Ci sono concerti che vanno al di là di un esibizione artistica di musicisti di talento, del portare sul palco un concetto o un genere musicale nato in studio e fatto per essere espresso dal vivo di fronte a un pubblico entusiasta… ci sono esibizioni che ti entrano nella mente, nelle vene e nell’anima come nessun altra cosa e che ti fanno davvero vivere un esperienza unica… quasi mistica… facendoti fare un viaggio nel passato attraverso un mondo affascinante ricco di cultura, costumi, usanze e tradizioni di cui si può solo rimanere ammaliati… e gli Heilung sono proprio tutto questo. Per la prima volta in Italia la band di experimental folk porta il suo rituale sulle nostre terre. Un rituale che penso possa essere definito come una delle esperienze più sensazionali che abbia mai vissuto, in quanto gli Heilung sono capaci di farti vivere qualcosa di veramente unico. Il gruppo esce infatti da qualsiasi genere o confine musicale, descrivendo il proprio suono come “amplified history”, enfatizzando l’abilità di connettere la nostra era attuale con i concetti rudimentali degli inizi dell’umanità. Un connubio tanto intrigante quanto strabiliante, creato con una tale passione e dedizione che non si può che rimanere in estasi davanti a quello che questa band è in grado di fare. Ad accompagnare gli Heilung per tutto il tour europeo troviamo la nostra connazionale Lili Refrain e la fantastica Eivør, direttamente dalle isole Far Oer.

Ad aprire la serata troviamo quindi Lili Refrain, cantante, compositrice e chitarrista romana. Un onore più che meritato per Lili, che fin dalle prime note ci fa capire perché gli Heilung hanno scelto proprio lei per aprire tutti i loro concerti di questo tour. Lo stile di Lili è difficilmente etichettabile ma estremamente accattivante, svariando tra i generi folk, blues, metal ma con una costante accentuazione psichedelica che ricorda quasi un suono ambient. Quello che è veramente impressionante è il suo utilizzo della loop station. Lili suona infatti percussioni e chitarre alternandoli di continuo e registrando le parti appena suonate per riproporle in un loop progressivo studiato nei minimi dettagli. In questo modo può quindi creare una base strumentale molto articolata per poi destreggiarsi su melodie di canto molto profonde ed intriganti… anch’esse alternate da virtuosismi di chitarra. Si nota quasi su ogni pezzo una componente esponenziale nell’intensità dei suoi brani, con quindi un aumento progressivo del vigore musicale che raggiunge il suo apice quasi sempre alla fine di ogni pezzo, creando un effetto di estasi davvero coinvolgente. Classe, inventiva e tanta originalità da parte di questa grandissima artista, che si dimostra inevitabilmente anche emozionata e felicissima durante le sue interazioni con il pubblico nel poter parlare italiano e suonare di fronte a familiari e amici. Non poteva davvero esserci un modo migliore per iniziare la serata e siamo estremamente orgogliosi di poter avere un artista italiana su un palco come quello dell’Alcatraz ad aprire il concerto di una band del calibro degli Heilung.

Setlist

Ichor
Mami Wata
Terra 2.0
Travellers
Sangoma

Proseguiamo la serata con Eivør Pálsdóttir, in arte Eivør. Una cantautrice che viene dalle remote isole Far Oer. Eivør si dimostra anche lei un artista straordinaria perfettamente in linea con il tema pagan/folk di serata. Non a caso, infatti, ha composto brani per la colonna sonora della famosa serie “The Last Kingdom” ambientata nell’era vichinga tra il nono e il decimo secolo DC, più precisamente nei periodi di guerra tra sassoni e danesi avvenuti nei regni del Wessex, Mercia e Northumbria. Eivør suona chitarra e percussioni su melodie molto epiche, tipiche da colonna sonora di film storici ambientati nel Nord Europa, con una voce davvero sensazionale che però alterna anche parti quasi in stile canti tribali su tonalità molto più basse. Questo alternarsi delle due tonalità vocali risulta molto efficace perché crea veramente un atmosfera particolare caratteristica di quel giusto compromesso tra il cupo e il fiabesco… molto intrigante! Sorridente e davvero entusiasta di potersi esibire in Italia, Eivør ci accompagna su melodie estremamente piacevoli e ipnotiche che aggiungono quell’ulteriore dose di adrenalina in preparazione del set degli Heilung.

