È una giornata fredda e nebbiosa in quel di Milano, e dopo una visita all’imponente e suggestivo cimitero monumentale non c’è nulla di meglio che ritrovarsi all’amato Alcatraz per godersi un concerto che si sposa perfettamente con il clima e il mood del giorno. Infatti, a due anni di distanza dal loro ultimo concerto in Italia, gli Alcest fanno finalmente il loro ritorno nel Bel Paese con “Les Chants de l’Aurore – Tour”, dedicato al loro ultimo album (pubblicato il 21 giugno di quest’anno su etichetta Nuclear Blast), e con loro sul palco troviamo i belgi Doodseskader e gli inglesi Svalbard!
DOODSESKADER
Ad aprire la serata vi sono i Doodseskader, particolarissimo duo proveniente da Gent composto da Tim De Gieter (Amenra) e Sigfried Burroughs (The K). La proposta è, ripeto, particolarissima: uno sludge sperimentale con note industrial, grunge e post metal, che personalmente non rientrano nelle mie corde, ma che il pubblico ha molto apprezzato. Due ragazzi, un basso, una batteria. Un progetto virtuoso e palesemente libero da regole e limitazioni: la creatività è lasciata libera di esprimersi e spesso va fuori strada, esplode in ogni ululato, in ogni nota di basso e in ogni impatto di batteria. La mimica, la gestualità e le espressioni dei due si sposano poi perfettamente con gli estratti di testo, il logo e le immagini suggestive che vengono proiettate sullo sfondo che completa l’allestimento. Particolari l’ho già detto…?
SVALBARD
Il secondo gruppo ad esibirsi sono gli Svalbard, da Bristol con grinta ed eleganza! Un quartetto esplosivo che ti attira con la propria cruda vulnerabilità intima e che allo stesso tempo ti schiaffeggia con riff di chitarre e di batteria furiosi ed energici. Propongono composizioni basate su suoni post hardcore ibridati con elementi tipici del black metal, ricreando atmosfere quasi oniriche, ed in alcuni brani si notano anche influenze death metal che non stonano per nulla. Sfoggiano testi crudi e diretti, poggiati su suoni decisi e precisi che attraggono e non stancano.
Sopra tutto spiccano le due voci, che si alternano in maniera raffinata e profonda, donando maggiore varietà alle composizioni e meravigliando per l’acutezza di una (Liam Phelan) e la grinta dell’altra (Serena Cherry)! C’è tanta potenza e tanta convinzione nella loro interpretazione, sia vocale che strumentale. Non male!
SETLIST
Eternal Spirits
Disparity
Open Wound
For the Sake of The Breed
Defiance
To Wilt Beneath the Weight
Faking It
ALCEST
Ultimo cambio palco e finalmente salgono on stage gli Alcest, da me particolarmente attesi in quanto da sempre particolarmente apprezzati; dopo l’ultimo album poi… Un capolavoro che si conferma nella mia personalissima top five delle nuove uscite di quest’anno (e forse anche dello scorso).
Salgono sul palco tra gli applausi ed in un attimo lanciano il loro distintivo incantesimo blackgaze sul pubblico. Silenzio. Incanto. Oltre due decenni a perfezionare il loro caratteristico mix di black metal e shoegaze con sentori ambient, anche stasera trasportano il pubblico in un mondo onirico, con una performance che si svolge come un sogno inquietante, intrecciando bellezza e malinconia. La musica non è solo eseguita, ma evoca emozioni profonde che vanno oltre le sole parole e mentre promuovono il loro ultimo album, “Les Chants de l’Aurore“, ogni nota risuona intimamente e crea un’atmosfera di inquieta serenità. L’allestimento del palco è splendido nella sua semplicità: nessun nome, nessun logo, solo una grande luna iridescente con due sagome di aironi, a riprendere la copertina dell’ultimo album.
Aprono il loro set con “Komorebi“, trasportando la folla in un’atmosfera tranquilla e onirica, con il dolce pizzicare delle chitarre e la voce calda e melliflua di Neige che riempie la sala con parole foriere di rinascita interiore e sacra introspezione. E poi “L’Envol”, un brano che trasuda libertà e conquista, con il suo inizio lento e attento e man mano in crescendo fino a esplodere. Segue “Améthyste“, con un tono più ricco e melodie cupe che avvolgono il pubblico e lo costringono allo sguardo interiore, alla contemplazione introspettiva, alla messa in discussione di ogni propria profonda certezza. Oltre al nuovo album gli Alcest deliziano il pubblico anche con meraviglie del passato, come la splendida “Sapphire” (2019 – Spiritual Instinct) che mescola linee di chitarra graffianti con un bordo melodico in grado di evocare tutta l’energia grezza di quell’album in contrasto volutamente perfetto con le tracce precedenti; e poi “Écailles de lune – Part 2” (2010) con i suoi crescendo travolgenti, espressivi ed evocativi; fino a “Souvenirs d’un Autre Monde” (2007), capolavoro di chitarra e di delicatezza vocale, semplicità esecutiva che crea però un caotico e potente coinvolgimento emotivo.
Un’esecuzione impeccabile, una presenza incantevole, uno spettacolo emotivamente unico che entra di prepotenza nella mia personalissima top five dei concerti più belli visti quest’anno (e forse anche dello scorso)…
SETLIST
Komorebi
L’Envol
Améthyste
Protection
Sapphire
Écailles de lune – Part 2
Flamme jumelle
Le Miroir
Souvenirs d’un autre Monde
Oiseaux de Proie
ENCORE:
Autre temps
L’Adieu
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