Lo Slam Dunk 2025 è stato una giornata infinita e allo stesso tempo troppo breve, ora che è finita. Line up da paura, emozioni formidabili, meteo ballerino (un po’ come noi nel pit) e corse da un palco all’altro del Kozel Carroponte per sentire A Day To Remember, Caskets, New Found Glory, Zebrahead, The Used, The Ataris, Landmvrks, Stain The Canvas, Neck Deep e Hopsydian.

Hopsydian

Hopsydian live @ Slam Dunk, Kozel Carroponte Sesto San Giovanni (MI), 2025 – ph. Ilaria Maiorino

L’esibizione sul palco principale non poteva che iniziare con una presenza nostrana. Aprono le danze di questa lunga giornata gli italiani Hopsydian. L’orario non è favorevole a vedere il pit gremito di persone ma piano piano il Carroponte si sta riempiendo. Il gruppo nel frattempo continua la sua esibizione senza distrazioni e porta la giusta carica di energia per iniziare lo Slam Dunk 2025. Il loro sound è un metalcore moderno con sfumature fresche e piene di energia. Già alla seconda canzone il cantante chiede un circle pit che si apre all’istante e nonostante l’esibizione molto corta, hanno saputo portare una carica di energia concludendo con il nuovo singolo che uscirà venerdì.

Neck Deep

Neck Deep live @ Slam Dunk, Kozel Carroponte Sesto San Giovanni (MI), 2025 – ph. Ilaria Maiorino

Finalmente uno dei gruppi che aspettavo di più di questa edizione di Slam Dunk, i Neck Deep. Gruppo fenomenale, a mio avviso ingiustamente fatto esibire troppo presto, fa scoppiare il pubblico con la sua energia e positività travolgente. Un pop punk che richiama la tradizione del genere e allo stesso tempo sa portare una linea di modernità con identità personale e caratteristica. Inutile dire che ho passato tutto il tempo tra salti, pogo e two step e assieme a me praticamente tutte le persone presenti.
Scaletta perfetta con bilanciamento tra brani nuovi, vecchi e pezzoni immancabili come Motion Sickness e Gold Step che gasano particolarmente la platea. Come sempre il cantante ha speso qualche parola per fare un bellissimo discorso legato alla disparità sociale e all’importanza dell’unione nel contrastare discriminazioni e soprusi, dichiarando esplicito supporto per la popolazione palestinese.

Stain the Canvas

Stain The Canvas live @ Slam Dunk, Kozel Carroponte Sesto San Giovanni (MI), 2025 – ph. Ilaria Maiorino

Anche il secondo palco è stato inaugurato da gruppo nostrano: troviamo infatti gli Stain the Canvas, giovane band italiana reduce da un tour europeo al fianco degli Attila nel 2024. L’affluenza, per motivi logistici, non è paragonabile a quella del main stage, ma la cosa non sembra minimamente scoraggiare il gruppo che propone un metalcore dai toni deathcore, feroce e carico di grinta. Il sound, a tratti vicino ai celebri Falling In Reverse, mantiene comunque un’identità personale ben definita. La band ha un ottimo tiro e riesce a catturare l’attenzione sia di un manipolo di scatenati sotto palco, sia di chi si riposa dopo il concerto dei Neck Deep. L’esibizione è forte, convincente e coinvolgente: alza il livello di cattiveria e colora l’atmosfera di un festival che, seppur fondato su pop punk, hardcore e metalcore, riesce a mantenersi variegato. Nel finale, il vocalist scende dal palco e si unisce alla folla nel pit, che lo accoglie dimenandosi e liberando i propri demoni, suggellando una performance intensa e viscerale.