Setlist

Salt
Lívstræðrir
Í Tokuni
The Last Kingdom
Gullspunnin
Trøllabundin

L’entusiasmo è ormai a livelli altissimi in quanto sta per iniziare un vero e proprio rituale che durerà per ben due ore… due ore che si avvereranno essere tra la più sensazionali mai vissute ad un concerto, tant’è che penso che tutti i presenti stasera avrebbero ascoltato più che volentieri anche altre due ore di questo spettacolo straordinario. Per chi non conoscesse gli Heilung, si potrebbero definire una band di experimental folk/neofolk in cui i testi dei brani si basano sulle iscrizioni runiche dei popoli germanici dell’età del bronzo e del ferro, nonché di conseguenza anche dell’era vichinga. La parola “Heilung” significa “Cura” in tedesco. Si può infatti dire che i pezzi degli Heilung permettono all’ascoltatore di essere trasportato in uno stato mentale e fisico di rilassatezza, attraverso un esperienza musicale che ha davvero qualcosa di magico, passando anche attraverso momenti dalle caratteristiche turbolente talmente sono intensi, proprio come se si dovesse effettuare un ciclo completo di sensazioni per poter trovare la cura definitiva di uno stato d’animo alterato. Il concetto artistico degli Heilung non prevede infatti solamente musica, ma anche poesie, dialoghi e monologhi, molto spesso tratti da incisioni e testi presenti in artefatti storici. Infatti, un ulteriore elemento affascinante di questa band è che usano una grande varietà di lingue, anche estinte… il che ha veramente dell’incredibile! Tedesco, inglese, islandese, latino, proto-norvegese, proto-germanico… e molte altre! Cosa ancor più straordinaria, gli Heilung utilizzano quasi esclusivamente strumenti che erano effettivamente presenti all’età del ferro… percussioni con pelle di cavallo, cervo e capra… ossa, lance, corna di bue, sonagli di argilla… e non è finita qui… tutti i membri della band dispongono di costumi spirituali tradizionali dei popoli circumpolari euroasiatici dell’età del bronzo scandinava, che sono di una bellezza assolutamente unica! Per amplificare tutto questo ad una dimensione da palcoscenico ancora più strabiliante, va specificato che per quanto la band sia ufficialmente composta da solo tre membri, ossia Kai Uwe Faust al canto (voci in stile canti tibetani/mongoli), Christopher Juul per tutte le parti musicali e Maria Franz ai clean vocals, la band è in realtà composta da altri sei touring musicians (tra l’altro tutti artisti con anche carriere da solista di un certo spessore) e un cast di ben dieci “guerrieri” a contribuire allo spettacolo in modo quasi continuo su ogni brano. Siamo veramente a dei livelli artistici esorbitanti…

Inizia quindi il rituale degli Heilung con tutti i membri di questa band che entrano sul palco in fila indiana nell’oscurità, a passo rallentato e guidati dalla luce di una sola lanterna, per poi formare un cerchio e pronunciare tutti insieme, ripetendo i versi di uno sciamano capogruppo, quello che è il mantra degli Heilung:

“Remember, that we all are brothers
All people, beasts, trees and stone and wind
We all descend from the one great being
That was always there
Before people lived and named it
Before the first seed sprouted”

