Appuntamento imperdibile quello di stasera, 24 Febbraio 2023, al Live Music Club di Trezzo sull’Adda. Un venerdì sera di puro e crudo Heavy Metal…e chi, se non loro, a rappresentare al meglio questo genere? Stiamo parlando della teutonica band tedesca Accept… con il loro “Too Mean To Die” tour che saluterà l’Europa con l’unica data italiana, per poi riprendere ad aprile direttamente sui palchi sudamericani.
Ad impreziosire la serata, ci saranno i White Skull, i cosiddetti “Teschi di Vicenza”…band Heavy Metal nostrana fresca della pubblicazione del già iconico album “Metal Never Rusts“.
Inutile dire che, da amante sfegatata di questo genere e da “boomer inside”, non sarei potuta mancare per nessun motivo ad un concerto come quello di stasera… i White Skull, una delle migliori band del panorama metal italiano, e gli Accept, band storica del genere e tra le mie preferite in assoluto.
Sono circa le h 20 quando arrivo alla cassa per ritirare il mio accredito, qualche nota di Metal Never Rusts riecheggia all’esterno; in fretta e furia, mi appresto a fare ingresso nel locale. Il Live Music Club è, per ora, pieno solo per metà; quindi ne approfitto per arrivare il più possibile sotto palco.
Sullo sfondo un telone riporta a caratteri cubitali il nome della band.
WHITE SKULL
I 5 del “Teschio Bianco”, già disposti sul palco, stanno terminando l’esecuzione di quello che è stato scelto come primo pezzo per la scaletta Metal Never Rusts, title track del loro ultimo album del 2022. La band, che appare in gran forma, si guadagna fin da subito l’ammirazione del pubblico.
Si prosegue con Tales From The North, dall’omonimo album del 1999; le tastiere, di Alexandros Muscio, un po’ alla Stratovarius, creano un bel contrasto con la grinta del resto della band.
È ora il momento di un pezzo dal retrogusto un po’ malinconico, Ad Maiora Semper, il secondo estratto dall’album Metal Never Rusts; gli antistanti apprezzano la scelta, dimostrando, con “accompagnamenti vocali” alla valchiria Federica De Boni, di conoscere già molto bene questo brano.
Tuffo nel passato con Red Devil, traccia estratta da Under This Flag del 2012, con la spettacolare esecuzione solista di Tony “Mad” Fontò, e la mitica The Roman Empire dall’album Public Glory, Secret Agony del 2000.
Siamo a metà della scaletta, il successivo brano, nonché il terzo estratto da Metal Never Rusts, è Skull In The Closet; dal feeling rock’n’roll che riporta la memoria agli esordi della band. Ogni canzone aggiunta alla scaletta, continua a confermare le enormi capacità di ogni membro di questa band: Tony “Mad” Fontò, leader e fondatore della band, con i suoi bellissimi riff di chitarra; Federica “Sister”De Boni dall’indiscutibile potenza vocale; Valentino Francavilla, new entry della band e chitarrista solista dalle enormi doti che si destreggia in funambolici assoli; Alexandros Muscio, talentuoso tastierista dalla forte personalità musicale; Alex Mantiero, storico drummer della band dal lontano 1992; Jo Raddi bassista della band dal 2008.
“Chi è la nostra regina?” questa è la domanda che Tony Fontò rivolge al pubblico avvicinandosi a Federica De Boni…un momento scherzoso adatto ad annunciare il successivo brano “I Am Your Queen” tratto da “Will Of The Strong” del 2017. Ed è proprio la regina del metal italiano che, De Boni, dimostra di essere.
L’intro del prossimo pezzo è affidato ad un soave arpeggio di Valentino Francavilla, prontamente accompagnato da un emozionante coro da parte del pubblico…si tratta di Black Ship, altra bellissima traccia dell’album Metal Never Rusts.
Siamo giunti al gran finale, con quelli che probabilmente sono i due pezzi emblematici di questa band: High Treason da Public Glory, Secret Agony e la epica Asgard, tratta da Tales From The North.
Che dire… l’impeccabile esibizione dei White Skull è riuscita a creare nella sala, che nel frattempo si è colmata di fans, l’atmosfera ideale per accogliere la Band che, di questo genere, è un’autentica istituzione.
