Arrivato sul luogo scopro immediatamente, dai cartelloni apposti fuori dal locale, che gli svizzeri Battalion, previsti come band di supporto, non suoneranno ed un po’ mi dispiace, apprezzo molto il loro old-school thrash. Pazienza, me ne farò una ragione. Al loro posto sono stati inseriti, con il compito di scaldare l’ambiente, per primi The Story of Jade, act toscano dedito al piùoscuro horror metal, pochi i brani ed il tempo a loro concesso. Debbo dire che, costumi di scena a parte (il bassista/cantante aveva due teschi sulle spalle oltre che il face-painting) non mi sono dispiaciuti affatto (e neppure la danzatrice intervenuta sul palco con una specie di totem/tamburo). Pescano molto, soprattutto il cantante, nelle sue movenze a volte eccessive, dai maestri italiani del genere, i Death SS. A livello musicale sono forse un po’ troppo generalisti, spizzicano un po’ dove capita attingendo da tutti i generi possibili creando, a mio avviso, brani un po’ distanti tra loro ma l’effetto auditivo, alla fine è abbastanza gratificante. Da risentire.

Acclamati dalla folla, ma giocano quasi in casa, i Longobardeath con il loro metal irriverente e goliardico. L’inizio dello show con “Bonarda Bastarda” riassume già  tutto il concerto. E’ un gruppo di giovincelli intorno ai 40 ma ci mettono, indiscutibilmente, passione ed impegno, sanno suonare, ma questo loro atteggiamento scanzonato mette ingiustamente in secondo piano le loro doti tecnico/compositive. Una bella esibizione, piacevole e godibile.

E’ ora il turno dei grandi Tankard, le quasi 500 presenze sono lì tutte per loro. Accese le luci fanno il loro ingresso sul palco gli sbevazzoni di Francoforte. Tanto per mettere subito le cose in chiaro, al primo posto, nella loro scaletta c’è “Zombie Attack“, un mio scatto inconsulto ed incontrollabile fa si che mi ritrovi in seconda fila in piena bolgia pogante. Il muro sonoro dei nostri quattro è devastante, Gerre, nonostante la sua forma tipo boiler con le braccia ed i riccioli è un frontman eccezionale (ma non era dimagrito?). Vederlo fare il passo incrociato alla Axl Rose vale, da solo, il prezzo del biglietto. Dopo “Time Warp” è il turno della devastante “The Morning After” l’energia e l’adrenalina scorrono a fiumi. Mi becco una serie di mazzate indicibili e, con il giungere di una gomitata sulla nuca mi rammento le mie 43 primavere e la faccia del mio piccolo bimbo che sembra dirmi “… ma papà  quanto sei pirla!?!…”. Mogio mogio ritorno dove un vecchietto dovrebbe stare, verso il fondo della sala, fuori dal pogo che non si domerà  per tutta la serata.

Sono decine e decine i tuffi dal palco cui ho assistito, parecchi ad opera del gentil sesso. Ogni brano che i Tankard propongono è accolto da un boato, per loro è una serata di pura gloria e divertimento (e bevute, visto che si sono portati sul palco una cassa di birra, e si è capito sin dall’inizio che non sono per figura…). I brani si succedono uno dietro l’altro come una serie di schiaffi in faccia: “Need Money for Beer“, “Not One Day Dead“, “Octane Warriors“, “The Beauty and the Beast“. Pazzesco, sono una perfetta macchina triturasassi. Niente li ferma, sono inarrestabili “Slippping from Reality” è semplicemente stupenda come “Stay Thirsty“, anticipata da un piccolo monologo a base di luppolo inscenato dal piùtamarro dei tedeschi, tal Andreas Geremias, in arte Gerre!!! Debbo dire che non mi ero mai accorto di quanto fosse portante e basilare l’eccelso lavoro svolto da Frank Thorwart con il suo basso a cinque corde. Dal vivo, se così non fosse, ci sarebbero dei vuoti incolmabili ma, vi assicuro che, e non parlo di quintalaggio, sul palco sembravano almeno in sei o sette. Semplicemente grandiosi. Vogliosi, come ragazzini al primo concerto, eruttano sul pubblico “The Metal Lady Boy“, “Rules for Fools“, “Minds on the Moon“. E’ il turno della loro cover, sempre proposta in sede live, “Alcohol” dei Gang Green. In piedi sono rimasti in pochi ed esausti ma, questi crucchi, neppur troppo giovani, non mollano e continuano a spararci addosso riff e colpi con il rullante.

Tranquilli, questo spettacolo andrà  ancora avanti per parecchio, alla fine saranno quasi due ore ininterrotte di devastazione sonora! Si succedono “Maniac Forces“, la mitica “Die with a Beer in Your Hand” e la titletrack dell’ultimo lavoro in studio. A questo punto Gerre ci prega (qualche paroletta in italiano la mastica, bestemmie a parte) di concedergli una ed una sola canzone d’amore. Ci induce ad utilizzare gli accendini per creare il giusto pathos ed ottenuto il risultato… ci scarica addosso “Rectifier“, malefico panzone. Annuncia l’ultimo pezzo (ma sarà  solo un’altra delle sue burlate) e ritorno giovane con “Chemical Invasion“. Non è finita, la triade “Alien” / “Space Beer” / “(Empty) Tankard” chiude uno dei live act piùintensi e distruttivi che mai abbia avuto modo di vedere. Tutto finito? NO!!! Quel pazzo di almeno 150 chili si lancia sul pubblico che, a fatica, riesce a sostenerlo.

Alla fine baci e abbracci ad un frontman che non sarà  né bello né giovane e neppure dotato di chissà  quale ugola ma dal vivo è semplicemente distruttivo. Che sia la ricetta che abbia portato i Tankard ai trenta anni di carriera? Probabilmente sì. Li rivedrei altre mille volte. Unici ed inimitabili metal sbevazzoni.

Grazie di esistere.

Setlist:

1. Zombie Attack
2. Time Warp
3. The Mourning After
4. Need Money For Beer
5. Not One Day Dead
6. Octane Warriors
7. The Beauty And The Beast
8. Slipping From Reality
9. Stay Thirsty!
10. The Metal Lady Boy
11. Rules For Fools
12. Alcohol (Gang Green cover)
13. Maniac Forces
14. Die With A Beer In Your Hand
15. A Girl Called Cerveza
16. Rectifier
17. Chemical Invasion

18. Alien
19. Space Beer
20. (Empty) Tankard

Redazione
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