L’autunno ha appena bussato alle porte di Milano, ma dentro l’Alcatraz l’aria era incandescente. Non solo per la musica, ma per quell’energia collettiva che nasce quando una comunità si riconosce e si ritrova. Il concerto degli H.E.A.T non è stato solo un live, ma una dichiarazione d’amore a un genere – l’hard rock – che in Italia continua a vivere con passione, dedizione e orgoglio.

Ad aprire la serata ci hanno pensato i MIDNIGHT DANGER, con un progetto che è molto più di un semplice omaggio sonoro: è un’esperienza totalizzante. Synth, luci neon, atmosfere cinematografiche e suoni che strizzano l’occhio al lato più oscuro e futuristico degli anni ’80. La loro esibizione ha il merito di fare da ponte perfetto tra due mondi: quello nostalgico di chi ha vissuto quegli anni e quello curioso di chi li scopre oggi. Un set coraggioso, originale e riuscitissimo.
A seguire i FORMOSA, band tedesca che ha saputo conquistare il pubblico con carisma, compattezza e una presenza scenica coinvolgente. Il loro hard rock, sporco al punto giusto e potente ha scaldato definitivamente l’atmosfera, facendo muovere le prime file e creando quel terreno fertile su cui gli H.E.A.T avrebbero poi incendiato tutto.

Quando gli H.E.A.T salgono sul palco, si sente subito che non si è davanti a una band qualsiasi. C’è una cura maniacale per la performance, ma senza mai perdere la spontaneità. Ogni membro sa esattamente cosa fare, quando farlo e soprattutto come farlo, ma tutto arriva al pubblico con l’urgenza e l’autenticità del vero rock’n’roll.
Kenny Leckremo, tornato alla voce ormai da cinque anni dopo la lunga parentesi con Erik Grönwall, dimostra sera dopo sera quanto il tempo sia stato suo alleato. Più maturo, potente e consapevole, ha saputo prendere in mano anche i pezzi storici del repertorio – tra tutti “Emergency” e “Living on the Run” – portando il suo timbro, la sua presenza, e guadagnandosi l’abbraccio caloroso del pubblico. Brani che tanti avevano conosciuto con un’altra voce, ma che oggi vivono una seconda giovinezza grazie all’interpretazione intensa e rispettosa di Kenny.

Uno dei momenti più forti della serata è stato il tributo a Ozzy Osbourne, con un accenno potente e sentito di “War Pigs”. Non solo un omaggio musicale, ma un gesto carico di significato: Ozzy non è solo un’icona, è una figura paterna per intere generazioni di rocker. In quel momento, con tutto il pubblico a cantare l’intro a squarciagola, si è percepito un senso di appartenenza profondo, quasi familiare. È così che il rock crea legami che vanno oltre il tempo e le mode.
Una serata come quella di ieri sera è la prova tangibile che la subcultura hard rock e glam rock in Italia è ben più che un ricordo degli anni d’oro. È viva, attiva, affamata. Il pubblico dell’Alcatraz non era lì per nostalgia, ma per celebrare un genere che continua a produrre musica vibrante, artisti carichi di talento e fan capaci di cantare ogni singola parola.
Band come gli H.E.A.T, i Midnight Danger e i Formosa – insieme a tantissime altre realtà del Nord Europa – ci ricordano che l’eredità di band come Aerosmith, Bon Jovi, Mötley Crüe non è rimasta chiusa nei vinili o nei VHS, ma vive e pulsa nei club, nei festival e nelle notti come questa. Sarebbe ora che anche nel nostro Paese si iniziasse a valorizzare davvero questa scena, a darle spazio, visibilità e rispetto.
Perché se c’è una cosa che il rock non ha mai perso, è la sua capacità di resistere, unire e far battere forte il cuore. E a Milano, ieri sera, il cuore ha battuto fortissimo.
Guarda anche le gallery complete qui!



Comments are closed.