Scaletta:
– Metal Never Rusts
– Tales From The North
– Ad Maiora Semper
– Red Devil
– The Roman Empire
– Skull In The Closet
– I Am Your Queen
– Black Ship
– High Treason
– Asgard
ACCEPT
Ed ecco che cambia la scenografia…il telo sullo sfondo, che riporta un enorme serpente cyborg, si completa con altri pannelli verticali distribuiti più avanti sul palco, a raffigurare la copertina dell’album Too Mean To Die.
La carica emotiva all’interno del Live Music Club diventa sempre più tangibile; ormai manca davvero poco al grande momento. Anche per me l’emozione è indescrivibile; nonostante il mio primo approccio a questa band risalga ad ormai tanti anni fa, questa sera sarà la prima volta che li vedrò live.
Le luci si abbassano, le centinaia di fan presenti cominciano ad acclamarli a gran voce; nelle retrovie un piccolo gruppo di fan nostalgici che grida il nome dello storico ex cantante della band “Udo Dirkschneider”.
L’impianto audio inizia a riprodurre le note introduttive di Zombie Apocalypse prima traccia dell’utimo album Too Mean To Die del 2021; ed ecco che,mentre i primi passaggi della canzone si esauriscono, gli Accept fanno il loro ingresso trionfale.
Quella salita sul palco è una formazione largamente rimaneggiata; infatti l’unico membro storico, dopo l’abbandono della band nel 2018 da parte del bassista Peter Baltes rimpiazzato dal mai troppo appariscente Mark Motnik, è l’inossidabile Wolf Hoffman. Un incredibile riff maker e autentico fuoriclasse della chitarra, pilastro della band dall’ormai lontano 1975. Ad affiancarlo troviamo: l’immenso Mark Tornillo , voce graffiante degli Accept dal 2009,dai più nostalgici considerato ancora il “nuovo cantante”, ma comunque degno successore di uno dei cantanti più rappresentativi di questo genere; Uwe Lulis, ex-Grave Digger, valido chitarrista e Christopher Williams alla batteria, subentrati entrambi nel 2015; infine, la “new entry” Philip Shouse, terzo chitarrista della band, a conferma del fatto che Hoffmann non si circonda di principianti. L’impatto sonoro creato dalla tre chitarre è davvero devastante ed il pubblico ne rimane travolto.
Ritornando alla setlist.. secondo pezzo in scaletta e secondo estratto dall’ultimo album, Symphony Of Pain, che presenta nell’assolo di chitarra dei riferimenti a composizioni di musica classica del genio Ludwig van Beethoven.
Salto indietro nel 1982, ad uno degli album più significativi di questa band Restless and Wild…ed è proprio la title track ad essere scelta come pezzo successivo. Un superclassico che, se dapprima lascia tutti i presenti a bocca aperta, poi trascina il pubblico in cori a squarciagola.
Ed è bene che un po’ di voce rimanga a tutti, perché è ora il momento di un altro classico Midnight Mover, brano molto melodico estratto da Metal Heart del 1985. Continua così la presa sul pubblico da parte degli Accept…
Si passa ora al più recente The Abyss, dall’album Blood Of The Nations del 2010; per poi tornare di nuovo indietro al 1993 con la maestosa Objection Overruled, title track e opener dell’album. L’alta velocità fa da padrona, chitarre e batteria non accennano di fermarsi…e la voce che graffia come non mai.
Un altro breve assaggio di presente con Overnight Sensation, terzo estratto da Too Mean To Die; ed ecco che Mark Tornillo, dal fronte palco, annuncia che è arrivato il momento di salire su di una DeLorean ( iconica auto di Ritorno Al Futuro)…ed è così che gli Accept annunciano un medley di quattro brani presi dai loro grandi album dei primi anni ’80. Accelerata finale sulla DeLorean con Breaker, title track del 1981… ritmi veloci, ottimo uso della doppia cassa di Williams e i molteplici assoli di Hoffmann che, come spesso accade, presentano richiami di musica classica.
Dopo aver reso tributo a dischi grandiosi come Restless And Wild e Balls To The Wall, si ritorna ai giorni odierni con la ballata The Best Is Yet To Come. Un sempre sorridente Hoffman, con un’invidiabile tenuta del palcoscenico, cerca sempre di coinvolgere e intrattenere i fan presenti.
