A giudicare dalla reazione del pubblico milanese, la lunga attesa per il ritorno degli STEREOPHONICS è stata ampiamente ripagata. A cinque anni dall’ultima data italiana, la band gallese è stata accolta mercoledì 15 maggio da un Alcatraz tutto esaurito per il “No Hit Left Behind Spring Tour 2025”, dove il gruppo ha celebrato oltre trent’anni di carriera, rinnovandosi senza tradirsi. Sul palco nessuna scenografia vistosa o orpelli visivi: solo la band, luci calde e una scaletta che alterna sapientemente le nuove tracce dell’ultimo album Make ‘Em Laugh, Make ‘Em Cry, Make ‘Em Wait ai brani storici che hanno scolpito il nome del gruppo nell’Olimpo del britrock.

Prima dei protagonisti della serata, spetta al giovane FINN FORSTER il compito di scaldare i presenti.
L’inglese è comparso sulle scene nel 2020 con un EP intitolato “Lockdown B-Sides”, per poi pubblicare vari altri EP negli anni successivi. Accompagnato dai tre compagni di band, Forster sembra pienamente a suo agio in un Alcatraz che si va riempiendo fino a raggiungere la piena capienza. Melodie suadenti e ritmi coinvolgenti avvolgono gli spettatori, ed è subito evidente la bravura del musicista che, pur con pochi anni di esperienza, sembra un veterano scafato.
Il tempo a disposizione è breve, ma in una mezz’ora Finn riesce nel compito di divertire e coinvolgere chi è in attesa degli STEREOPHONICS.

Apertura col botto e spazio al presente

Gli headliner arrivano sul palco con qualche minuto di ritardo, utile per permettere agli ultimi arrivati di prendere posto in sala, e spetta a “Vegas Two Times” il compito di aprire il concerto con un groove ruvido e incalzante, che dà subito il tono della serata: un viaggio sonoro senza pause, tra chitarre distorte e melodie nostalgiche. Seguono “I Wanna Get Lost With You” e “Do Ya Feel My Love”, quest’ultima con il suo refrain accattivante che fa saltare il pubblico come un’onda compatta.
È con “There’s Always Gonna Be Something” che arrivano i primi assaggi del nuovo materiale, e il brano si conferma tra i più riusciti del disco: un mid-tempo in stile Stones, impreziosito dagli arpeggi di Adam Zindani e dalla voce sabbiosa di Kelly Jones, che canta della fatica di affrontare l’incertezza quotidiana con disarmante sincerità.

Più tardi, “Make It on Your Own” e “Seems Like You Don’t Know Me” mostrano la versatilità dell’album: la prima è un brano introspettivo e riflessivo, la seconda esplora atmosfere notturne, con echi synth e una tensione trattenuta che esplode solo nel finale. Nessuna rivoluzione stilistica, ma una freschezza compositiva che dimostra quanto la band sia ancora viva e ispirata.

Il cuore del concerto: il passato che resiste

Accanto alle novità, i grandi classici non si fanno attendere. “Have a Nice Day” trasforma la sala in un karaoke collettivo, mentre “Just Looking” e “All in One Night” scatenano un’ovazione nostalgica. Con “Maybe Tomorrow”, arrivata a circa metà della scaletta, il concerto prende un nuovo ritmo: cantata all’unisono dal pubblico fin dal primo momento, la canzone sembra accendere un nuovo fuoco nei presenti.
La stessa enorme partecipazione continua con “Fly Like an Eagle”, lenta e sospesa, che ricorda quanto il songwriting di Kelly Jones sappia essere emotivamente potente anche nei brani più intimi.

Tra i momenti più alti anche “Mr. Writer”, sempre attuale nella sua amarezza, e “A Thousand Trees”, riscoperta in scaletta e accolta come un regalo dai fan della prima ora. La band suona compatta, precisa, senza mai strafare. Jones, come da tradizione, parla poco ma comunica molto. Bastano pochi gesti in direzione dei fan per tenere tutta la sala in palmo di mano. Sono poche le volte in cui si rivolge al pubblico, qualche rapido ringraziamento o poco più, ma bastano per spingere tutti in acclamazioni entusiaste.
La sua presenza scenica non ha bisogno di teatrini: la voce e le canzoni bastano e avanzano.

Gran finale e tributi

Dopo essersi ritirati dietro le quinte per qualche minuto, gli STEREOPHONICS tornano con l’energica “C’est la vie”. A questo punto Jones chiede al pubblico di cantare “tanti auguri” al Disco Dave, membro della crew che fa gli anni questa sera, e ne approfitta per ringraziare tutta la crew che li accompagna in tour.
La chiusura è affidata all’inevitabile “Dakota”, esplosione di euforia e nostalgia, cantata a squarciagola da tutto l’Alcatraz. Un finale che sa di catarsi, come solo le grandi canzoni sanno fare.

Uscendo dal locale vediamo sorrisi e entusiasmo ancora forti sul volto di tutti. Con un equilibrio perfetto tra nuove canzoni e hit consolidati, la band ha dimostrato ancora una volta perché, dopo tre decenni, il loro rock continua a emozionare. Nessuna hit è stata lasciata indietro, e il pubblico milanese ha risposto con un affetto che sa di fedeltà duratura.

 

Fotografie di Piero Paravidino
Testo di Davide Sciaky


 

Setlist – STEREOPHONICS, Milano – 14/05/2025

  1. Vegas Two Times
  2. I Wanna Get Lost With You
  3. Do Ya Feel My Love
  4. Have a Nice Day
  5. There’s Always Gonna Be Something
  6. Just Looking
  7. All in One Night
  8. Make It on Your Own
  9. Madame Helga
  10. Pick a Part That’s New
  11. Superman
  12. Geronimo
  13. Maybe Tomorrow
  14. Fly Like an Eagle
  15. Mr and Mrs Smith
  16. Indian Summer
  17. Seems Like You Don’t Know Me
  18. Mr. Writer
  19. A Thousand Trees
  20. The Bartender and the Thief

Encore:
21. C’est la vie

22. Happy Birthday (The Beatles cover)

23. Dakota

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