Siamo già ad effetti da pelle d’oca e non siamo solo a quella che per gli Heilung è la cerimonia di apertura… Maria inizia quindi a suonare il suo tamburo e comincia la parte musicale del concerto sulle note di “In Maidjan”, un canto intonato nella prima parte principalmente da Kai su quello che può davvero sembrare il testo di un rito pagano, prima che entri in gioco anche la voce angelica di Maria a creare un contrasto estremamente suggestivo. Nei brani degli Heilung c’è questa costante alternanza delle voci di Kai e Maria che vengono poi amplificate dagli altri sei coristi e musicisti presenti sul palco, il che richiede veramente una coordinazione fuori dal comune che gli Heilung eseguono alla perfezione. Kai dispone di un timbro vocale che ricorda moltissimo i canti dei monaci tibetani, il tutto però reso ancor più imponente da questa caratteristica graffiante molto particolare originaria del suo passato da musicista heavy metal. Si ritrova quindi anche in questo caso quella componente di “amplified history” citata precedentemente che è proprio il cuore delle caratteristiche musicali degli Heilung, questa concezione dell’amplificare quello che sono tradizione storiche in modo da poterle fare vivere in modo ancora più accentuato e coinvolgente. Entrano quindi i “guerrieri” muniti di scudi e lance sul palco esibendosi su quello che suona come un vero e proprio canto di guerra incitato da Kai dal titolo “Alfadhirhaiti”, con i guerrieri che ripetono le sue frasi facendo sbattere le lance sul suolo a ritmo delle percussioni… il che crea un effetto davvero devastante!

Giunge uno degli highlights del concerto, con l’esibizione del singolo “Asja”, un pezzo stupendo tratto dal loro ultimo album uscito quest’anno dal titolo “Drif”. L’inizio è un gioco di luci a ritmo della voce di Kai che ha davvero dello strabiliante, con tutti i membri presenti sul palco che interagiscono con movimenti di danza studiati in ogni dettaglio, movimenti effettuati soltanto quando inquadrati dai fasci di luce con una coordinazione impressionante, facendo sembrare un coreografia difficilissima come una cosa estremamente facile. Il resto del pezzo è la prima dimostrazione di serata di quelle che sono le potenzialità vocali sensazionali di Maria, con una voce tanto dolce quanto potente, tanto melodica quanto intensa… assolutamente da brividi! A rendere ancora più caratteristico questo pezzo troviamo i guerrieri che hanno posato lancia e scudi per formare un cerchio battendo mani e piedi girando intorno a ritmo delle percussioni. Giunge un momento tanto caratteristico quanto macabro sulle note di “Krigsgaldr”, perché Maria impugna due ossa e inizia a suonare l’intro di uno dei pezzi più simbolici degli Heilung battendo delicatamente le ossa tra di loro… questa introduzione da pelle d’oca lascia poi spazio a un canto melodico di una bellezza divina, alternandosi nella parte finale in un trio vocale dove Kai & Christopher si uniscono alla voce favolosa di Maria esibendosi però su tonalità vocali molto più basse e cupe… per la prima volta cantate anche in inglese. Un altro elemento impressionante degli Heilung è la varietà dei loro pezzi, tutti completamente diversi ed ognuno estremamente caratteristico, come il seguente “Hakkerskaldyr” intonato senza alcuna base musicale esclusivamente dai guerrieri, con l’unico suono creato dallo sbattere delle lance sul suolo e contro gli scudi. Sensazionale! Cambiamo ancora completamente stile su “Svanrand”, interamente dedicato alle voci femminili, con Maria a guidare un interazione vocale con le tre coriste Emilie Lorentzen, Annicke Shireen e Mira Ceti, che anche in questo caso si esibiscono in un lento ballo circolare durante il canto. Le seguenti “Norupo” e “Othan” sono due ulteriori pezzi incentrati sulla voce angelica di Maria, che interagisce moltissimo in scambi vocali con tutti i musicisti presenti sul palco con una simbiosi assolutamente fantastica!

