica che ci segue ormai da quasi 20 anni, da quando siamo diventati un gruppo. Ci sono momenti sì e momenti no come per tutti nella vita, ma al momento ti direi che è tutto bellissimo.
Isabella: E sono passati 20 anni…
Per: 17 anni per esattezza e sono solo 5 anni che abbiamo iniziato a guadagnare da questo progetto. Ne abbiamo passati quasi 13 ormai a rimetterci e suonare in ogni buco (ridiamo) possibile! Abbiamo lottato e ci siamo impegnati tanto. Alla fine abbiamo fatto ciò che amavamo e in cui credevamo, quindi direi che siamo pronti a qualunque evenienza! (Ridiamo)
Isabella: Se doveste mai svegliarvi da questa realtà fantastica che è la musica che aspetto positivo portereste con voi?
Per: Probabilmente tutto tranne stare seduti su un tour bus! (Ridiamo) Che praticamente è il 70% della vita in tour. Ma sono comunque riuscito a collegarmi con un laptop e giocare a qualche videogame per perdere tempo, quindi… Bene così!
Adam: Penso che la cosa migliore di tutto questo sia che abbiamo avuto la possibilità di fare qualcosa che veramente amiamo.
Per: E abbiamo potuto esprimerci e unire le persone. E spero siamo anche riusciti a diffondere un messaggio positivo per quanto nei nostri testi si trovino spesso scenari apocalittici.

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