Quattro giorni, decine di band, migliaia di fan. Il Firenze Rocks 2025 si avvia alla conclusione con la sua giornata più attesa, quella che tutti sapevano sarebbe stata epica, sudata e cantata fino all’ultima nota. Un sole implacabile, una Visarno Arena gremita già dal primo pomeriggio e un’atmosfera da grande evento, quella che solo i veri festival sanno creare.

I Revue aprono le danze nel primo pomeriggio, con un set sognante e stratificato tra shoegaze e indie rock, perfetto per accompagnare l’ingresso della folla. 

A seguire, i Punkcake (noti per il passaggio a X-Factor) portano sul palco una proposta originale tra punk e teatralità, curiosa e divertente, ma forse ancora acerba sotto certi aspetti.

Alle 16:30 salgono i Bad Nerves, che come proiettili impazziti in stile speed punk, in trenta minuti a tutto volume, senza pause, senza compromessi, rilasciano una scarica di adrenalina pura.

Poi è il turno della rivelazione della giornata: gli Shame. Con il loro post-punk britannico viscerale e teatrale, conquistano il pubblico italiano con attitudine provocatoria, groove serrati e un frontman in stato di grazia. Tra crowd surfing, smorfie e le acrobazie del bassista Josh Finerty, sono loro a prendersi il titolo di band più spettacolare del pomeriggio. Per molti, una vera e propria epifania.

In fascia pre-headliner, i Weezer fanno il loro mestiere con mestiere: scaletta da fan service, sonorità pulite, attitudine da alternative rockers senza età. Un set piacevole, ben eseguito, che prepara il terreno perfettamente per l’ingresso dei Green Day.

Giunti ormai alle battute finali, la Visarno Arena è completamente gremita, con migliaia di fan pronti a cantare, saltare e lasciarsi travolgere da oltre 30 anni di storia punk rock.

Dopo il loro classico e simpatico siparietto d’apertura, che vede salire sul palco l’eccentrica maschera travestita da coniglio, il set si apre con una carica esplosiva nelle note di “American Idiot”, seguita a ruota da “Holiday” e “Know Your Enemy”, che vede subito una giovane fan emozionata cantare sul palco con Billy.

Zero chiacchiere, solo volume, ritmo e fuoco. Un attacco frontale che manda subito in delirio il pubblico, con Billie Joe indemoniato a incitare la folla e Mike Dirnt e Tré Cool saldissimi nel tenere alto il ritmo sul palco.

Si prosegue con “Boulevard of Broken Dreams”, cantata in coro da tutto il parterre, mentre la più recente “One Eyed Bastard” si insinua tra i pezzi storici con sorprendente naturalezza. “Revolution Radio” e “Longview” confermano che la band non ha perso la voglia di pestare duro.

Nel cuore dello show c’è spazio per i grandi classici: “Welcome to Paradise”, “Hitchin’ a Ride” e soprattutto “Basket Case” e “When I Come Around” – quest’ultima con un groove irresistibile che trascina anche chi è nato dopo l’uscita di Dookie.

C’è anche una chicca per i fan della prima ora: “80”, dal mai dimenticato Kerplunk!, suonata con una furia che sa di garage anni ‘90.

Billie Joe si diverte, interagisce, urla, si inginocchia, si lascia possedere dalla musica. Non ha perso un colpo, né in voce né in presenza scenica. “Brain Stew”, “St. Jimmy” e la tesa “Dilemma” costruiscono una sezione centrale più cupa e incalzante. “21 Guns” arriva al momento giusto per tirare un attimo il fiato, ed è uno dei passaggi più emozionanti della serata.

Il finale è una bomba. Dopo “Minority”, è il momento di una lunga e liberatoria “Jesus of Suburbia”, cantata a squarciagola da ogni singola persona nel prato. Arrivati verso le battute finali di questo infuocato live, Billie si presenta da solo con la chitarra acustica per la tenera e inedita “Bobby Sox (At the Library)”, chiudendo poi con “Good Riddance (Time of Your Life)”, diventato ormai un inno generazionale.

I Green Day confermano la loro spontanea attitudine al live, con onestà, sudore, e con la potenza pura del rock’n’roll, ci salutano per puntare martedì 17 giugno verso Vienna, al Wiener Stadthalle. Con una scaletta che ha saputo mescolare perfettamente i pezzi storici con quelli più recenti, la band si dimostra ancora una volta in grado di sopravvivere ai tempi che cambiano con stile e sostanza.

Testo di Lucilla Sicignano

Setlist:

  1. American Idiot
  2. Holiday
  3. Know Your Enemy
  4. Boulevard of Broken Dreams
  5. One Eyed Bastard
  6. Revolution Radio
  7. Longview
  8. Welcome to Paradise
  9. Hitchin’ a Ride
  10. 80
  11. Brain Stew
  12. St. Jimmy
  13. Dilemma
  14. 21 Guns
  15. Minority
  16. Basket Case
  17. When I Come Around
  18. Wake Me Up When September Ends
  19. Jesus of Suburbia
  20. Bobby Sox
    Encore:
  21. Good Riddance (Time of Your Life)

Si ringrazia Livenation e Firenzerocks

 

Comments are closed.