ELEGY FROM A DYING WORLD è il debut album degli OBSIDIAN FALL, pubblicato qualche settimana fa. Ho visto la band bolognese dal vivo recentemente e quindi perchè perdermi l’occasione di poter parlare con questi quattro giovani musicisti?
Ciao ragazzi come state? un caldo benvenuto su Long Live Rock’n’Roll…
Da qualche settimana è stato pubblicato il vostro primo album ELEGY FROM A DYING WORLD, ne parleremo dopo. Quali sono le vostre sensazioni in questo momento… insomma…. un debut è pur sempre un debut…
Ma prima di tutto che ne direste di presentarvi ai nostri lettori? introducendo i componenti della band, il perchè dei vostri nomi artistici, degli interessi musicali… insomma, vita e miracoli… giovanissimi…
NANSE: volentieri, è sempre un onore per me presentare chi fa parte di questo gruppo e mi sento una privilegiata a farne parte! Partirei da MIRA (voce), nome preso da una stella variabile pulsante che si trova nella costellazione della Balena. Mira disperde la sua massa sotto forma di vento stellare e pulsa in maniera variabile a seconda delle fasi e dei periodi. Direi che non c’è immagine migliore per descrivere le ampie modulazioni vocali della nostra frontwoman! ISKANDAR (batteria) trae origine da Alessandro Magno, la cui immagine storica evoca potenza, proprio come le “pacche” e i blast che accompagnano i nostri pezzi un po’ più “death” e meno “melodic”. PROMETHER (chitarre, tastiere e composizione) è la crasi di Prometeo ed engineer: l’uomo e l’essere umano, nella sua natura creativa, meticolosa e precisa, e sfidante rispetto alle ambizioni. Infine NANSE (basso) è un nome ispirato a una ninfa legata all’interpretazione dei sogni e all’equità come valore morale. I nomi sono stati pensati mettendo in relazione i nostri ruoli all’interno della band e dei nostri tratti distintivi. Inoltre, volevamo che nel complesso emergessero i quattro elementi che caratterizzano i nostri brani: la potenza (MIRA), la testimonianza (ISKANDAR), l’anima (NANSE) e l’Uomo come agente e fautore del proprio destino (PROMETHER).
Vi ho visto dal vivo sempre qualche settimana fa all’Arci Tom di Mantova, assieme a Philosophy of Evil, VallorcH e in apertura per Deathless Legacy. Mi ha colpito molto il vostro show, molto vissuto e drammatico al tempo stesso. Cosa portate con voi di quella serata e cosa proverete a cambiare nei vostri show in base a questa esperienza?
NANSE: è stata una serata molto particolare, è stato faticoso viverla “sul momento” perché, per questioni organizzative, è passata una manciata di minuti tra la fine del soundcheck e l’esibizione. È come se quella tensione pre-palco fosse rimasta “castrata” per certi versi ed è stata scandagliata durante lo show.
PROMETHER: quando iniziano le note drammatiche e pompose della intro che anticipa SMASH THE SYNERGY è come se, al contempo, venisse iniettato nel corpo una miscela di carica energica e velata malinconia. Questa combo è poi rilasciata durante le canzoni e credo che dall’esterno si possa notare come, sul palco, si alternino momenti più concitati a quelli in cui tutti rallentiamo per lasciar defluire le note (e i testi) più dolci e drammatici. Cosa ci portiamo a casa da cambiare? Un comparto sonoro più compatto e… il cercare di evitare la corsa sfrenata tra la fine del soundcheck e l’inizio del concerto!
Ho notato molta concertazione ed entusiasmo nei vostri occhi… e tanto divertimento… vero?
MIRA: Assolutamente sì! Suonare è sempre un momento di divertimento e di adrenalina e non c’è cosa più bella di vedere anche il pubblico partecipe e coinvolto come è successo al Milady Metal Fest.
