Nel contesto del Metalitalia Festival 2022, la giornata del 18 Settembre è interamente dedicata al genere black metal, con nomi di assoluto rilievo ad esibirsi in quello che è uno dei stili musicali più estremi in assoluto, sempre ricco di scenografie tenebrose e pratiche oscure espresse con esibizioni sempre affascinanti e spettacolari. Il connubio tra il black metal e l’aspetto visivo è infatti estremamente importante, con musicisti che sfoderano molto spesso costumi agghiaccianti e macabri face paint per impersonare sia riti pagani che satanici, tratti da mitologie e antiche leggende del passato. A fare da headliner a questa giornata, troviamo un icona storica del back metal come Abbath (storico fondatore degli Immortal ed ora frontman del suo progetto da solista dal 2015) e una delle principali band di riferimento del black metal, gli svedesi Watain. Queste due band si trovano infatti nelle prime date di un tour europeo dal nome “Chariots of Fire” che durerà fino a metà Ottobre insieme alle band Tribulation e Bolzer, anch’esse presenti al Metalitalia Festival insieme ad altre band aggiunte eccezionalmente per questa data integrata all’evento del Live Club di Trezzo sull’Adda (Asphyx, Batushka, Necrophobic, e Blasphemer).
Calano le luci e di fronte ad una batteria a doppia cassa molto imponente e l’immensa scritta “Abbath” appare Olve Eikemo (in arte Abbath Doom Occulta) che sfoggia l’ormai iconica armatura e soprattutto l’immancabile face paint bianco e nero diventato un vero e proprio simbolo del black metal. È la terza volta che vedo Abbath quest’anno dopo il Karmoygeddon Metal Festival in Norvegia e l’Hellfest in Francia, e la prima considerazione che mi viene da fare è che ormai Abbath è definitivamente tornato ai gloriosi livelli degli Immortal. L’iconico compositore norvegese aveva infatti sofferto di dipendenza dall’alcool nell’autunno del 2019 ed era entrato in riabilitazione dopo aver interrotto e cancellato il tour sudamericano in cui si trovava in quel periodo. L’ultima volta che Abbath si era esibito in Italia era infatti pochi mesi dopo l’uscita dalla riabilitazione a Febbraio 2020 a Parma, insieme alle band 1349 e Vltimas. Già all’epoca la performance di Abbath era stata convincente. E in quest’anno di ripresa dei concerti post COVID tutte e tre le performance della band Norvegese a cui ho assistito sono state granitiche.
Abbath tiene di nuovo benissimo il palco ed è estremamente preciso a livello tecnico, macinando riff e growl vocals con tanta qualità di esecuzione. Olve interagisce anche molto con il pubblico incitandolo e lasciandosi andare anche a qualche parola in Italiano, il che è sicuramente da apprezzare. Il genere di Abbath potrebbe essere definito puro black metal con un tocco di groove (seppur molto limitato) ad apportare una singolare originalità e solidità ai suoi pezzi. Non a caso infatti, il suo stile musicale viene spesso definito anche come black n’ roll. Sostanzialmente parliamo di un genere che può essere definito come un evoluzione naturale di quello che era lo stile degli Immortal. La scaletta infatti inizia con un misto dei singoli dei tre album all’attivo del progetto Abbath (“Abbath”, “Outstrider” e “Dread Reaver”) per poi riproporci alcune chicche del passato degli Immortal come “In My Kingdom Cold”, “Beyond the North Waves” e “Withstand the Fall of Time”. I pezzi scorrono uno dietro l’altro in modo molto fluido, con Abbath che appare come una figura mitologica al centro del palco osannato da tutto il pubblico del Live Club. L’unico peccato è che non c’è mai stata la possibilità di vedere sul palco in Italia la nostra Mia Winter Wallace al basso di fronte al proprio pubblico, tutt’ora membro ufficiale di Abbath e autrice delle parti di basso degli ultimi due album della band, ma che a causa degli innumerevoli impegni della band brasiliana Nervosa (di cui Mia fa anche parte) diventa inevitabilmente sempre più difficile combinare le date per le performance live delle due band. Troviamo quindi ad oggi Rusty Cornell a rimpiazzarla al basso insieme a Ole André Farstad alla chitarra e Ukri Suvilehto alla batteria. In ogni caso, un Abbath così in gran forma ha ancora tanto da dare al black metal e ne siamo ovviamente estremamente entusiasti. Aggressivo, preciso, carismatico e solido con una prestazione davvero convincente. Penso sia il modo migliore per descrivere quanto visto stasera, elogiando quindi in pieno la performance di Abbath.
