Nell’ambiente capitolino il Traffic Live è uno dei pochi locali che ancora – stoicamente – resiste ad inserire certe proposte nella sua programmazione.

L’annuncio di ben quattro date italiane degli australiani Deströyer 666 mi lascia quindi piacevolmente sorpreso, in quanto una è annunciata proprio al Traffic: di supporto troviamo i romani A Taste of Fear e Sudden Death.

Arrivato sul posto il giorno del concerto, mi rendo conto come il pubblico non sia purtroppo quello delle grandi occasioni (stimo poco piùdi un centinaio di presenze)… Roma è sempre stata una città  strana da questo punto di vista, anche se probabilmente ha influito il giorno non festivo; bisogna aggiungere come la situazione generale non sia stata aiutata dai gruppi scelti come spalla agli headliner: ogni volta sono lì a chiedermi come mai a Roma non si riesca mai a trovare bands di supporto degne di questo nome, al contrario del resto d’Italia o d’Europa.

A Taste of Fear infatti propongono un extreme metal vicino a quel thrash moderno (qualcuno lo chiama “groove”, per quello che significhi) personalmente privo di qualsiasi interesse: i componenti del gruppo non sembrano neanche allo stesso livello tecnico, mentre la voce ha dei cali di tono ed è priva di mordente. Considerazioni a quanto pare condivise anche dal pubblico, il quale rimane fuori per tutto il set.

La stessa cosa accade con i Sudden Death, già  visti in altre due occasioni dal sottoscritto nel corso degli anni; il brutal death degli esordi è andato via via scomparendo, facendo spazio a trame sonore piùmoderne. Per quanto la band s’impegni con energia, l’attenzione cala rapidamente in una sala quasi vuota.
Riconfermo ancora una volta il discorso fatto precedentemente sui gruppi spalla…

Veniamo al piatto forte della serata, l’esibizione dei Deströyer 666; i nostri si piazzano sul palco facendo capire sin da subito quale sarà  il mood della serata: thrash metal sporco, riff a velocità  sostenuta, sudore e inni alcolici al buon vecchio caprone.
Un’ora e venti di assalto sonoro suonato con passione ed energia, come dimostrato dal pogo partito dopo pochi pezzi. La setlist copre praticamente tutta la discografia del gruppo, il quale ci propone anche “Unchain the Wolves” e ben due cover: “Iron Fist” dei Motorhead e l’omonima dei Bestial Warlust, vera sorpresa della serata.
Mentre ascolto un pezzo dopo l’altro, mi appare evidente come il black metal degli esordi sia progressivamente scomparso per far posto ad un thrash veloce ma anche abbastanza “catchy”, vogliate passarmi il termine. La scelta ha decisamente pagato data la reazione del pubblico, il quale incita la band e canta i pezzi per tutta la durata del concerto.
Personalmente ho trovato la proposta del gruppo energica e indubbiamente di forte impatto, ma anche ridondante e in fin dei conti abbastanza piatta: ammetto di aver faticato molto ad arrivare agli ultimi venti minuti, in quanto dal vivo i singoli pezzi mi sono sembrati molto simili tra di loro.

Opinioni personali a parte, il live ci ha mostrato una band in piena forma e capace di soddisfare le aspettative del pubblico. Alla prossima.

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