L’ottavo lavoro in studio dei Volbeat, “Servant of the Mind”, è uscito venerdì 3 dicembre e abbiamo raggiunto per una piacevole chiacchierata Kaspar Boye Larsen, bassista della band dal 2016, che ci ha raccontato un po’ di piùsu quest’album e sui progetti futuri suoi e dei Volbeat.
Ciao Kaspar, benvenuto su Long Live Rock ‘n’ Roll, grazie per esserti preso del tempo per chiacchierare con noi, è un piacere per me averti qui anche perché sono un fan dei Volbeat. Prima di tutto, come stai?
Ciao Pietro, grazie, è un piacere per me, bella maglia! (indosso la maglia del tour dei Volbeat del 2019 ndr). Sto bene! L’album uscirà questo venerdì (l’intervista è stata fatta qualche giorno prima ndr), quindi siamo occupati in interviste, promozione e cose di questo genere, ma stiamo anche provando, abbiamo in programma un tour in USA che inizierà verso fine gennaio con i Ghost, e sarà la prima volta che suoneremo tutte le nuove canzoni. Poi torneremo anche in Italia, adesso non ricordo quando, ma in estate penso che torneremo.
Ancora non c’è una data annunciata per il nostro paese, ma spero possiate tornare presto.
Si, lo so, non penso che siano state annunciate tutte le date ancora, sinceramente non ricordo, abbiamo così tante date in programma! Ma spero veramente di poter tornare presto in Italia, amo l’Italia, un mio caro amico vive a Milano, ci sono stato spesso.
Grande notizia! Aspettiamo fiduciosi. Cosa puoi dirci invece sul nuovo album Servant of the Mind? Come è stato il processo compositivo, avete dovuto cambiare qualcosa nelle vostre solite procedure data la situazione pandemica?
Oh, l’ultimo show che abbiamo fatto è stato nel 2019, a dicembre, dopo di che dovevamo avere una piccola pausa durante le vacanze di Natale e tornare fuori a suonare in marzo 2020, per poi essere in tour tutto l’anno visto che avevamo appena rilasciato il nuovo album ad agosto 2019, Rewind, Replay, Rebound. Ma poi siamo andati tutti in lockdown e non sapevamo piùquando avremmo potuto tornare in tour di nuovo, quindi Michael (Poulsen, frontman del gruppo ndr) ha iniziato lentamente a lavorare sopra al nuovo album, portando in sala prove nuovi riff, una o due canzoni, poi è arrivato ad un momento in cui era “on fire” portando sempre nuove canzoni ogni settimana, e in 3 mesi l’intero album era praticamente finito! Dovevamo solo andare in studio e registrarlo. Eravamo solo in tre di noi, perché Rob (Caggiano, chitarrista ndr) in quel momento era in lockdown a New York e non poteva venire, così è stato un po’ strano registrare l’intero album senza di lui anche se ovviamente lui ha registrato le sue parti in uno studio a New York, ma per tutto il processo di arrangiamento dell’album e le prove lui non era lì ed è stato un po’ strano.
A luglio dello scorso anno abbiamo registrato una demo live dell’intero album e abbiamo scoperto che era praticamente pronto, quindi siamo andati in studio a ottobre/novembre l’anno scorso, e l’abbiamo registrato tutto in tre settimane. Avevamo addirittura del tempo libero alla fine, e abbiamo la cover di Domino dei The Cramps e di Return To None di una band crust punk svedese, i Wolfbrigade. E abbiamo anche ottenuto un’offerta per essere presenti nell’album tributo al Black Album dei Metallica, abbiamo ri-arrangiato e registrato “Don’t Tread on Me”. Non ci sentivamo troppo occupati o stressati, avevamo solo tanto tempo libero.
C’è una canzone che preferisci di quest’album? Oppure c’è una canzone per la quale ti senti di aver contribuito di più?
Mi sento davvero bene con tutte le canzoni dell’album, è veramente difficile sceglierne una perché ci abbiamo lavorato tanto sopra a tutte, penso che la prima canzone fatta, Wait a Minute My Girl, mi piace molto, mi piacciono il sax e il piano presenti in questa canzone, è molto molto divertente da suonare. Ma in realtà penso che lo siano tutte. Poi a parte due pezzi, Shotgun Blues e Wait a Minute My Girl che abbiamo suonato nel tour americano un mese fa, non ne abbiamo ancora suonata nessuna live, voglio dire, l’album è stato registrato già un anno fa e non le abbiamo ancora suonate live quindi non vedo l’ora di andare in tour e suonarle tutte live!
Siete soliti fare collaborazioni nei vostri album, specialmente con artisti danesi, in quest’album c’è una collaborazione con Stine Bramsen degli Alphabeat, (nel brano Dagen Før) com’è nata questa collaborazione e come nascono in generale tutte le vostre collaborazioni?
Si, Stine Bramsen è abbastanza famosa in Danimarca, era la cantante di una band chiamata Alphabeat che è stata un’enorme band pop qualche anno fa. Ci è sempre piaciuta la sua voce, è veramente un’ottima cantante. Michael aveva questa canzone da molto tempo ma non aveva mai potuto finirla, e all’improvviso ha pensato che doveva diventare un duetto, così abbiamo parlato di Stine Bramsen e di come la sua voce sarebbe stata bene su questa canzone e l’abbiamo chiamata. Io non penso che lei sia così heavy rock o pop rock, tutt’altro, ma la canzone le è piaciuta, ha detto sì ed è venuta in studio. È stata molto professionale, penso che abbia finito l’intera cosa in due ore circa.