Ma adesso veniamo al vostro ELEGY FROM A DYING WORLD, dal 7 marzo disponibile, vero? Certo che il titolo parla chiaro della vostra visione attuale delle cose. Decadenza e speranza… è questa la vostra visione? (da anziano vedo un mondo senza speranza 😉 ) Decadenza growl e speranza aperture melodiche? sono troppo superficiale, dite la verità…
NANSE: è una lettura interessante! nel growl che la parte più pulsionale, più agita, deflagrante, mentre il respiro melodico è legato alla parte più introspettiva, non necessariamente razionale. In un’elegia, che sia per una persona o per un pianeta, confluiscono emozioni anche molto contraddittorie. L’elaborazione, la fine del processo, è l’accettazione della coesistenza di entrambe.
PROMETHER: il disco inizia con un assalto sonoro che non lascia tregua (THE INVENTION OF HATE) e abbassa il sipario con un lascito di speranza (THE INVENTION OF LOVE). Questo a voler simboleggiare uno sguardo attonito verso il mondo attuale, ad un pericoloso declivio lungo cui ci stiamo lanciando, ma con un guizzo di speranza che vogliamo (dobbiamo?) vedere all’orizzonte.
Ci parlate del processo compositivo, direi complesso, di questo lavoro? Da dove sono nate le idee e come le avete sviluppate in musica e nei testi? E perché proprio questa direzione artistica? Cosa volete esprimere con la vostra musica?
PROMETHER: Innanzitutto, la fase compositiva è durata circa un anno e mezzo. Gli spunti per le canzoni hanno diversi processi di elaborazione, se dovessi sintetizzare i principali, direi: lettura di un romanzo o visione di un film che lasciano alcuni semi dentro che poi sviluppo in musica; (lunghe) sessioni di chitarra e batteria per lasciar emergere quel connubio tra ritmica e riffing capace di trasferire quel groove che fa scuotere la testa; partiture più tecniche studiate a tavolino per ottenere una specifica sensazione. Poi ci sono variazioni sul tema come THE LAST RAIN ON EARTH che è nata da una serie di arpeggi con la chitarra acustica durante una (improvvisata) sessione notturna.
I testi, per la maggior parte, provengono dalla letteratura contemporanea. Per esempio A PALE YELLOW SUN pesca a piene mani da “La pattuglia dell’alba” di Don Winslow, raccontando quel momento durante l’alba, in cui un gruppo di amici fraterni, surfisti, si ritrova in una sorta di realtà fuori dal tempo, sospesa, in cui c’è il loro gruppo, la sfida (rappresentata dall’onda perfetta) e un silenzio tutto intorno che li avvolge e unisce.
La direzione comune, la linea di fondo che sostiene tutte le composizioni resta il mix tra rabbia e malinconia, tra distruzione e rinascita.
Bella anche la copertina, un naufragio con una nave distrutta. Una figura morente… richiama il mondo di cui parlate nel titolo dell’album?
PROMETHER: Sì, esatto! La nave distrutta rappresenta una specie di Arca di Noè dei nostri tempi che ha fallito la propria missione. Un mare impetuoso che non è riuscita a “domare” finendo contro gli scogli con tutto il suo carico. Tuttavia, c’è la figura incappucciata (la stessa che in altre immagini porta la lanterna, quindi la “luce”, la speranza) che osserva la distruzione, divenendo testimone ma anche narratore ai posteri di quel che è stato e specialmente di quel che dovrà essere per evitare di incappare nei medesimi errori.
Dal vivo avete proposto un considerevole aspetto drammatico, che, anche ascoltando il disco è notevolmente presente. Il punto di vista teatrale e cinematografico nella rappresentazione live mi sembra molto interessante. Come nasce l’idea di ampliare la partecipazione sonora e visiva durante il vostro show e la vostra musica… se si chiudessero gli occhi potrebbe essere sviluppato un personale storyboard… sto esagerando?
NANSE: La musica è un’esperienza sinestetica e ancestrale. Spesso descriviamo le canzoni in termini di temperatura o di colori, la recitazione offre uno spunto per amplificare l’idea del sentimento che vogliamo trasmettere e l’idea per i prossimi show è di perfezionare questo aspetto.
