SPV/Steamhammer – Settembre 2024
Oggi mi va di fare il cuoco e di prepararvi la sbobba con ingredienti sani, genuini e molto nutrienti, ergo sedetevi a tavola e preparate il tovagliolo in modo da non sbavare troppo la camicia, il sugo c’è e cola parecchio.
La ricetta è variata moltissimo negli anni, ma il gusto no e il segreto, se avete un attimo di pazienza, verrà svelato in un battibaleno.
Mescoliamo senza alcun misurino e completamente a caso suggestioni australiane fatte di reminiscenze AC/DC, di hard rock crudo e immediato con altrettanta spocchia californiana sui generis; girate con una spatola aggiungendo (bendati) componenti dei Guns’n’Roses, Deep Purple, Thin Lizzy, INXS, The Cult e cos’altro solo il creatore sa cosa sia, vi assicuro che da 11 anni il risultato è lo stesso. Ed ecco a voi The DEAD DAISIES…
Al momento (e solo al momento) la base lievitante è composta da un chitarrista di Sidney che risponde al nome di David Hillel Lowy il quale ha deciso di piazzare il microfono a un tal John Corabi (sì, quello dei Motley Crue quando Vince era in gattabuia, si si quello che canta ancora bene a differenza del cantante primigenio).
Al basso il buon Glenn Hughes (vi dice nulla?) lascia il posto a Michael Devin mentre ai tamburi Tommy Clufetos, non avendo più impegni coi Black Sabbath (eh), ci mette il carico di 11 a briscola.
Il mio eroe lo tengo per ultimo, quel Doug Aldrich che ha strimpellato la Gibson con i Whitesnake, Ronnie James Dio e gli Hurricane, quel Doug Aldrich che incontri a caso nei locali a Los Angeles e sempre sorridente scambia due chiacchere con chiunque, quel Doug Aldrich che se avessi 1/5 del suo talento alla chitarra non dovrei alzarmi domattina alle 7 per andare a lavorare.
Di antipasto vi offro un piatto che ha lo stesso nome dell’album, ovvero “Light them up” e già sento in sala un mormorio: ”Ma sa di AC/DC!”. Oh poveri, e che non vi piace il pane? Ha 3000 anni ed è sempre buono.
Tanto per rimarcare che non siamo da Cracco vi scaraventiamo in modo grezzo e sulla tovaglia a scacchi la primizia “Time are changing”, cotta con decenni di esperienza di Rock’n’Roll applicato. Base forte di pneumatico bruciato, motel di quarta categoria e con una manciata di rapporti occasionali alla “backseat education”.
Tranquilli, fate pure scarpetta che arriva tra capo e collo “I Wanna be your Bitch” che, come si intuisce dal titolo, non si occupa di studi biblici. Non si cede di un millimetro all’innovazione, vi beccate “I’m gonna ride” così com’è. Immaginate se gli gnocchi al ragù, le orecchiette alle cime di rapa e i tortelli di magro avessero bisogno di ritocchi, piuttosto morirei di fame. Vedo che tutti, anche chi dice di “aver già sentito qualcosa di simile” stanno ballando sul tavolo con la camicia sporca di vino! Tranquilli, nella nostra trattoria non solo è tollerato, ma persino incentivato.
Visto che vi state divertendo non si cambia di passo e chi, prendendosi una pausa dalle danze ancora volesse il secondo stiamo servendo “Way back home” e il primo che dice:” Ma non è già stata incisa?” viene gettato nel canale di scolo.
La cucina sarà anche composta da una masnada di ceffi, ma “Take a long ride” esce secondo i tempi preposti e per i più fortunati c’è anche il cambio di posate, ma non delle spezie, del sugo di cactus e del ragù di serpente a sonagli.
L’appetito vien mangiando e diamo qualcosa di più pesante con “My Way and the Highway” tanto per spezzare le reni ai più tolleranti al piccante.
Dai, pausa sorbetto con “Love that’ll Never Be”, ballad che, invece di sopire istinti ormai fuori controllo, gli accentua con le sue riminescenze alla Blackfoot e Molly Hatchet, complice un Hammond da urlo.
Si chiude con “Take my Soul” che ha la particolarità di essere diretta, sincera, cruda, buona come il pane, la casa, gli amici, la famiglia, gli ingredienti del bosco, l’aria di montagna, la prima volta, la birra, le melanzane della nonna, tutti motivi per vendere l’anima.
Ehi tu che dici che questo disco non inventa nulla, sì sì tu con le cuffiette e il telefono in mano, smettila di battere i piedi e muovere la testa che ti sentono e guardano tutti, ti prendono per scemo, ma scemo non lo sei.
Track Listing:
01 Light ‘Em Up
02 Times Are Changing
03 I Wanna Be Your Bitch
04 I’m Gonna Ride
05 Back To Zero
06 Way Back Home
07 Take A Long Line
08 My Way And The Highway
09 Love That’ll Never Be
10 Take My Soul
Band:
John Corabi – voce
Doug Aldrich – chitarra
David Lowy – chitarra
Michael Devin – basso
Tommy Clufetos – batteria
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