Chi ha detto che i lunedì devono essere fiacchi? Al Legend Club di Milano, il 26 maggio 2025, si è respirato tutt’altro. Una serata in cui il metal ha preso il sopravvento, trascinando il pubblico in un vortice di riff tecnici, breakdown brutali e circle pit infiniti in una serata presentata da Hellfire Booking Agency. Cinque band, una più feroce dell’altra, con in cima alla piramide i Born of Osiris, headliner capaci di chiudere in bellezza una scalata che è partita dal metalcore e ha toccato quasi ogni sfumatura estrema grazie a Ingested, Entheos, The Voynich Code e Huranova.

Huranova
Ad aprire le danze gli Huranova, band piacentina guidata dalla carismatica Lottie, che conquista fin dai primi istanti alternando pulito melodico cristallino a fry-scream e growl potenti e ben gestiti. Il loro sound fonde un metalcore moderno con spunti alternative che strizzano l’occhio a sonorità alla Evanescence, ma con muscoli ben più tesi, il tutto unito a un’ottima energia sul palco, a ritmiche efficaci e breakdown che arrivano dritti allo stomaco. Da segnalare una sorprendente cover metalcore di Somebody Told Me dei The Killers, accolta con entusiasmo. La cantante coinvolge il pubblico passando il microfono a un fan in prima fila — un momento che rende evidente quanto la band meriti palchi più grandi. Peccato per un saluto un po’ frettoloso quasi assente, forse imposto dai tempi tecnici ridotti.
The Voynich Code
Il quartetto portoghese The Voynich Code alza immediatamente il livello della serata con un deathcore tecnico e serrato, infarcito di synth black metal e una batteria che martella senza tregua. I riff sono chirurgici, velocissimi, e si mescolano a una voce growl intensa e costante. Il pubblico, ormai numeroso, si scalda a dovere tra i primi mosh e i circle pit. Il loro set non conosce tregua, brano dopo brano scaricano addosso ai presenti un’ondata di suoni che non lascia respiro. Tra i momenti più forti, la presentazione del loro ultimo singolo, Serpents Meridian, uscito proprio questo mese.
Entheos
Con l’arrivo degli Entheos, l’atmosfera si fa ancora più cupa e intensa. Il duo statunitense, sul palco con band al completo, spinge su un deathcore tecnico che sfocia spesso nel prog più oscuro. Le ritmiche ultra-droppate e la doppia cassa in modalità metronomo assassino creano un muro sonoro che non dà tregua. Circle pit larghi e violenti si alternano a momenti di sospensione quasi teatrali. Lo scream della cantante non sempre emerge dal mix con l’intensità dovuta, ma l’impatto generale resta comunque apprezzabile. Chiudono con un ringraziamento sentito, dando credito anche alle band precedenti.
Ingested
Direttamente dall’Inghilterra arrivano gli Ingested ed è come se sul Legend si abbattesse un uragano. Slam, brutal death e deathcore in un unico colpo. Non c’è respiro: tra breakdown monolitici, blast beat e riff al tritolo, il pubblico viene preso a schiaffi sonori per tutto il set. Eppure, tra una martellata e l’altra, c’è spazio anche per qualche groove più ballabile e persino per un assolo che strizza l’occhio ai Death di Chuck Schuldiner. Il frontman è carismatico e coinvolgente, guida il pit come un generale in battaglia. Il set, il più lungo tra quelli degli opener, sembra progettato per sfiancare il pubblico. Eppure, la fame di breakdown è ancora viva.

Born of Osiris
Chiudono la serata i Born of Osiris, che riportano l’equilibrio tra brutalità e groove con un set potente ma più “ballabile” e melodico, in puro stile metalcore tecnico. Anche se sul palco si presentano in tre, supportati da basi audio, riescono a dominare la scena con energia e presenza. Il pubblico, dopo un minimo di recupero post-Ingested, si riattiva completamente sin dalle prime note. La band non lascia spazio a chiacchiere: set tiratissimo, un brano dietro l’altro, tra breakdown colossali e synth trascinanti. Nel cuore dello show trovano spazio brani tratti da Through Shadows, album che uscirà il prossimo 11 luglio — Through Shadows, In Desolation, Elevate — insieme a A Mind Short Circuiting, singolo uscito a febbraio. Il pubblico apprezza anche brani più noti come Divergency e White Nile, prima di arrivare al gran finale con Machine, il loro brano più ascoltato (nonostante un riff sospettosamente simile a quello di My Will Be Done degli Unearth, uscito 5 anni prima). Ma poco importa: la chiusura è devastante, e il Legend Club si conferma ancora una volta tempio del metal più estremo.
Scaletta:
1. Open Arms To Damnation
2. Bow Down
3. Elevate
4. A Mind Short Circuiting
5. Divergency
6. White Nile
7. Empires Erased
8. In Desolation
9. Through Shadows
10. Ascension
11. Torchbearer
12. Abstract Art
13. Brace Legs
14. The War That You Are
15. Rosecrance
16. Machine
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