Dopo aver dato forfait all’ultimo istante un anno e mezzo fa, per cause di forza maggiore, stavolta non mi lascio scappare l’occasione di vedere gli Antimatter dal vivo.
Sono le 21:50, e l’apertura delle danze è affidata agli En Declin: trio dalla proposta non facilmente definibile, anche se ovviamente le definizioni in ambito musicale sono spesso arbitrarie e discutibili. Ammetto di non averli mai ascoltati prima, quindi ne parlerò basandomi unicamente su quello che ho ascoltato dal vivo, senza preconcetti di sorta.
Le canzoni suonate in questa mezz’ora scarsa si basano prevalentemente sui midtempos e rare accelerazioni, la chitarra è spesso in delay (molto ottantiana quindi), mentre il batterista si occupa anche delle intro e delle basi tramite un laptop. Noto subito la mancanza di un basso, e la cosa mi lascia decisamente perplesso.
A mio parere, la proposta è inquadrabile come post/alternative rock con influenze degli ultimi Anathema. Facile intuire come quest’ultimo sia il motivo per cui sono stati scelti come opener. Viene eseguita anche una cover di Phil Collins, artista mai veramente amato dal sottoscritto.
Ascoltando gli applausi che si susseguono, è evidente come la band sia stata ben apprezzata dal pubblico presente in sala.
Per quanto mi riguarda, it’s not my cup of tea.
Son passate le 22:30 quando gli Antimatter prendono posto sul palco del Wishlist.
Le prime note di “The third arm”, tratta dall’ultimo album “Black market enlightenment”, mettono subito in evidenza l’anima metal della band rispetto alle ultime prove in studio: l’impatto sonoro e i volumi delle chitarre sono decisamente heavy; una piacevole sorpresa, visto che reputo la produzione dell’ultimo album decisamente troppo soft e “posata”. Il fumo sul palco e i giochi di luce del laser (alternanza di verde, viola, blu e rosso) contribuiscono indubbiamente nel creare una certa atmosfera.
La setlist è incentrata sostanzialmente sugli ultimi quattro album (un solo estratto da “Saviour”, e nessuno da “Lights Out” o “Planetary Confinement”), con mio estremo rammarico… avrei preferito una maggiore considerazione verso il materiale composto insieme a Duncan Patterson.
Non manca il consueto omaggio ai Pink Floyd: vengono eseguite le cover di “Another Brick in the Wall part. 2” e “Welcome to the Machine” (mio pensiero personale: proprio necessario?), riarrangiate in maniera differente dagli originali. L’influenza della band britannica sugli Antimatter d’altronde è evidente, soprattutto nella chitarra solista.
I giochi si chiudono dopo quasi due ore di set, con l’esecuzione di “Sanctification”, tratta sempre dall’ultima fatica in studio.
In conclusione, un concerto superiore alle mie aspettative; la “mossa vincente” è stata indubbiamente l’esecuzione quasi metal del repertorio.
I miei complimenti a Mick Moss, mi ha sorpreso (e riuscirci è molto difficile… ).
Un ringraziamento a Dark Veil Productions per averci ospitato.
Setlist:
– The Third Arm
– Stillborn Empires
– Can of Worms
– Partners in Crime
– Black Eyed Man
– The Last Laugh
– Monochrome
– Another Brick in the Wall part. 2 (cover Pink Floyd)
– Paranova
– Integrity
– Welcome to the Machine (cover Pink Floyd)
– Wide Awake in the Concrete Asylum
– Redemption
– Leaving Eden
– Between the Atoms
Encore:
– Sanctification
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