Dopo l’intervista di qualche giorno fa, arriva il tanto atteso live dei The Ghost Inside al Live Club di Trezzo sull’Adda, assieme a Gideon e Boundaries come supporto.

Precisi e puntuali i Boundaries sono saliti sul palco e hanno aperto la serata con un’energia incredibile. A Pale Light Lingers dà inizio alle danze come una mina nel perfetto silenzio, infatti già dalle prime note il pit è aperto e alcune persone si scatenano. Il ritmo della scaletta è serrato e il gruppo di Hartford, Connecticut, suona una canzone dopo l’altra senza esitazioni. La potenza che arriva dal palco è forte tanto quanto la partecipazione del pubblico, il cantante riesce nell’incitare le persone presenti che non si fanno ripetere due volte le esortazioni a prendere parte ai cori e a divertirsi nel pit. La proposta musicale dei Boundaries è molto interessante visti i riff taglienti che spesso riportano sonorità vicine al mathcore e l’esplosione di carica che portano nell’esibizione live. I breakdown spezzano le ginocchia e ogni canzone ha una propria personalità e questi elementi rendono i Boundaries una proposta interessante all’interno del panorama hardcore-metalcore che spero di rivedere presto in Italia.

 

Se vi chiedessi di pensare alla cosa più americana che vi viene in mente, di sicuro sarebbe meno americana dell’atmosfera che portano i Gideon. Il cantante si presenta sul palco con cappello da cowboy e stivali da rodeo ma la chicca sono i video che scorrono alle spalle della band durante il concerto: immagini di esibizioni acrobatiche di truck racing, primi piani su carne appena cotta mentre viene affettata e spezzoni di film western degli anni ’70. Dal punto di vista musicale, la proposta dei Gideon è meno variegata. Le canzoni risultano molto simili e le sonorità sono molto dure e derivate dalla recente introduzione di suoni più vicini al trashcore. Il pubblico è meno partecipe rispetto al gruppo precedente. La tipologia di persone che ora sono sotto il palco è differente, più grande rispetto a prima, infatti il gruppo è in attività da dodici anni. Nel complesso l’esibizione è stata apprezzata dai fan della band, forse un po’ meno dalle altre persone in quanto il genere ha bisogno di tempo e approfondimento per essere apprezzato al meglio.

 

I The Ghost Inside aprono con Death Grip che spezza in due il Live Club di Trezzo, l’intro sembra sospendere il tempo per qualche secondo ma al primo verso della canzone il locale esplode e da questo momento in poi non si fermerà più. Si prosegue con un’altra delle recenti hit, Earn It, che assieme alla canzone precedente ci sbatte in faccia il mood dell’ultimo album Searching for Solace. Sulla stessa scia incazzosa passiamo a The Great Unknown e Move Me. Arriva poi Dear Youth (Day 52) che porta un’atmosfera più malinconica ma questo non ferma l’energia del pubblico. Infatti Jonathan, terminato il brano, dice che l’abbiamo cantata meglio rispetto a tutti gli altri concerti che hanno fatto in questo tour e come se questo non bastasse, dal pubblico è partito un coro per augurare buon compleanno al frontman che proprio stasera ha compiuto 41 anni. Con un sorriso ringrazia e dice di proseguire a divertirci come abbiamo fatto fin’ora.

Immancabile la citazione al disastroso incidente del 2015 come introduzione a Pressure Point che Jonathan definisce una canzone molto arrabbiata e importante per la band e coglie l’occasione per ribadire che, dopo il triste episodio, non hanno perso la speranza e che se sono ancora qui è grazie al supporto continuo dei fan.

Il nuovo album ha segnato l’introduzione di sperimentazioni e altre novità come il canto pulito nei versi di alcune tracce, tra queste c’è Wash It Away che il pubblico sembra ascoltare in reverente silenzio per poi scatenarsi sul ritornello, a dimostrazione che le novità introdotte dai The Ghost Inside sono recepite con entusiasmo. In questa scaletta però c’è posto anche per gli albori con Faith or Forgiveness, tratta dall’album di debutto Fury and the Fallen Ones (2008) e Between the Lines da Returnes (2010) con la quale è partito un circle pit spontaneo e incazzato. In chiusura, tra mosh e lacrime, AvalancheAftermath e Engine 45 – la conclusione di questo concerto non poteva essere migliore di così.

Oltre all’aspetto musicale e l’ottima presenza scenica, colpisce l’animo genuino del gruppo, da sempre molto attento ai fan e a trasmettere messaggi sinceri e profondi. I The Ghost inside dal 2022 sono venuti in Italia una volta l’anno e mi auguro che proseguano questa frequenza anche in futuro.

Setlist

Death Grip
Earn It
The Great Unknown
Move Me
Dear Youth (Day 52)
Split
Secret
Mercy
Dark Horse
Pressure Point
Out of Control
Wash It Away
Light Years
Faith or Forgiveness
Between the Lines
—-
Avalanche
Aftermath
Engine 45

Comments are closed.