Non è colpa mia se tutte le cose belle capitano all’8901 del Sunset Boulevard a Hollywood, quindi bisogna rassegnarsi al fatto che i miei articoli partano spesso dal Whiskey a Go Go. Come al solito mi imbottiglio sulla 405 North (quando mi deciderò a traslocare a LA sarà  sempre troppo tardi) pensando al trio Mantas, Abaddon e Demolition Man, ma soprattutto al fatto che, essendo amici della redazione di LVRNR, stavolta godo del “access all area” che mi permette di accedere ai camerini per una chiacchierata concordata col tour manager e con lo stesso Tony. In verità  ammetto che mi aspetto una performance decente, senza pretendere troppo; quanto sia stato in errore lo leggerete nelle prossime righe.

Folla già  dalle 9 di sera ed è un fatto strano perchè in genere tutti sanno quanto sia importante saltare a piè pari i primi gruppi di spalla, celeberrimi per non essere all’altezza della situazione, ma chi vi scrive ha appuntamento alle 9:30 col il tour manager per incontrare la band, cosa che non avviene nonostante le sue continue rassicurazioni e le sue numerose birre, anche questo è rock’n’roll. Quindi sciroppiamoci i primi gruppi di spalla mentre ogni tanto faccio capolino nei camerini, ma dei beniamini nessuna traccia.

Fermi tutti, quando arrivano i Necrophagia, tra l’altro autorizzati ad usare tutta la loro strumentazione, si cambia decisamente registro e ci si imbatte nella classica band della quale bisogna approfondire la conoscenza: un metro e poco piùdi cantante che che di alto ha però il talento guida una band di MUSICISTI che merita da sola il viaggio. Un metal articolato e diretto, chitarre sciabolanti mai noiose anche nei lunghi assoli, una sezione ritmica degna dei terremoti della faglia di Sant’Andrea, un bassista che ha sicuramente un lungo futuro e una voce da urlo fanno venire voglia di vederli da headliners e quando succederà  io sarò in prima fila a rendervi partecipi, non mancherò di procurarmi il loro CD e invitarvi all’ascolto. I loro 45 minuti scorrono come acqua fresca mentre tutto è pronto per gli “Inc”, come ormai li si chiama per differenziarsi da quegli altri…

DSC00163Vi avevo già  avvisati che non pretendevo troppo dalla serata, quindi l’apertura con “Welcome to Hell” ha lo stesso effetto di uno schiaffo in piena faccia tanto per farmi vergognare di tanta supponenza. Il trio appare innanzitutto musicalmente ineccepibile, la tecnica è eccelsa, il suono perfetto, la voce senza un intoppo, gli strumenti sono coordinati e oliati come il Big Ben che da quasi 200 anni non sbaglia un secondo. Quando si arriva a “Buried Alive” in sala è un delirio, il cartello “You stage dive, you go home” può essere bellamente coperto perchè i due gentiluomini da 150 kg della security non riescono minimamente a contenere l’esuberanza del pubblico che oltretutto canta TUTTE le sante canzoni coprendo spesso lo stesso Tony. Cascata di classiconi con In Nomine Satanas e Live Like an Angel che mettono in luce un Mantas mero virtuoso della chitarra, quella strana cosa che fa apparire elegante il black metal. Non si molla un attimo, non chiedono quartiere e non danno quartiere mentre Sons of Satan e Witching Hour chiudono la parte istituzionale della scaletta. Piccola digressione sull’uscita della loro patria dall’Unione Europea e ben 4 bis vengono elargiti a piena potenza, all’arrivo di Black Metal ho tenuto venisse giùl’intera struttura, senza troppo scherzare. Countless Bathory manda a casa il pubblico, ma non me che, armato di braccialetto-pass, ho come missione vitale andare a scambiare due paroline coi tre assassini in camerino.

Nel backstage la coda di persone è formata nell’ordine da: 1-Capelloni sudati con il vinile di “Black Metal” in coda da Mantas per l’autografo; 2-Donne vestite pochissimo e solo di pelle in coda da Abaddon per farsi autografare le tette; 3-Persone come me che cercano di capire dove diavolo sia Tony Demolition Man per ringraziarlo dell’ospitalità . Riesco ad agguantare Mantas seminudo e dall’odore pungente, appena vede la foto sul mio telefono del nostro redattore Luca Fiume parte in un abbraccio fraterno e in un: “Lucaaaa!!! Ti ha parlato di quella volta che si è preso una chitarra in faccia da me millemila anni fa?”. Tempo di due risate e la pressione dei fans si fa veramente troppa per trattenerlo, un saluto ad Abaddon e parto in direzione palco per capire dove sia Tony. L’eroe al basso è sul palco che, badate bene, sta aiutando la crew a sgomberare il palco e anche in questo caso la foto del collega Luca aiuta a entrare subito in confidenza. Poche battute e la mia fondamentale domanda: “Come va il tour americano e quanto valgono effettivamente gli Stati Uniti come opportunità  per il rock’n’roll?”. “Il tour è una vera soddisfazione, anche se molto faticoso viste le numerose date in programma. L’America? Hai visto stasera, ovunque andiamo è un delirio, è una piazza importantissima e insostituibile”. Non sono qui per un’intervista vera e propria così non mi dilungo in domande, qualche battuta e guadagno anch’io l’uscita non in tasca un’esperienza che vale molto e le orecchie sanguinanti, ma a quello sono ampiamente abituato.

SETLIST

Welcome to Hell – Angel Dust – Don’t Burn the Witch – Leave me in Hell – Blackened are the Priests – Carnivorous- Buried Alive – Raise the Dead- The Seven Gates of Hell – In Nomine Satanas – Bloodlust – Poison – One Thousand Days in Sodom – Live Like an Angel (Die Like a Devil) – Warhead – Sons of Satan – Witching Hour – ENCORE: In League with Satan – Die Hard – Black Metal -  Countless Bathory

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