4 ottobre 2025, Fabrique di Milano: a distanza di sei anni dall’ultimo loro concerto nel nostro Paese, i Killswitch Engage sono tornati in Italia per l’unica tappa nostrana del tour a supporto del loro nono album in studio, dal titolo This Consequence, uscito lo scorso febbraio. Con loro sul palco Fit For An Autopsy, Decapitated ed Employed To Serve.

I primi a scaldare i motori della serata sono proprio gli Employed To Serve: la band inglese coinvolge subito il pubblico con brani come Treachery, Atonement e Now Thy Kingdom Come – dal nuovo disco Fallen Star, quinto album studio che vanta diverse collaborazioni del calibro di Serena Cherry degli Svalbard, Will Ramos dei Lorna Shore e lo stesso Jesse Leach dei Killswitch Engage, che per l’occasione sale sul palco con loro a fine set per eseguire Whose Side Are You On?. Dal pubblico un moshpit dopo l’altro, segno del fatto che la band ha decisamente fatto centro, mantenendo alta l’attenzione.

 

Sorprendentemente, si rimane più composti durante i Decapitated: la band death metal polacca ha in serbo per noi brani come Cancer Culture, Just A Cigarette, Suicidal Space Programme e Iconoclast – dall’ultimo disco Cancer Culture, alternati a brani tratti da dischi precedenti come Earth Scar e Kill the Cult. Un set breve ma intenso capace di continuare a mantenere alta l’attenzione del pubblico in vista dei prossimi a salire sul palco.

 

A giudicare dalla quantità di tshirt presenti, i Fit For An Autopsy sono tra i più attesi della serata: il loro set ha una durata poco più lunga delle band precedenti, presentano il nuovo singolo It Comes For You e proseguono principalmente con pezzi dall’ultimo The Nothing That Is come Savior of None / Ashes Of All, Red Horizon e Lower Purpose ma anche brani meno recenti come Pandora – tratta da Oh What the Future Holds. Chiusura con Far From Heaven e il pubblico è carichissimo, pronto ad accogliere i Killswitch Engage.

 

La band di Westfield, Massachusetts, è una vera e propria macchina da guerra: sale sul palco trionfante accompagnata dalla cover di Baba O’ Riley dei The Who e fanno subito sul serio con Strength of the Mind – da Incarnate, datato 2016. “Iniziamo con un po’ di sano moshpit”, così vengono introdotte Rose of Sharyn e Reckoning. Su Aftermath, invece, si passa al crowdsurfing. Il pubblico non sta mai fermo così come la band: è uno show che prosegue liscio, senza particolari pause fatta eccezione per una doverosa parentesi sulla violenza domestica, tema trattato in Broken Glass. La setlist risulta piuttosto bilanciata, dai brani più datati come Fixation on the Darkness, Hate By Design e The Arms of Sorrow a brani più recenti nella carriera della band, come The Signal Fire e Forever Aligned.

Dopo un po’ di altro sano moshpit vecchia scuola e braccia alzate su In Due Time e This Fire, ci si aspetterebbe un encore finale: i Killswitch Engage non scendono mai dal palco, se non per una birra in mezzo al pubblico, regalano le ultime gemme senza troppi fronzoli ed eccoci qui a cantare tutti My Curse e The End of Heartache una dopo l’altra, assieme a My Last Serenade che chiude la scaletta. Un sabato sera all’insegna della nostalgia di inizio millennio, che è parte della nostra anima ormai assieme alle chitarre melodic metalcore che ci hanno portati fin qui.

 

Gallery a cura di: Monica Ferrari

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