PROMETHER: Hai assolutamente ragione, le colonne sonore e il cinema in generale hanno influenzato i tappeti sonori e gli arrangiamenti. Specialmente sono stati di ispirazione compositori come Joe Hisaishi, Trevor Jones o Hans Zimmer. Questo comporta una naturale “conversione” da musica a immagini; poi ognuno di noi, in base alle proprie esperienze, trasforma le suggestioni sonore in istantanee della propria vita o, appunto, di film / fotografie che ha visto.
C’è un brano che mi ha fatto venire i brividi all’ascolto: CHASED… così intenso anche a livello emotivo. Complimenti… ma c’è un brano che sentite particolarmente vostro, uno che ciascuno di voi ama particolarmente? anche suonare particolarmente? E ovviamente perché!
MIRA: È difficile sceglierne uno solo, perché sento tutti i brani del disco in modo molto intimo, ognuno a suo modo. Se però dovessi indicarne uno, direi SMASH THE SYNERGY.
Ho scritto il testo in un periodo in cui mi sentivo sopraffatta. Stavo accumulando molto stress e frustrazione e non sapevo come gestire ed elaborare alcune emozioni negative che erano state smosse in quel frangente. Mettere per iscritto quelle parole è stata una sorta di catarsi: mi ha permesso di mettere ordine nei pensieri, di analizzare ciò che mi stava succedendo, cosa mi provocava sofferenza e, soprattutto, lasciami andare e lasciare andare quel “mattone” che fino ad allora tenevo con me e da cui non riuscivo a separarmi. È stato davvero liberatorio.
NANSE: A PALE YELLOW SUN. È una canzone che ha cambiato anima nel corso dei mesi e per me è stata quella che ha sancito l’inizio degli OBSIDIAN FALL. Ci sono molto legata.
PROMETHER: INTERSTELLAR sia perché è collegata all’omonimo, splendido, film di Christopher Nolan, sia perché vuole raccontare un legame tra due persone (in questo caso tra padre e figlia) che va oltre lo spazio e il tempo. In una raffigurazione piena di rabbia per il tempo che scorre inesorabile, di speranza come appiglio da non abbandonare per evitare di perdersi, di dolcezza in un finale che vede le due persone perdersi, ritrovarsi e abbracciarsi. Perché era il loro destino. Questo mi fa pensare che nel mondo ci siano altre persone con cui intrecciare il proprio destino, con cui condividere sofferenze ma anche, e soprattutto, quei momenti gratificanti che ti fanno scoprire un amore che non sapevi di aver dentro.
ISKANDAR: Anche per me è INTERSTELLAR. Non sono in genere un amante delle lunghe composizioni, eccetto per quei brani che hanno la capacità di mantenere alta l’attenzione dell’ascoltatore per tutta la loro durata. INTERSTELLAR è uno di questi casi, dove melodie si susseguono in maniera organica e naturale accompagnandoti in un viaggio dove non ci si accorge che il tempo sta passando. Sono inoltre molto orgoglioso di aver contribuito alla composizione di alcune di queste melodie.
E che mi dite della promozione dal vivo del vostro album? sono previste e programmate altre date?
ISKANDAR: Stiamo lavorando per promuovere il più possibile l’album dal vivo e abbiamo diverse date in calendario, parte delle quali già annunciate sui nostri canali social. A tal proposito, il prossimo appuntamento sarà sabato 12 Aprile all’Accademia 4Accordi, Levata (MN) al “Spring In Violence” assieme a Demiurgon, Karmian e Michael Khill. Vi aspettiamo!
Bene ragazzi. E’ il momento dei saluti. Vi ringrazio per il tempo che ci avete dedicato. Cosa volete aggiungere a questa chiacchierata oltre al classico saluto ai nostri lettori e agli amici che vi seguono?
ISKANDAR: grazie Francesco per lo spazio che ci hai dedicato, è stato un piacere fare questa chiacchierata con te.
NANSE: L’accoglienza della scena metal, tra pubblico, band e lavoratori del settore, ci ha entusiasmati al punto che stiamo già lavorando al prossimo album… stay tuned!
In bocca al lupo e mi auguro di essere di nuovo ad un vostro concerto…
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