Gli Yes chiudono a Roma nella splendida cornice del Teatro Olimpico il tour italiano, deliziando gli spettatori presenti con due ore di prog ai massimi livelli, l’intero tour incentrato sull’esecuzione di due classici della loro discografia, Drama e Fragile. Dopo la morte di Chris Squire nel 2015 si era pensato allo scioglimento ma fortunatamente la band ha deciso di andare avanti, assoldando come sostituto Billy Sherwood, gia’ presente in alcuni album della band inglese.

Alla voce troviamo il giovane Jon Davison che si dimostra un validissimo sostituto di Jon Anderson. Come detto in precedenza, il tour e’ incentrato su Fragile e Drama, due lavori distanti tra loro, il primi del 1971 mentre  il secondo del 1980. Fragile e’ da molti considerato uno dei capisaldi del prog, mentre Drama e’ stato un disco abbastanza discusso, non tanto per la qualita’ dei pezzi ma per il cambio di formazione che ci fu all’epoca, infatti in questo disco subentrarono Trevor Horn e Geoff Downes, rispettivamente al posto di Jon Anderson e Rik Wakeman, due membri storici della band.

Il concerto prende il via con la proiezione sul maxischermo,  di un filmato dedicato al grande Chris Squire, facendoci rivivere dei momenti in cui il grande bassista era ancora in vita, applausi  e qualche lacrima tra gli spettatori.

Terminata l’ovazione per Squire, la band sale sul palco e’ inizia l’esecuzione di Drama, si parte con Machine Messiah, splendida suite con cambi ti tempo e suono maestoso, White Car ad opera di Geoff Downes e’ il preludio per un grandioso pezzo Does It Really Happen? autentico capolavoro costruito intorno al riff di basso. Into The Lens in classico stile Yes, dove nella parte iniziale predomina la table guitar di Steve Howe. Run Through the Light mette in bella mostra la favolosa voce di Jon Davison , ed arriviamo cosi’ all’ultimo pezzo di Drama, Tempus Fugit, brano veloce ed incalzante ottimamente suonato, si vede che la band e’ in ottima forma. In scaletta troviamo un altro gioiellino Time And A Word, brano presente nel secondo omonimo lavoro della band, e’ qui si vuol ricordare con immagini proiettate sul maxischermo un altro ex componente da poco scomparso, Peter Banks chitarrista originale della primissima formazione.

Prima dell’intervallo altro storico pezzo da CloseT o The Edge, Siberian Khatru”…..che dire, eseguito con la solita maestria, e’ un piacere per i padiglioni auricolari dei presenti. Un intervallo di venti minuti ci separa dalla seconda parte del concerto dove verra’ eseguito per intero un altro capolavoro, Fragile.

Ma prima i nostri ci donano altri due pezzi, Going for the One e il mega hit Owner of a Lonely Heart. Ed ecco che l’intro chitarristico di Steve Howe ci introduce al capolavoro prog  Roundabout, brano di apertura dell’album Fragile, ottima prova del vecchio leone Alan White dietro le pelli, in Cans And Brahms domina l’organo di Geoff Downes, grandissima performance la sua. We Have Heaven mette in luce gli splendidi intrecci vocali, e mostra che il nuovo cantante Jon Davison non fa rimpiangere Anderson. Grande prova della sezione ritmica nella seguente South Side Of The Sky, Five Per Cent For Nothing nella sua breve esecuzione ci mostra tutta la tecnica esecutiva  di questi  fantastici musicisti. Altra perla della serata e’ Long Distance Runaround, armonie vocali e cambi di tempo che mandano in delirio gli spettatori presenti, un capolavoro assoluto. Billy Sherwood si prende gli onori con l’esecuzione di The Fish (Schindleria Praematurus) non sfigurando il confronto con il maestro Squire.

Grandioso come sempre Steve Howe nell’esecuzione di Mood For A Day, brano dall’andamento spagnoleggiante, dove la tecnica sopraffina di questo musicista lascia il pubblico a bocca aperta.

Heart Of The Sunrise brano che completa l’esecuzione di Fragile, dove cambi di tempo e armonie vocali la fanno da padrone. I nostri ci regalano un’altra perla con Starship Trooper da Yes Album, terzo lavoro in studio della band. Alla fine della serata un ovazione generale, tutto il pubblico in piedi ad applaudire senza sosta questi musicisti, i quali ci hanno regalato due ore di grandissima musica. Fantastici Yes.

Yes:
Steve Howe – chitarra
Jon Davison – voce
Alan White – batteria
Billy Sherwood – basso
Geoff Downes – tastiere

Setlist:
Machine Messiah – White Car – Does It Really Happen? – Into the Lens – Run Through the Light – Tempus Fugit – Time and a Word – Siberian Khatru – Going for the One – Owner of a Lonely Heart – Roundabout – Cans and Brahms – We Have Heaven – South Side of the Sky – Five Per Cent for Nothing – Long Distance Runaround – The Fish (Schindleria Praematurus) – Mood for a Day – Heart of the Sunrise – Starship Trooper

 

 

Write A Comment