BEHEMOTH hanno pubblicato il loro tredicesimo album in studio, “The Shit Ov God”, disponibile da oggi via Nuclear Blast Records. In contemporanea, la band polacca ha diffuso il videoclip ufficiale del quarto singolo estratto dal disco, “Sowing Salt”, realizzato in collaborazione con il regista Zev Deans.
Il video, caratterizzato da un’estetica post-apocalittica e retro-futurista, proietta BEHEMOTH in una dimensione visiva inedita, pur mantenendo la coerenza con l’immaginario tematico e simbolico che ha contraddistinto oltre trent’anni di carriera del gruppo.
“Sowing Salt è probabilmente uno dei brani più brutali mai composti dai BEHEMOTH. È implacabile, senza compromessi, assoluto”, ha dichiarato Adam “Nergal” Darski, fondatore e voce della band. “Il video di Zev Deans completa in modo potente la canzone, sia a livello musicale che lirico. E i testi? Radicali e provocatori quanto la musica stessa.”
Con “The Shit Ov God”, i BEHEMOTH confermano la loro propensione a non temere lo scontro, sia a livello musicale che concettuale. Otto brani che scavano a fondo nei temi dell’umanità, della divinità e della ribellione, in un mondo che esalta l’individualità ma resta ancorato ai suoi salvatori — religiosi, politici o culturali. Il titolo stesso, volutamente provocatorio, riflette questa attitudine.
“Abbiamo scelto un titolo così diretto e polarizzante proprio per rigettare ogni forma di sottigliezza”, spiega Nergal. “È un gesto di sfida, un’immersione nelle profondità, alla ricerca dell’assoluto anche nel fango.”
L’artwork dell’album rafforza il messaggio, presentando una versione capovolta del cristogramma “IHS”, simbolo tradizionale della cristianità, reinterpretato in chiave dissacrante.
“A questo punto del percorso dei BEHEMOTH, e del mio stesso viaggio creativo, le parole hanno sempre meno peso”, continua Nergal. “Ciò che siamo davvero, ciò in cui crediamo, si esprime nella musica, nelle immagini, nelle performance e nella connessione con il pubblico. Questo disco è la nostra essenza più pura. Se fosse l’ultimo, potrei dire di morire fiero. Nessun riempitivo, nessun eccesso: solo il meglio di noi.”
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