2024 – Fearless Records
La band della Florida Wage War da tempo si è affermata saldamente come un artista chiave nella moderna scena metalcore. Il loro successo iniziale con “Blueprints” del 2015 e “Deadweight” del 2017 è stato costruito partendo da un approccio diretto e molto aggressivo, consolidando il loro status di potenza nel genere. Tuttavia, il loro terzo album, “Pressure” del 2019, ha ricevuto molte opinioni contrastanti a causa della loro sperimentazione su stili più “accessibili”, allontanandosi un po’ dal loro sound consolidato. La band è poi riuscita a riprendersi con il loro quarto album, “Manic” del 2021, in cui hanno unito con successo la loro tipica aggressività con influenze moderne, creando un sound coeso che ha rivitalizzato la loro immagine. Mescolando costantemente riff hardcore con sensibilità pop, quindi, la band ha coltivato un’enorme fanbase devota che attendeva con ansia il loro nuovo album, “STIGMA“.
Prima dell’uscita di questo album, sono stati pubblicati tre diversi singoli. Il primo, MAGNETIC, mette in risalto l’abilità strumentale dei Wage War e il talento per la creazione di ritornelli catchy. La voce pulita e dolce di Cody Quistad si armonizza con i toni più rauchi di Briton Bond, creando un flusso equilibrato e dinamico che culmina poi con un potente breakdown, da tipico tratto distintivo della band. Il secondo, NAIL5 si apre con un ritornello ispirato al mumble rap prima di tuffarsi in un riff robusto. Gli elementi elettronici della canzone esaltano la voce distorta di Bond, mentre il suo ritmo più lento enfatizza un groove costante dall’inizio alla fine. L’ultimo, TOMBSTONE, ha avuto un impatto ancor più significativo sia sui nuovi fan che su quelli di lunga data. Rispetto a MAGNETIC, esalta l’incredibile varietà di stili su cui la band ha lavorato negli ultimi anni. Ritornando alle loro radici più pesanti, TOMBSTONE presenta un mix di blast beat, ritmi in half-time e un breakdown che farebbe crollare qualsiasi locale se suonato dal vivo, il tutto abbinato ad un ritornello molto orecchiabile. Potrebbe ricordare tracce precedenti, come The River, e potenzialmente potrebbe diventare una delle preferite dai fan.
La traccia di apertura, THE SHOW’S ABOUT TO START, porta ad un inizio un po’ preoccupante. Evocando lo stile di produzione dei Bad Omens, mostra un ritmo hip-hop e distorsioni elettroniche stratificate con le voci. Mentre la traccia si sviluppa, tuttavia, presenta un lavoro di chitarra ripetitivo e riff aggressivi che si sforzano eccessivamente di dimostrare la pesantezza della band. I versi parlati e cantati del frontman e il riff principale non riescono a lasciare un impatto significativo, risultando in un’apertura vuota e poco convincente. Man mano che l’album procede, questi problemi diventano più evidenti. SELF SACRIFICE, nonostante sia stata progettata per essere divertente e contagiosa, mostra un ritmo trap abusato e testi insipidi, con delle composizioni che sembrano poco convincenti e senza ispirazione. La produzione non è delle peggiori; chiunque abbia fatto il mixaggio ha fatto un ottimo lavoro. Ma, ad eccezione dei singoli usciti in precedenza, il resto delle tracce sembra costruito in modo fin troppo semplice. Se i ritornelli fossero tutti orecchiabili come MAGNETIC e non ci fosse questo eccessivo utilizzo della strumentazione elettronica, probabilmente non saremmo della stessa idea. BLUR, infatti, esemplifica questo passo falso con il suo ritornello prolungato che mina il potenziale delle strofe, lasciando la canzone paralizzata in un momento cruciale. Durante tutto l’album, la band tenta ripetutamente di riconquistare la magia dei loro lavori precedenti: ci sono alcuni momenti di ripresa, come HELLBENT, che presenta un ritornello forte e un uso efficace della potente voce di Cody Quistad. Anche la chiusura con IS THIS HOW IT ENDS risulta essere leggermente migliore; è una traccia che si appoggia alla voce pulita di Quistad, dando vita ad una conclusione abbastanza emozionante a questo nuovo album.
In sintesi, “STIGMA” è un album che genera sentimenti contrastanti: qualcuno potrebbe giudicarlo sconnesso, incoerente e iper-prodotto, mentre altri potrebbero apprezzare moltissimo queste nuove sperimentazioni. Questo, però, rappresenta soltanto lo sforzo maldestro della band di creare qualcosa di più moderno e apprezzabile dalle nuove generazioni di fan. Nonostante il tentativo di tornare alle proprie radici, ciò che ne risulta è una raccolta di brani privi di momenti memorabili e progressioni significative. “STIGMA” non è sicuramente la cosa peggiore uscita quest’anno, ma in questo non sono riuscita minimamente a ritrovare i Wage War che ho amato nei vecchi album, “Manic” compreso. Un lavoro che, sfortunatamente, credo sarà destinato ad essere dimenticato tra la miriade di uscite metalcore negli anni a venire.
5/10
Tracklist:
01. THE SHOW’S ABOUT TO START
02. SELF SACRIFICE
03. MAGNETIC
04. NAIL5
05. BLUR
06. TOMBSTONE
07. HAPPY HUNTING
08. HELLBENT
09. IN MY BLOOD
10. IS THIS HOW IT ENDS
Band:
Stephen Kluesener – batteria
Seth Blake – chitarra
Briton Bond – voce
Chris Gaylord – basso
Cody Quistad – chitarra/voce melodica
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