2025 – Napalm Records

Rinomati per il loro inconfondibile mix di modern progressive metalcore/groove metal che rompe gli schemi e avanza continuamente in territori inesplorati, gli ucraini Jinjer hanno consolidato il loro posto nella scena metal mondiale. Grazie a tour incessanti e all’enorme successo dei loro album precedenti, in particolare Wallflowers” (2021), che ha raggiunto la vetta delle classifiche, continuano ad oltrepassare i confini del metal e ad affascinare il pubblico di tutto il mondo.

Quasi quattro anni dopo il loro ultimo lavoro, il nuovo disco “Duél” spinge le tendenze aggressive della band mentre intreccia melodie più equilibrate. Ciò che ne risulta è un album molto più duro, e probabilmente la più adatta incarnazione dell’essenza dei Jinjer fino ad oggi. La prima traccia, Tantrum, accende il tutto con un’intensità bruciante, mostrando l’estrema fluidità al basso di Eugene Abdukhanov e insistendo su elementi progressive nella parte melodica. La dominante performance vocale di Tatiana Shmayluk, che passa senza sforzo dal canto pulito ai ringhi gutturali, consente alla band di sperimentare composizioni sempre più intricate. Hedonist ci offre riffs groove che abbracciano una dissonanza più lenta ma ugualmente punitiva, immergendo l’ascoltatore in un’atmosfera inquietante. Ma, nonostante la travolgente intensità iniziale, la band non si limita a scrivere canzoni stereotipate e dimostra un approccio molto più che dinamico: Il groove meccanico e le angoscianti sfumature di Rogue evocano la grande precisione dei Meshuggah, mentre Tumbleweed, ancora pesante ma più melodica, assomiglia quasi ad una ninna nanna con la sua ricca composizione armonica e la voce prevalentemente pulita, catturando perfettamente l’orrore della guerra.

Il batterista Vlad Ulasevich brilla per la precisione tecnica e il suo approccio fluido, capace di creare un eco che si sposa con il resto della strumentazione, senza mai sovrastarla ma aggiungendo una bella consistenza al groove delle canzoni. Anche la voce della Shmayluk funge da strumento versatile, elevando Green Serpent ad un’odissea emotiva che esplora la dipendenza attraverso vivide metafore. Il suo raro uso del falsetto si trasforma in feroci ringhi, mentre gli intricati assoli e il riffing dissonante di Roman Ibramkhalilov si incastrano perfettamente ai virtuosismi al basso di Abdukhanov. Ogni membro del gruppo, infatti, svolge un ruolo essenziale nella costruzione dell’elaborata e furiosa architettura sonora che si dispiega nelle undici tracce di questo album. Le tendenze più jazz e sperimentali della band emergono in tutta la loro forza in Dark Bile e nel labirinto tentacolare di Someone’s Daughter, entrambi intrecciando narrazioni intricate attraverso arrangiamenti altrettanto complessi e atmosferici. Kafka, una ballata che sembra quasi surreale, incapsula perfettamente il terrore esistenziale del suo omonimo letterario, culminando in un finale agghiacciante. Le feroci Fast Draw e A Tongue So Sly, sono tra i pezzi più cupi e brutali finora offerti dalla band; la seconda, in particolare, combina blast beat, passaggi doom e djent in soli quattro minuti, anche se la sua complessità potrebbe non essere ben compresa da un ascoltatore meno esperto. Infine, l’album si chiude con il suo omonimo, “Duél”, un culmine epico di tutto ciò che i Jinjer sanno fare meglio: la Shmayluk passa da un’intensa seduzione ad un’impressionante ferocia, aggiungendo strati di profondità e contrasto, mentre il resto della band costruisce un paesaggio sonoro in evoluzione guidato da ritmi progressive e tempi in continua mutazione.

Considerandolo nella sua complessità, “Duél” riafferma lo status dei Jinjer come una delle band più interessanti del metal moderno. È costantemente intenso, musicalmente sofisticato ed emotivamente avvincente; si erge come un’entità a sé stante, plasmata dal caos e dalla tragedia del mondo che lo circonda.  Per i fan e i nuovi arrivati, “Duél” è un ascolto essenziale per chiunque ami il metal e le sue varie influenze, e sono sicura che risulterà essere un ottimo contendente fra tutti i migliori dischi già usciti in questi primi mesi del 2025. Non perdetevi il loro live al Dissonance Fest, Circolo Magnolia di Milano il prossimo 22 giugno (vedi QUI).

 9/10


Tracklist:
1. Tantrum
2. Hedonist
3. Rogue
4. Tumbleweed
5. Green Serpent
6. Kafka
7. Dark Bile
8. Fast Draw
9. Someone’s Daughter
10. A Tongue So Sly
11. Duél

Band:
Tatiana Shmayluk – voce
Roman Ibramkhalilov – chitarra
Eugene Abdukhanov – basso
Vlad Ulasevich – batteria

 

Links della band:
Sito ufficiale
Instagram
Facebook

Comments are closed.