10 anni di Gods of Metal. 4 giorni per festeggiare un grande evento musicale dedicato alla musica metal. 44 band sul palco dell’Idroscalo di Milano per celebrare un immenso evento carico di aspettative e di curiosità . Quasi 45.000 spettatori complessivamente. Queste alcune cifre, solo numeri che di certo non danno l’idea dell’immensa partecipazione e delle intense emozioni che abbiamo avuto la fortuna e l’immenso piacere di assaporare e vivere fino al midollo.
Difficile trovare un punto di partenza per esprimere un commento su quanto abbiamo visto e sentito; impossibile descrivere la nube di gustose sensazioni che ci hanno avvolto e spesso stordito; complesso trasferire con parole su di un freddo ed oscuro video quegli attimi e quei momenti che i nostri occhi hanno avuto modo di segnare nelle nostre menti come un’impronta ben marcata sulla sabbia. Ma non è per niente complicato affermare che questo incredibile raduno sia stato all’altezza delle nostre intuizioni e delle nostre speranze.
Riunion, gruppi emergenti, le glorie di sempre, gli italiani, i mostri sacri del rock’n’roll. Questo il condimento del festival. Questi gli ingredienti essenziali di un grande appuntamento. Eppure, nonostante i nomi inseriti nel cartellone, qualche perplessità c’era, qualche dubbio è venuto ai più, molte le curiosità determinate dalla presenza di band di grosso calibro assenti dai palchi da molto tempo e presenti solo in cronache di riviste e giornali fin troppo impietose e spietate, o di gruppi emergenti con tante potenzialità .
Il ritorno dei Guns n’Roses su un palco italiano; gli Alice in Chains con un nuovo vocalist; i Venom in sangue e perfida cattiveria; gli inossidabili Motörhead – mastini del rock’n’roll; gli italiani in gran spolvero dagli Extrema ai Necrodeath, dai Fire Trails alla Strana Officina; i Testament nella formazione delle origini; la leggenda Whitesnake; i Nevermore in versione quartetto; Stone Sour di Corey Glover; i Korn spettacolari e sontuosi; i Down del roccioso Phil Anselmo; i sempre giovani Def Leppard; gli Helloween, Angra, Edguy, le Crucified Barbara e… tanti e tanti ancora. Ebbene? Cosa ci ha colpito di più? Risposta semplicissima: Tutto!!! Che ci crediate o no si è trattato di quattro giornate realmente spettacolari… Forse avremmo potuto e dovuto chiedere le sensazioni al numeroso pubblico che ha affollato il parco e sicuramente le emozioni sarebbero emerse in modo particolare e personale. Ma a volte è bastato osservare i vari personaggi con questa o quella maglietta, osservare le espressioni dei loro volti, gli occhi, i gesti.
I nostri dubbi iniziali si sono dissipati dopo le prime note introduttive di ciascuna band. Ogni intro è stato accolto con l’entusiasmo dei singoli presenti. Entusiasmo confluito in un unico battito del cuore, in un unico urlo, in un unico e totale applauso in un’unica e definitiva ovazione. Parlare di chi sia stato piùbravo o chi sia riuscito ad entusiasmare di piùl’audience, come sempre, non è compito mio, ma alcuni dettagli mi hanno colpito in modo maggiore.