Setlist
Winterbane
The Artifex
Hecate
Dread Reaver
Acid Haze
Dream Cull
Bridge of Spasms
Ashes of the Damned
Warriors (I cover)
In My Kingdom Cold (Immortal Cover)
Beyond the North Waves (Immortal Cover)
Withstand the Fall of Time (Immortal Cover)
La serata giunge quindi al suo culmine con la tanto attesa performance dei Watain, una delle band più iconiche del genere, nonché anche molto controversa, a causa delle pratiche sataniche a cui fanno riferimento i loro testi e le loro pratiche. Focalizzandoci sulla parte musicale e la performance scenografica, i Watain si dimostrano sicuramente maestri in entrambi i casi. Un palco decorato in modo inquietante ma sicuramente affascinante, con altari sacrificali, ossa di animali, candele e pilastri incatenati fanno da cornice a un palcoscenico da brividi, con i membri dei Watain che salgono sul palco mani giunte simboleggiando l’inizio di un vero e proprio rito, espresso tramite la loro performance musicale. Anche in questo caso, ho avuto la fortuna di vedere i Watain quest’anno all’Hellfest, e l’unica cosa che devo ammettere mi ha un po’ deluso rispetto al set francese è il fatto che i Watain non abbiano potuto avere la stessa scenografia che ebbero in quell’occasione, ovvero completamente ornata da bracieri e tridenti infuocati a creare un atmosfera ancora più macabra e maestosa. Questo sicuramente dovuto al fatto che il palco in questo caso non era un tendone semi aperto e sicuramente non delle dimensioni del Temple Stage dell’Hellfest. Impossibile quindi poter avere la stessa scenografia per ragioni di sicurezza, ma che purtroppo ha fatto perdere una parte dell’aspetto scenografico alla band svedese.
Omesso quest’aspetto, la band di Erik Danielsson esegue una gran performance sulle onde del loro melodic black metal tanto tenebroso quanto ricercato e articolato. I Watain hanno infatti il merito di avere bpm più veloci rispetto alla tendenza del genere black metal, permettendo quindi una maggiore carica ai pezzi e armonie di chitarre sia più ricercate che accelerate, garantendo quindi maggior enfasi senza cadere nelle tendenze black più lente orientate verso il doom metal. Erik interagisce anche lui con il pubblico abbastanza spesso tra un pezzo e l’altro, sottolineando come sia un onore portare il tempio dei Watain in Italia. Questo tour è quindi anche l’occasione per i Watain di suonare dal vivo per la prima volta alcuni pezzi del nuovo album “The Agony & Ecstasy of Watain” come “Ecstasies in Night Infinite”, “The Howling”, “Serimosa” e “Before the Cataclysm”. Peccato che la performance della band duri solo un ora, con magari pochi aspetti legati ai famosi riti praticati dalla band, che vanno sempre ad enfatizzare la parte musicale e che rendono quindi abitualmente i loro set una vera esperienza live a 360 gradi. L’unica pratica che abbiamo potuto osservare è infatti l’utilizzo da parte di Erik di una polvere infiammabile sparsa sule candele capace di infiammarsi a mezz’aria per alcune frazioni di secondo, dando un effetto sicuramente molto suggestivo. Peccato non aver visto altro ma avendo potuto suonare così poco tempo la band ha preferito concentrarsi sull’esibizione dei pezzi, giustamente aggiungerei, date le circostanze.
Rimane quindi una performance molto suggestiva e affascinante, carica di carisma e di atmosfera cupa a creare un effetto tenebroso decisamente avvolgente sulla base di un suono black metal davvero trascinante.
Setlist
Ecstasies in Night Infinite
Black Salvation
The Howling
I Am the Earth
Leper’s Grace
Devil’s Blood
Serimosa
Before the Cataclysm
Angelrape
Malfeitor
Si ringrazia Vertigo Hard Sounds
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