Mentre cresce l’attesa per il concerto d’addio del 5 luglio al Villa Park di Birmingham, i membri dei Black Sabbath tornano a riflettere apertamente sull’album 13 e su ciò che avrebbe potuto essere. A oltre un decennio dall’uscita del disco, le dichiarazioni di Tony Iommi, Geezer Butler e Bill Ward riaccendono interrogativi sul percorso creativo del gruppo e sul possibile futuro della band.

In una recente intervista a Classic Rock, i tre storici membri hanno discusso sinceramente dei momenti alti e bassi delle registrazioni di 13, dell’impatto del produttore Rick Rubin e della possibilità – ancora non del tutto esclusa – di un nuovo lavoro in studio.

Tony Iommi ha raccontato di aver riscoperto nel 2024 i primi demo di 13, registrati nel proprio home studio insieme al produttore e ingegnere del suono Mike Exeter, prima che Rubin fosse coinvolto nel progetto. «Tutta la band venne a casa mia e registrammo delle cose», ha detto Iommi. «Riascoltandole, pensavo: “Accidenti, suona davvero bene.”»

Anche se 13 rappresentava il primo album con la formazione quasi originale dai tempi di Never Say Die! del 1978, Iommi è convinto che l’energia grezza di quelle sessioni domestiche sia andata perduta durante la produzione ufficiale. «Sono arrivato a Los Angeles con tre CD pieni di idee, ma Rick ci ha fatto ridurre tutto all’osso. Voleva che suonasse come il primo album. Ma non puoi ricreare quella magia. Alcuni brani suonavano meglio quando lavoravamo a casa mia: erano più… vivi.»

Il chitarrista non esclude, però, la possibilità di pubblicare quei materiali originari: «Potrebbe anche essere che i demo pre-Rubin vedano la luce.»

Anche Geezer Butler, storico bassista e autore dei testi della band, ha espresso delle riserve su come è stato assemblato l’album. «Ci sono delle belle canzoni, come God Is Dead?, Zeitgeist, Damaged Soul e Dear Father», ha detto. «Pensavo che Ozzy avrebbe scritto tutti i testi, ma Rick Rubin ha insistito che li scrivessi io. Così ho cambiato alcune idee di Ozzy e ho scritto tutto in una corsa folle. Mi piace che i testi dei Sabbath abbiano un significato, ma cercare tredici argomenti la sera prima di andare in studio mi ha fatto venire il mal di testa.»

Butler ha anche ammesso che, potendo tornare indietro, riscriverebbe parte dei testi. E come Iommi, ha manifestato rammarico per l’assenza di Bill Ward: «Sarebbe stato fantastico se ci fosse stato.»

Il batterista, la cui esclusione da 13 continua a far discutere i fan, ha espresso un desiderio chiaro: «Mi piacerebbe davvero fare un altro album. Sarò diretto: sì, lo farei.»

Alla domanda se ci sia ancora spazio per un nuovo disco dei Black Sabbath, Iommi si è mostrato cauto ma non del tutto contrario: «Mi hanno contattato per fare un altro album. Potrebbe anche venirne fuori qualcosa di buono, ma non voglio mettermi a scrivere pezzi per poi vederli andare alla deriva come l’ultima volta.»

Più distaccato il punto di vista di Butler: «Avrei voluto fare un altro album? No. Ma se qualcuno lo volesse davvero, io ci starei. Ma non solo per il gusto di farlo.»

Il futuro dei Black Sabbath in studio rimane incerto. Tuttavia, una cosa è certa: la parola “fine” non è ancora stata scritta. Che si tratti dei demo inediti o di una improbabile reunion, lo spirito dei Sabbath continua a vivere – e gli occhi dei fan sono ancora tutti puntati su di loro.


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