LANDMVRKS

Landmvrks live @ Slam Dunk, Kozel Carroponte Sesto San Giovanni (MI), 2025 – ph. Ilaria Maiorino

Ben prima di quanto avrei voluto, atterrano sul main stage i francesi Landmvrks, pronti a far esplodere il Kozel Carroponte. Aprono con una hit devastante, Creature, e subito il pit diventa un campo di battaglia. Per chi li ha già visti, il livello della performance non è di certo una novità. Per i nuovi spettatori, benvenuti all’inferno. Il sound dei francesi è un metalcore farcito di chitarroni, groove da far tremare il suolo e momenti di hip hop frenetico (sia in inglese che in francese)
. Propongono una setlist di pezzoni che comprende molti brani dell’ultimo lavoro. La folla letteralmente esplode con A Line in the Dust e Sulfur e si commuove con Lost in a Wave e Blood Red. Performance impeccabile, intensa, da manuale, sia da parte della band che da parte del frontman Florent Salfati, capace di guidare la folla con carisma ed emozione. In fin dei conti, vederli così presto (17 circa) ha avuto i suoi vantaggi: l’energia da dissipare era veramente tanta.

The Ataris

The Ataris live @ Slam Dunk, Kozel Carroponte Sesto San Giovanni (MI), 2025 – ph. Ilaria Maiorino

Torniamo sul second stage con gli statunitensi The Ataris, gruppo pop punk storico guidato da Kris Roe, presente dal 1995 ad oggi. L’area è gremita di partecipanti ma non tutti sembrano coinvolti, può darsi che il post-Landmvrks stia mostrando i suoi effetti, o che semplicemente il cambio di genere sia così netto da far percepire uno scossone in negativo. Le prime file si animano mentre il resto del pubblico prende fiato nelle retrovie. L’esibizione presenta qualche soft spot: tra chiusure incerte in alcuni brani e birre volanti che colpiscono il chitarrista, si sente la mancanza dell’energia sconfinante delle band precedenti. Ciononostante, gli aficionados della band apprezzano in particolar modo la scaletta, che ripresenta lo storico lavoro So Long, Astoria per intero.

The Used

The Used live @ Slam Dunk, Kozel Carroponte Sesto San Giovanni (MI), 2025 – ph. Ilaria Maiorino

Brevissima pausa e di corsa sul main stage per i The Used, in tour per il 25° anniversario della loro formazione. La band porta un set che comprende brani dei primi tre lavori. Dritti al punto, risvegliano le forze del pubblico che torna ad animarsi, agitarsi e partecipare con foga. Il vocalist a tratti si percepisce leggermente scarico a livello di voce, ma rimane supportato da una solidissima band. Assieme riescono ad intrattenere e mantenere viva l’attenzione della folla. Tra i brani più sentiti ci sono Take It Away, Buried Myself Alive e A Box Full Of Sharp Objects. I The Used sono un’altra band presente al festival che si mostra sensibile ai temi attuali: il cantante sfoggia una kefiah legata all’asta del microfono e si ferma a metà set per un discorso toccante contro i conflitti e volto a promuovere l’unione tra le persone che è stato accolto a grande voce. Bellissimo e commovente anche un momento vicino alla chiusura, dopo The Taste of Ink, in cui a brano già terminato il pubblico continua a intonare a squarciagola il ritornello. I The Used ci sono piaciuti, ottima fit nella line up dello Slam Dunk.

Zebrahead

Zebrahead live @ Slam Dunk, Kozel Carroponte Sesto San Giovanni (MI), 2025 – ph. Ilaria Maiorino

Sicuramente il gruppo più divertente della giornata. Gli Zebrahead offrono uno spettacolo che sa intrattenere e strappare sorrisi in totale spensieratezza. Questi 40 minuti sono letteralmente volati come la gente che saliva sul palco dopo aver attraversato le teste delle persone del pit a bordo di un gommone gonfiabile, auguri di compleanno fatti dal cantante Ali Tabatabaee in persona e bancone bar a disposizione della band direttamente sul palco. Gli Zebrahead però non sono solo goliardia, perché sanno portare testi e musica di qualità da quasi 30 anni coniugando passione e profondità.

New Found Glory

New Found Glory live @ Slam Dunk, Kozel Carroponte Sesto San Giovanni (MI), 2025 – ph. Ilaria Maiorino

Molto interessante la scelta di combinare gruppi nati di recente con formazioni storiche della scena, di cui fanno parte anche i New Found Glory che non hanno bisogno di molte presentazioni in quanto band storica del pop punk easycore, in attività da 28 anni. L’esibizione è stata spensierata e leggera, un inframezzo più tranquillo per riprendere il fiato con canzoni orecchiabili e siparietti simpatici tra il cantante e il resto della band, che non si vedeva in Italia da ben 11 anni.

