C’è chi dice che il rock sia morto; c’è chi aggiunge che il rock’n’roll sia cosa per vecchi; c’è chi si cosparge il capo di cenere dichiarando che tutto sia ormai finito, recitando il de profundis del rock’n’roll. Permettetemi, senza offesa per nessuno: Stonz**te!!! oppure, dandomi un tono, Bullsh*t!!!

Perchè il rock’n’roll è vivo e vegeto, sudore e amore, passione ed energia. A conferma della mia tesi il concerto di ieri sera al Locomotiv di Bologna dove si sono esibiti i danesi D-A-D e, in apertura, gli italiani Hangarvain. I primi una sicurezza… da piùdi 30 anni sulle scene con la loro carica energetica e il loro stile divertente e coinvolgente, i secondi alla ribalta da una manciata di anni a dimostrazione che quando la passione incontra il cuore tutto diventa possibile…

E allora… mi ripeto… il rock’n’roll è vivo e vegeto se si è disposti ad ascoltarlo ed accoglierlo nella propria vita. In caso contrario, meglio le pantofole…

Ma procediamo con ordine.

Ad aprire, ore 20:25 come piùvolte ripetuto all’ingresso durante le compilazioni delle nostre tessere, gli Hangarvain. Italiani 100% provenienti dal sud e dal nord della nostra penisola. Un quartetto davvero con i controfiocchi. In tour con i D-A-D in europa. ‘Esperienza bellissima‘, mi dice il chitarrista Alessandro Liccardo. ‘Siamo stanchi ma ci stiamo divertendo molto e poi è una grande cosa essere con i D-A-D’. Infatti deve essere davvero bello ed interessante potersi confrontare con delle star del calibro dei D-A-D che di lì a poco si presentano sul palco in modo esplosivo.

Gli Hangarvain sono davvero bravi e promettono bene. Quattro album alle spalle, l’ultimo dello scorso ottobre (‘The Great Machine’ – Volcano Records). Un sano rock’n’roll con belle sonorità  southern heavy, una bella presenza, una buona e dura base ritmica e tanta simpatia espressa tutta dai sorrisi di Sergio Toledo Mosca e dalla sua splendida voce e dalla qualità  alla chitarra di Alessandro. Davvero una splendida sorpresa, tutta orgoglio del nostro paese.

 

Dopo i 40 minuti dedicati agli apripista Hangarvain e il cambio di palco, ecco il momento degli attesi D-A-D, band danese in attività  ormai dall’82. Una band che è riuscita ad incantare il pubblico accorso al Locomotiv, locale accogliente e caldo grazie al pubblico molto caloroso. Una band davvero carica di energia, quella che è alla base del rock’n’roll potente, vissuto e rumoroso. Davvero un gran bel concerto da parte dei fratelli Binzer, Jesper e Jacob, rispettivamente voce principale e chitarra e chitarra e voce d’accompagnamento, dell’eccentrico e di stravagante strumentazione con i suoi bassi a due corde di incredibile fattura, Stig Pedersen e da Laust Sonne simpatico e potente batterista. Davvero divertente, carico di energia, vibrante e molto entusiasmante.

Passione, energia, carica, umanità  e forte sentimento. Credo che la ricetta possa essere adatta al quartetto danese. Sin dalle prime note di ‘Burning Star’ il pubblico ha intuito il motivo della serata… ritmo, forze e rock’n’roll. La band è in tour da qualche settimana ormai per promuovere il nuovo album uscito lo scorso maggio ed intitolato ‘A Prayer for the Loud‘, da cui alcuni brani sono tratti, come è giusto che sia. Per l’appunto l’iniziale ‘Burning Star‘, bella, potente e carica e poi ‘Nothing Ever Changes‘, ‘The Real Me‘, ‘The Sky Is Made Of Blues‘ e ‘No Doubt About It‘, oltre ovviamente la title track del nuovo album. 

I nuovi brani sono molto apprezzati dal pubblico che partecipa e gradisce. Gradisce anche quando Jesper Binzer salta giùdal palco e coinvolge tutti iniziando un simpatico duetto con Laust Sonne al quale vengono rivolti, da Jesper e pubblico, ringraziamenti, e fra una rullata e l’altra, affettuosi ‘Laust ti amo ti amo…‘ e, con rincorsa dal fondo del locale verso il palco, ‘Laust, scassa la batteria…‘, ripetuti fino allo sfinimento… ma la batteria è rimasta ancora lì!

Bèh il siparietto è divertente e l’audience accoglie con piacere questo spettacolino ‘intimo’.

Poi è rock’n’roll da parte di tutti. I brani classici hanno incantato tutti. Dallo spaghetti western, all’hard rock, al blues e al rock piùcolorato e scanzonato. Una band per tutti i gusti che ha retto perfettamente il palco e si è lasciata trascinare dall’affetto. Canti, urla, applausi.

Bravo Stig Pedersen, piùvolte salito con i piedi sulla grancassa, a mettere in mostra i suoi superbi bassi a due corde, con la paletta a forma di aereo del barone rosso e croce celtica nella cassa armonica, o di basso al contrario con il corpo minuscolo dello strumento al posto della paletta e una paletta gigante al posto del corpo del basso, oppure ancora con il corpo del basso a forma di fanale posteriore di cadillac con tanto di freccia, o il teschio con gli occhi azzurri, o ancora il basso trasparente con i led azzurri ad illuminare il contorno, oppure, udite udite il basso a forma di razzo… se non è un rock’n’roll show questo, allora mettiamo le pantofole e dichiariamoci anziani!

Bella anche la presenza del batterista Laust Sonne. Davvero un grande personaggio, faccia pulita ma forsennato nel ritmo. Non si è mai fermato un secondo. Un bel metronomo. Un grande dietro i tamburi che gioca e si diverte senza mai smettere di sorridere amabilmente. La band è rodata come si può immaginare e l’affiatamento si nota immediato. Jesper e Jacob si intendo alla perfezione e molto intenso il rapporto nel brano acustico ‘Laugh and a Half‘, presentato da Jesper in italiano, ‘due chitarre acustiche, due fratelli danesi’, carico di presenza…

E Jacob grande solista, davvero bravo e ricco di esperienza, solo grandiosi e avvolgenti, nonchè intimi e magistrali. Tutto d’un pezzo, note nell’aria, quasi impassibile, sguardo severo ma compiaciuto, solo trasportato dai suoi e dalla concentrazione, bravissimo. Simpaticamente fa salire sul palco una bambina, accompagnata al concerto dai bravi genitori che insegnano il rock’n’roll ai propri figli, dicevo, una bambina che indossa un cappello simile al suo. Le fa un inchino, si toglie il cappello in segno di rispetto, le regala il plettro e la saluta ‘riconsegnandola’ ai genitori che hanno stampato sul volto un sorriso ingenuo e commosso. E se non è rock’n’roll questo…

Jesper un folle, un matto dispensatore di allegria. Voce tagliente e graffiante, limpida se serve, un intrattenitore come ce ne sono rimasti in pochi. Incita, parla col pubblico in italiano approssimativo, ‘capish…’, grande comunicatore verbale e musicale, davvero super la usa prestazione come quella dei suoi compagni. Bravo, bravi!

Grazie ragazzi… grazie col cuore, con la mente anche se non era venerdì… come se lo fosse stato… 

 

Avatar
Author

Born to Lose, Live to Win | Rock'n'Roll is my life, so... long live rock'n'roll !!!

Write A Comment