1988 – Arista

Insieme a Stevie Ray Vaughan e Frank Marino, quello di Jeff Healey era tra i nomi più frequentemente paragonati a Jimi Hendrix.

Canadese, cieco dall’età di un anno a causa di un cancro, a tre anni chiede in regalo una chitarra. Fortunatamente viene accontentato (si trattava di un modello giocattolo) e così, nel firmamento dei titani della sei corde, si affaccia un astro che inizierà a strimpellare i primi motivi country & western, per poi accostarsi al jazz, genere che, insieme al blues, costituirà la sua principale influenza.

Anche l’esperienza live è precoce: dagli spettacoli di beneficenza a soli 7/8 anni passa ben presto ai primi bar e club. Per via del suo handicap sviluppa uno stile particolarissimo: suona infatti in posizione seduta, appoggiando la chitarra sulle ginocchia, con la mano sinistra sopra la tastiera e, grazie all’utilizzo di tutte e cinque le dita (celeberrimi i suoi barrè col pollice), riesce a costruire accordi e raggiungere angoli della tastiera proibitivi per chiunque altro.

Era anche un grande appassionato di vinili, potendo vantare una ciclopica collezione comprendente 78 giri jazz e blues, che riusciva a riconoscere al solo tatto dal tipo di solchi, posizione dell’etichetta e numero di matrice.

Nel 1985 forma la band coi fidi compagni d’avventura Tom Stephen alla batteria e Joe Rockman al basso. Gli inizi non furono dei più fausti: in madrepatria pochi sembravano interessarsi a loro, e parallelamente non trovarono nessuno disposto a offrirgli un contratto, sicché furono costretti a recarsi a New York, mentre in Canada fecero uscire l’album su una loro etichetta.

Numerose, nel corso della carriera, le collaborazioni di alto profilo, ma sono soprattutto le comparsate al “Late Night” di David Letterman e nel film “Road House” con Patrick Swayze, dove impersona un chitarrista cieco che suona vecchi classici del blues, ad accrescerne esponenzialmente la fama.

“See The Light” esce nel 1988 per la Arista sotto la supervisione del navigato Greg Ladanyi (Jackson Browne, The Church, Toto, Fleetwood Mac, Don Henley…) e fin dalle prime note si palesa come il fulcro del lavoro siano la chitarra al fulmicotone e il timbro tendente al basso-baritono, caldo e vibrante, di Healey.

Le qualità e la personalità dell’enfant prodige canadese lo renderanno fin da subito leader naturale, ma il fatto di essere costantemente al centro dell’attenzione non fu mai motivo di divergenze tra i membri della formazione.

L’album è vario e sanguigno: si passa dal groove dell’opening “Confidence Man”, uno dei singoli più acclamati, al rock-blues di “Don’t Let Your Chance Go By”, dal pop-rock della strappalacrime “Angel Eyes” ai bluesacci di “Nice Problem To Have” e “Hideaway” (cover del classico di Freddie King), dalla più commerciale “Someday, Someway” ai richiami hendrixiani sull’intro di “My Little Girl” e nella conclusiva title-track, il cui assolo di coda fa letteralmente correre i brividi lungo la schiena.

Merita una particolare menzione la strabiliante interpretazione di “Blue Jean Blues” degli ZZ Top, carica di pathos e feeling tali da rappresentare uno di quei rari casi in cui la copia supera l’originale.

Un’opera che non presenta cali di tensione, dal livello compositivo ben oltre la media, e che si lascia apprezzare dal primo all’ultimo solco senza soluzione di continuità, trascinando l’ascoltatore in un vortice di emozioni che indurrà a ripetuti ascolti.

Il disco entra nelle prime classifiche mondiali, vende milioni di copie e ottiene il disco di platino negli Stati Uniti.

Il gruppo si scioglie nel 2001, ciò nonostante Healey prosegue in una brillante carriera solista, seppur i fasti dell’opera prima non verranno più lambiti.

L’artista si spegne nel 2008, lasciando un vuoto enorme nei cuori e nelle orecchie degli amanti della musica di qualità: un musicista affabile ed empatico, del quale non verranno dimenticate le adrenaliniche esibizioni dal vivo, soprattutto quando, all’improvviso, balzava in piedi con una foga e passione fuori dal comune.

Purtroppo, nel 2023, ci lascia anche il batterista Tom Stephen.

Chiudiamo con una curiosità: Jeff non è mai stato interessato ad endorsement di sorta e, per gran parte della carriera, utilizzò una Squier (sottomarca economica della Fender), che ai tempi era considerata di livello qualitativo pari alla casa madre, tanto da rendere la produzione nipponica degli eighties particolarmente desiderabile dai collezionisti del vintage.


Tracklist

  1. Confidence Man
  2. My Little Girl
  3. River of No Return
  4. Don’t Let Your Chance Go By
  5. Angel Eyes
  6. Nice Problem To Have
  7. Someday, Someway
  8. I Need to Be Loved
  9. Blue Jean Blues
  10. That’s What They Say
  11. Hide Away
  12. See The Light

Line-up

  • Jeff Healey – voce, chitarra, armonica
  • Joe Rockman – basso
  • Tom Stephen – batteria

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