Caskets

Caskets live @ Slam Dunk, Kozel Carroponte Sesto San Giovanni (MI), 2025 – ph. Ilaria Maiorino

Il gruppo britannico ritorna in Italia dopo due anni di assenza ed è accolto con curiosità. Il pubblico che aspetta i Caskets non è tantissimo: molte persone sono rimaste alle transenne del palco principale per assicurarsi un posto per gli headliner; ma nonostante questo dettaglio, c’è molta partecipazione. L’esibizione live è molto energica e potente, più di quanto ci si aspetti ascoltando le loro produzioni in studio, e il pubblico è molto partecipe e sembra connettersi anche con la parte più melodica e emozionale della scaletta.

A Day To Remember

A Day To Remember live @ Slam Dunk, Kozel Carroponte Sesto San Giovanni (MI), 2025 – ph. Ilaria Maiorino

Ed eccoci arrivati al momento più atteso: l’ingresso sul main stage degli A Day To Remember è una scarica di adrenalina pura. L’apertura con l’intramontabile The Downfall of Us All è un colpo secco allo stomaco (e al cuore) del pubblico, subito seguita dalla altrettanto iconica I’m Made of Wax, Larry, What Are You Made Of?. Due brani che, sparati uno dopo l’altro, infuocano immediatamente l’atmosfera.

Il ritorno della band a sonorità più pesanti con l’ultima uscita Big Ole Album Vol.1 si riflette in una scaletta che riesce a equilibrare anthem storici e pezzi nuovi già accolti come classici, come All My Friends e LeBron. La scelta di inserire i brani più conosciuti e amati e di creare un percorso che tocchi tutti gli album del gruppo, è chiaramente pensata per un festival da headliner.

Tecnicamente, l’esibizione è impeccabile anche se l’impressione, in certi momenti, è quella di ascoltare il disco più che un live: suoni pulitissimi, esecuzioni millimetriche, ma un po’ di staticità sul palco. L’energia, però, arriva in gran parte dal pit costantemente acceso e sempre in movimento, che compensa l’atteggiamento più “contenuto” della band, regalando al live quella spinta emotiva e fisica che lo ha reso davvero memorabile.
Ogni brano ha il suo momento clou, anche grazie ad una produzione scenografica di alto livello: effetti di fumo, esplosioni di coriandoli, giochi di luci e pirotecnica ben dosata rendono alcuni passaggi davvero spettacolari e iconici. Il lato visivo, nel suo insieme, trasmette vibes da videoclip, con una cura estetica che valorizza anche i momenti più emozionali.
A proposito di emozioni, il pubblico è visibilmente toccato durante If It Means A Lot to You, con l’arena immersa in un bagno di coriandoli e luci calde che accompagnano un singalong collettivo da pelle d’oca. Una performance che, in quella parentesi, supera qualsiasi riserva tecnica o di energia e prepara il pubblico al gran finale, che arriva con la più recente e celebrativa Flowers, seguita dal brano di chiusura per eccellenza, All Signs point To Lauderdale.

Galleria foto completa QUI.

Scaletta:
1. The Downfall of Us All
2. I’m Made of Wax, Larry, What Are You Made Of?
3. 2nd Sucks
4. Right Back at It Again
5. Bad Blood
6. Paranoia
7. Rescue Me (ft Marshmello)
8. Have Faith in Me
9. Since U Been Gone (Kelly Clarkson cover, preceduta da un estratto di Walk dei Pantera)
10. All My Friends
11. You Be Tails, I’ll Be Sonic (Versione ridotta)
12. Mr. Highway’s Thinking About the End (Versione ridotta)
13. Resentment
14. LeBron
15. Miracle
16. All I Want
17. Sometimes You’re the Hammer, Sometimes You’re the Nail
18. If It Means a Lot to You
19. Flowers
20. All Signs Point to Lauderdale

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