Una delle cose che mi colpisce di più del concerto degli Heilung è osservare come ogni singolo membro presente sul palco, musicista o guerriero, sia costantemente completamente concentrato come in un vero stato di trance. Occhi fissi, spiritati, immersi nella parte come posseduti da poteri mistici che rendono questa esperienza sensazionale per l’intero pubblico. Si ha veramente la sensazione di tornare indietro nel tempo, come se si dovesse assistere ad un rito sacrificale nel tempio di Uppsala durante l’era vichinga. Non ho davvero parole per descrivere le sensazione che gli Heilung riescono a farti vivere durante il loro rituale… e proprio sulla seguente “Traust” viene rievocato un rito sacrificale di una delle guerriere, con Kai che la lega su un asta e simula di porgere fine alla sua vita con un laccio, prima che Maria venga a soccorrere la defunta che si rialza come a simboleggiare una rinascita o una rincarnazione. “Anoana” ha una delle coreografie più belle dell’intera serata con Maria che, oltre che a intonare il pezzo più melodico di “Drif”, ci delizia suonando anche il ravanahatha, uno strumento antico usato prevalentemente dai popoli che vivevano nelle regioni dell’India e dello Sri Lanka durante l’epoca del re Ravana. Come concezione ricorda un po’ la nyckelharpa, che potrebbe essere considerata come una combinazione di una ghironda e un violino. Arriva il momento che più mi ha trasportato in uno stato di ipnotismo musicale… “Galgaldr” inizia infatti con una parte totalmente parlata con un interazione tra Maria e Kai quasi aggressiva, prima di dare inizio ad una parte in canto malinconico interpretato maestosamente da Maria che genera una vera e propria pelle d’oca… il tutto accompagnato da delle luci stroboscopiche che creano un effetto davvero ipnotico.

“Elddannsurin” gode di un’altra scenografia spettacolare in quanto Kai suona addirittura con una mazza infuocata il ritmo delle percussioni usando un guerriero come tom, che usa lo scudo come pelle del tamburo… siamo a livelli artistici davvero stupefacenti! Mettiamoci anche una delle guerriere che si esibisce in un danza tenendo in entrambi le mani le corna di un cervo anch’essi infuocati e abbiamo uno spettacolo letteralmente mostruoso! Con l’entusiasmo già alle stelle parte l’ultimo pezzo della serata sull’iconica “Hamrer Hippyer”, dove tutti i membri degli Heilung suonano, cantano e ballano su ritmiche molto vive per ben 15 minuti consecutivi, con alcuni guerrieri e percussionisti che si lanciano anche nella folla presente vicino alla transenna, con un brano che ricorda molto un canto festivo, per quanto sempre in tonalità semi-cupe come tutti i brani degli Heilung. Finisce il pezzo e il pubblico esplode i un boato carico di un entusiasmo che ho raramente visto cosi pronunciato all’Alcatraz. Gli Heilung si ricompattano in cerchio al centro del palco per la cerimonia di chiusura del loro rito, con lo sciamano ad onorare ogni membro spargendo incenso grazie all’effetto ventaglio generato da un folto ramo di foglie. Il pubblico continua ad incitare la band e ad acclamarla in modo estremamente caloroso, con Kai che conclude il set con un “Grazie!” intonato con la sua inimitabile voce tenebrosa, creando grandissimo entusiasmo per tutto il pubblico presente. La band si ritira dietro le quinte in fila indiana, tenendosi per mano e a passo lento… sancendo quindi la fine del rito.

Pelle d’oca dal primo all’ultimo secondo! Il concerto degli Heilung è un esperienza musicale che consiglio vivamente a qualunque appassionato di musica, storia, cultura antica, tradizioni folk e non solo… il loro rito è uno spettacolo unico nel suo genere che potrei definire semplicemente stupendo sotto ogni punto di vista! L’utilizzo di vero materiale storico per gli strumenti impiegati, i testi, le melodie, i costumi, le scenografie, i canti e le lingue fanno di questo progetto un vero patrimonio culturale e artistico. Affascinante e estremamente coinvolgente per la cura di ogni singolo dettaglio, questo progetto dispone di una scenografia assolutamente ineguagliabile. Siamo di fronte ad un professionalismo unico insieme ad una passione infinita per un periodo storico… una cultura che gode di una ricchezza d’arte immensa che gli Heilung hanno saputo farci rivivere con una performance da brividi! Non si può che rimanere ammaliati di fronte a questa esibizione che è senza alcun dubbio tra le più sensazionali che abbia mai visto!

Setlist

Opening Ceremony
In Maidjan
Alfadhirhaiti
Asja
Krigsgaldr
Hakkerskaldyr
Svanrand
Norupo
Othan
Traust
Anoana
Galgaldr
Elddansurin
Hamrer Hippyer
Closing Ceremony

Si ringrazia Vertigo Hard Sounds

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