Ero, eravamo, molto curiosi per il ritorno dei Guns n’Roses. La band ha avuto il compito di concludere la kermesse e sicuramente è stata all’altezza. Le voci sui vari flop dei concerti antecedenti a questo milanese erano preoccupanti. Le continue voci e i ritardi continui dell’uscita dell’attesissimo ‘Chinese Democracy’. Un Axl Rose un po’ ingrassato ha invece incantato, nonostante un inizio sottotono ed un po’ teso. La maggior parte dei brani che hanno scolpito la leggenda della band hanno infuocato il pubblico che instancabilmente ha cantato tutti i ritornelli, e anche di più. E poi per un paio di pezzi anche Sebastian Bach, ex Skid Row, ad affiancare Axl (ma all’epoca non erano in continuo disaccordo?). Un concerto di oltre 2 ore, ricco, intenso, corposo. Forse assolo di chitarre e piano un po’ troppo lunghi, ma giustificabili per far riprendere il frontman in calo di ossigeno…
Il rientro dei Venom che, dopo l’uscita del recente ‘Metal Black’, hanno iniziato a diffondere nuovamente la loro esplosiva malvagità . Li aspettavo. Li volevo. Headliner della prima giornata. Erano 22 anni che ero pronto per il rientro. Cronos, dannato come sempre. Mastodontico e massiccio sul palco, un gran trascinatore con il fuoco eterno della sua anima perduta nelle profondità del piùnero inferno. E per esaltare ancora di piùil pubblico rapito, Phil Anselmo sul palco per condividere con tutti noi una massacrante’ Die Hard’, un incubo di brividi… E sempre a proposito di Phil Anselmo, la sua band, i Down, ci ha stupito e divertito grazie all’aggressività ed attesa potenza.
Gli Alice in Chains… curiosità per l’attesa di vederli sul palco con William DuVall alla voce a sostituire lo scomparso e compianto Layne Staley. Performance degna del nome della band, intensa ed a tratti anche commovente, ricordando ciò che ha rappresentato e probabilmente rappresenterà ancora in futuro. Un’esibizione molto dura ricca di pathos e ricordi con l’immenso…
E poi Corey Glover senza la maschera tipica degli Slipknot, ma con la stessa aggressività anche negli Stone Sour. Forse la giornata di domenica è stata la piùricca, varia ed intensa delle quattro. Anche i Korn dal vivo hanno dimostrato di cosa sono capaci, e questo lo sapevamo, ma forse una conferma era necessaria a causa di un ultimo album non all’altezza delle aspettative. Davies e compagni ci hanno divertito e soddisfatti soprattutto pensando alla grinta e alla stupefacente professionalità .
E poi… ovviamente e splendidamente come sempre i Motörhead. Cosa dire che non sia già stato detto. Bèh… un’ora forse è troppo poco per una pietra miliare del rock’n’roll, ma chi si accontenta gode e allora abbiamo goduto della compagnia di Lemmy & co. In conferenza stampa ci hanno annunciato l’uscita a fine agosto, anzi Phil ha sottolineato il primo di settembre, del nuovo Kiss of Death. Piùduro di Inferno, dice Lemmy, e ‘…Kiss of Death because it’s a Kiss of Death…’ Indimenticabile ogni loro riff, ogni loro percussione, ogni graffiata del plettro sulle corde. E come sempre alla fine sorridiamo perchè Motörhead è nel cuore, nella mente e nell’anima…
Gli italiani hanno dimostrato, come se ancora ce ne fosse bisogno, che il livello del metal nella nostra penisola è altissimo. Entusiasmanti gli Extrema, che ormai sono una macchina da guerra ben oliata; devastanti i Necrodeath, insaziabile anima nera del metal italiano e tutti gli altri che hanno arricchito una giornata fantastica.
E ora basta. Sarebbe inutilmente lungo continuare a descrivere attimi di follia progressiva che si è impossessata di tutti noi… Bisognava esserci!
E mi sia permesso un ringraziamento a tutti coloro che ci hanno supportato e sopportato. Rosario, Pamela, Flavio; i nostri nuovi amici che abbiamo conosciuto nella folla ed i nostri soliti e vecchi compagni di musica e di sempre indelebili ricordi: Paolo, Mauro, Riccardo, Dando; gli spillatori di birra che hanno addolcito la nostra gola alleviandola dalla sofferenza causata da nuvole di polvere create da incalliti metal-slamdancer; i nostri amici musicisti incontrati sopra e sotto il palco e poi… tutti coloro che in questo momento non ricordo…
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