Melodie toccanti ed epiche unite alla potenza teutonica caratterizzano il prossimo pezzo…Shadow Soldiers, da Stalingrad (Brothers In Death) del 2012. Durante l’esecuzione del pezzo, il frontman Tornillo sventola alta la bandiera degli Accept in giro per il palco.
Siamo di nuovo negli anni ’80 con due capolavori estratti da Restless And Wild: Princess Of The Dawn e Fast As A Shark.
Il primo, dall’incedere cadenzato e dai riff ossessivi e graffianti, è uno storico pezzo entrato ormai nella testa e nel cuore di tutti… lo conferma anche il fatto che viene cantato dal pubblico nella sua interezza. L’entusiasmo in sala è a mille.
Come infiammare ancora di più un pubblico già eccitato? Nella sala si propaga l’iconica “Heidi, Heidi, Heida” …e tutti sappiamo cosa ci aspetta dopo. Ecco partire le note di Fast As A Shark che trascinano il pubblico in un moshpit sfrenato; impossibile non esserne persuasi. Per l’occasione, il cantante Tornillo si presenta sul palco con uno squaletto gonfiabile, ribattezzato poi “Shark Tornillo”; il lancio del gonfiabile sul pubblico si rivela un successo, tanto che gli aspetta una lunga sessione di crowd surfing prima di tornare dal “legittimo proprietario”.
Il successivo pezzo fa parte ancora dei classici intramontabili della band…Metal Heart, mid-tempo con un ritornello corale semplicemente da brividi.
Si torna alla “nuova era” degli Accept con due brani estratti da Blood Of The Nations.
Teutonic Terror, una mid-time potente con un ritornello molto orecchiabile, con la quale Tornillo ci fa godere di un’altra ottima performance, con falsetti a metà strada tra Udo e Brian Johnson.
Pandemic…dai riff da headbanging sfrenato e un ritornello che rende manifesta la malattia metallica da cui siamo affetti “It’s a pandemic, It’s a metal disease”.
Ed è proprio con Pandemic che gli Accept ci salutano prima dell’encore.
Tre sono i pezzi scelti per un finale davvero con il botto. Si riparte con Hung,Drawn And Quartered, secondo estratto della serata, nonché opener dell’album Stalingrad (Brothers In Death); brano dal sound classico e tradizionale composto da riff veloci e affascinanti linee vocali.
Si passa poi all’immancabile Balls To The Wall, title track e opener dellomonimo album del 1983. Pezzo molto ritmico, con un attacco pacato che sale in un crescendo trionfale fino alle magiche parole “Show Me The Sign Of Victory”.
Per la chiusura, la scelta si orienta a I’m A Rebel…uscita nell’ormai lontano 1980. Dal sound rock’n’roll, non uno dei migliori pezzi dei tedeschi, ma sicuramente molto coinvolgente, la classica “Hit da radio” come la definì anche il suo ideatore.
Gli Accept si sono dimostrati un’autentica macchina da guerra…gli anni sembrano non passare, non un filo di ruggine e la stanchezza non sembra scalfirli, un’esibizione indimenticabile. Purtroppo per me e per noi metalhead, tutte le cose belle devono finire prima o poi…ed eccoci qua ai saluti finali. Centinaia di corna alzate nel Live Music Club, un emozionante scambio di ringraziamenti reciproco tra band e pubblico; ma è solo un arrivederci, tutti siamo già con il pensiero alla loro prossima esibizione, perché gli Accept creano dipendenza.
Ora lo posso affermare con ancora più certezza…METAL NEVER DIES.
Scaletta:
– Zombie Apocalypse
– Simphony Of Pain
– Restless And Wild
– Midnight Mover
– The Abyss
– Objection Overruled
– Overnight Sensation
– Demon’s Night/ Starlight/ Losers And Winners/ Flash Rockin’Man
– Breaker
– The Best Is Yet To Come
– Shadow Soldiers
– Princess Of The Dawn
– Fast As A Shark
– Metal Heart
– Teutonic Terror
– Pandemic
Encore:
– Hung, Drawn And Quartered
– Balls To The Wall
– I’m A Rebel
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