Wanikiya Record – 2021
E’ una storia intensa quella dei The Steel, una storia che inizia nel lontano 1979 quando Tiziano Favero (basso e voce) e il batterista Rino Musella decidono di formare i Wizard, con l’aggiunta del chitarrista Santo Carrotta. Nel 1988 la band napoletana pubblica il primo album, ‘We Can Do It’ e nel 1990, con il nuovo chitarrista Claudio Vitelli, il secondo disco, ‘Shiver And Shake’, ma dopo un anno, i Wizard si sciolgono.
Dopo un lungo periodo di inattività , nel 2010 si riuniscono e nel 2014, Marco Perrone sostituisce Claudio Vitelli e la band registra l’EP ‘Straight To The Unknown’. Due anni dopo il trio realizza l’album ‘The Evolution Of Love’ e cambia il nome in The Steel firmando un contratto di quattro anni con la casa discografica americana Perris Records.
Finalmente oggi possiamo parlare di un nuovo album, ‘The Steel II’ realizzato con il supporto, la passione e la professionalità della Wanikiya Record di Mr. Jack.
Prima di iniziare la disamina dei pezzi, mi preme dire che è un vero peccato che questa band ha “perso” tanti anni di carriera, e ascoltando ‘The Steel II’ ve ne renderete conto.
Si parte con la rocciosa ‘Don’t Runaway’ e sin da subito il trio gira a meraviglia, ottimo il groove portante e le melodie, insomma davvero un gran pezzo.
Non è da meno la successiva ‘Hold On Tight’, suadente e “pericolosamente” attraente, un mix di hard rock sanguigno e sonorità piùattuali.
Molto bello il killer-riff di ‘Loving Killer’ che fa presagire una song terremotante ma invece è ancora il groove penetrante l’elemento principale e catalizzante.
‘I’ve Lost My Woman’ l’avrei vista molto bene in un album dei Black Sabbath, il riffing di Marco Perrone è coinvolgente e molto incisivo ma meno claustrofobico e sulfureo di quello del maestro Tony Iommi, il brano nell’insieme pur avendo un suono corposo e attuale sembra arrivare direttamente dagli anni settanta.
Non mi ha convinto molto ‘Until The End Of The World’, o meglio a metà , a fronte di un buon ritornello le strofe e il bridge non danno quella spinta e quel lancio che invece ci dovrebbe essere, peccato perché le potenzialità c’erano eccome, ovviamente non si tratta di uno scivolone, ma di alcuni dettagli che a mio avviso potevano essere sviluppati meglio.
‘Open Your Heart’ è uno dei picchi dell’album, solare e positiva, una potenziale hit, di quelle non smaccatamente commerciali, ma che si stampano in mente da subito, mi viene in mente un paragone con i grandi Triumph e alcuni dei loro grandi capolavori. Da segnalare il grande assolo di chitarra di Marco, un chitarrista ricco di gusto e tecnica.
Il sound dei The Steel spazia, sempre mantenendo una base rock, passando dall’hard rock devoto ai seventies di ‘Take It Or Leave It’ al funk rock di ‘The River’ e ancora una volta mi ripeto dicendo che il feeling che la band riesce a trasmettere ti coinvolge e ti entra dentro.
Il finale con ‘Fire’ e ‘Plastic World’ presenta ancora numerosi punti di contatto con gli anni settanta e non poteva essere altrimenti vista l’epoca in cui è nata la band, e infine ‘Believe Me’ uno di quei pezzi che se fossi un giovane di oggi mi “scaricherei” ma siccome sono un vecchio inguaribile nostalgico mi farebbe correre in un negozio di dischi a comprare l’album.
Che dire se non che ‘The Steel II’ ci riporta una band in ottima forma, una band capace di rinnovarsi senza snaturarsi e che con passione è riuscita a realizzare un disco davvero molto valido e coinvolgente.
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Tracklist:
1.Don’t Runaway
2.Hold On Tight
3.Loving Killer
4.I’ve Lost My Woman
5.Until The End Of The World
6.Open Your Heart
7.Take It Or Leave It
8.The River
9.Fire
10.Plastic World
11.Believe Me
Band:
Tiziano Favero – basso, voce
Rino Musella – batteria
Marco Perrone – chitarra


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