Incredibile!
Si, veramente professionale, ha aggiunto le armonizzazioni e ha provato diverse cose, amo il risultato finale. È qualcosa che spicca, perché l’album è leggermente piùheavy del precedente, penso che ci siano alcuni dei riff piùpesanti che i Volbeat abbiano mai fatto, ma poi c’è Dagen Før che invece è qualcosa di pop o pop-rock. Questo è quello che vuol dire suonare nei Volbeat, intendo che è sempre un mix di tanti stili, death metal, rock n’ roll, punk rock e tanti altri.
Hai anticipato la mia prossima domanda, nella vostra musica si possono sentire un sacco di influenze, dai Metallica ai Sabbath fino ad Elvis Presley, è un mix tra rockabilly, psichobilly, headbanging riff a cui comunque aggiungete sempre qualcosa di nuovo, come il pianoforte o il sax, questo rende il vostro stile unico e riconoscibile, siete coscienti di questo? È una cosa di cui andare fieri, non credi?
Si, è una cosa di cui andare certamente fieri! Lo stile e il suono non sono una cosa che decidiamo deliberatamente, ma è una cosa che viene da sé, come anche il modo in cui Michael scrive le canzoni. Tutti noi siamo ispirati da qualcuno e tutti abbiamo le nostre influenze, tutti noi ascoltiamo old rockabilly, specialmente i Creamps, una delle nostre band preferite, sicuramente anche i Ramones, i Sabbath anche, Michael è un loro grande fan in particolar modo del periodo con Ronnie James Dio, e penso che si senta in qualche canzone dell’album; e poi beh, ovviamente i Metallica, voglio dire, chi non è ispirato dai Metallica?
Noi possiamo solo gestire come mettere tutte quelle ispirazioni in una canzone o in tutto l’album, questo è il bello dell’essere nei Volbeat, Non siamo bloccati in un solo stile di musica, non è solo thrash metal o death metal.
È come un melting pot di ispirazioni!
Si, esatto! Noi possiamo mettere tutte queste cose in un album, e questo fa sì che sia molto divertente suonarlo, perché possiamo suonare del death metal anni ‘90, o hardcore, o del punk rock, e possiamo suonare tutte queste cose con la stessa band e nello stesso album.
Siete stati in tour con un sacco di grandi del rock, dai Metallica agli Slipknot, dai Guns n’ Roses ai Gojira e tanti altri, hai qualche aneddoto da raccontarci? Com’è stato dividere il palco con loro?
Sicuramente è fantastico essere in grado di poter andare in tour con i propri eroi. Quando sei fan dei Metallica da 30 anni e poi improvvisamente sei in tour con loro e puoi incontrarli, beh, è incredibile. Ma è bello anche con band “piùnuove” come i Gojira, loro sono veramente una band da live incredibile, sono così sciolti sul palco. Voglio dire, tutti noi sul palco facciamo qualche errore qua e là quando suoniamo, i Gojira no, loro non fanno errori. Sono la band piùprecisa e compatta che abbia mai sentito, penso”…e sono molto gentili, tutti loro, mi piacerebbe tornare in tour con loro…voglio dire, sono un po’ piùheavy di quanto siamo noi, abbiamo suonato con loro nel 2019 al Knotfest, c’erano loro, i Behemoth, ottima band e ragazzi fantastici, Slipknot e Volbeat”…
Ma negli ultimi show hanno suonato con noi anche i Municipal Waste, grandi anche loro, che fanno old-school thrash crossover, e poi anche una band veramente speciale, i Twin Temple. Fanno un tipo di musica doo-wop old school, anni ’50 primi ‘60, ma veramente satanica, dovresti dargli un’occhiata! Verranno ancora con noi, nel tour con i Ghost.
Oh, lo farò sicuramente, grazie per la dritta. Parlando di te invece, hai qualche progetto parallelo ai Volbeat?
Oh, certamente, io suono sempre, non posso fermarmi, e sono interessato anche a musica molto aggressiva. Ho appena fatto uscire un album con l’altro mio progetto gli Anti Ritual, facciamo crust, grindcore, anche un po’ di black metal…abbiamo rilasciato l’album venerdì scorso. Ho registrato e mixato oltre che suonato il basso sull’album. Ascoltalo!
Certo, vi ascolterò!
Comunque, faccio sempre qualcosa, suono e scrivo musica tutto il tempo, al momento sto lavorando anche su del materiale death metal, c’è una specie di rinascita di quel genere lì, ci sono un sacco di nuovi giovani fans, c’è un’intera scena che sta venendo fuori. Io vado a momenti, a volte ascolto della musica molto aggressiva, a volte death metal, o indie o musica elettronica. Adesso è il momento in cui ascolto death metal.
Tornando all’album in uscita venerdì, l’ho sentito e lo considero molto valido, mi piace particolarmente il pezzo Becoming, puoi dirmi qualcosa su questa canzone e sul suo testo?
Purtroppo, è una di quelle canzoni su cui non posso dirti molto, Michael tende a scrivere cose molto personali, ma anche cose su figure storiche, questa è molto personale per lui, non so dirti molto sulle lyrics, mi dispiace. Lui può parlarti molto meglio di me riguardo ai testi.
Capisco, nessun problema, abbiamo purtroppo finito il tempo a nostra disposizione, ti ringrazio molto per esserti preso un po’ di tempo per parlare con noi, ti faccio un in bocca al lupo per l’uscita dell’album e spero di vedervi in Italia l’anno prossimo, grazie e ciao!
Lo spero anche io, grazie a te e a tutti i fan italiani, ciao!
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