Amanda Lear rifiuta il duetto con Damiano dei Måneskin: «Non li conoscevo, ho chiesto dei soldi e si sono offesi»
A 85 anni, Amanda Lear continua a vivere e raccontare la propria carriera senza filtri. In un’intervista rilasciata al settimanale F, l’artista ha rivelato un curioso retroscena: Damiano David dei Måneskin le avrebbe proposto un duetto sul palco del Festival di Sanremo, ma la risposta di Lear è stata chiara:
«Ho chiesto dei soldi e si sono offesi. Non li conoscevo, ho detto no. Chi sono questi ragazzi tutti truccati?».
Nonostante la proposta rifiutata, Amanda Lear si mostra serena e orgogliosa del proprio percorso. «Non mi drogo, non bevo, non ho bisogno dello psicoanalista», precisa. Con oltre cinquant’anni di carriera alle spalle, Lear è oggi protagonista alla Galleria Spazio Guido Tommasi di Milano con la mostra The Eye of Amanda Lear, che raccoglie cinquanta opere su tela e carta. «La pittura è stato il mio primo grande amore», racconta. «Ho studiato all’Accademia di Belle Arti, mai avrei immaginato che una sfilata di Paco Rabanne mi avrebbe portata a conoscere Salvador Dalí».
Proprio con Dalí, Lear ha condiviso sedici anni di vita, nonostante le divergenze artistiche: «Lo trovavo antipatico, preferivo Picasso, De Chirico, Magritte. Lui diceva che Rembrandt era un orrore, Chagall faceva schifo, Cézanne non sapeva dipingere, Magritte era “un piccolo artigiano belga” e De Chirico dipingeva sempre le stesse cose. Eppure, è nata una grande storia».
Con un bagaglio di amori celebri, da David Bowie a Manuel Casella, Lear oggi vive con i suoi gatti e continua a dipingere, pronta a pubblicare in autunno il suo 23esimo album, la cui copertina sarà uno dei suoi quadri. E anche se definisce Tomorrow «il disco più brutto» — scritto in cinque minuti — ammette che «mi ha pagato la casa».
In un’epoca di social network e influencer, Amanda Lear rivendica con orgoglio la sua distanza da certi cliché: «Per un po’ ho dovuto mettermi in mostra anch’io, con i vestiti trasparenti, ma non serve a niente. Ah, se l’avessi saputo trent’anni fa! Forse è la vecchiaia».
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