Wanikiya Record – 2022

‘Virtual Eyes’ è il titolo del nuovo album dei Perpetual Fire. Si, l’inizio di questa recensione non è dei più originali, ma è una notizia molto importante, visto che siamo al cospetto di un disco di ottima fattura, un prodotto di una band di assoluti professionisti, e questo, soprattutto in questi tempi dove ormai tutti si improvvisano musicisti e pseudo rockstar da copertina, è un aspetto fondamentale.
Questi ragazzi suonano, compongono e buttano sudore, fatica e passione nella loro musica, ormai merce rara oggi.

‘Virtual Eyes’ è il quarto lavoro in studio, che arriva dopo ben cinque anni da ‘Bleeding Hands’ ormai penultimo disco in studio. La storia dei Perpetual Fire, inizia nel lontano 1999, quando il chitarrista Steve Volta crea la band, con il monicker di Abyss prima e successivamente Fireside.
Dopo qualche anno, e dopo aver assestato la formazione, nel 2006 esce il primo album a nome Perpetual Fire, ‘Endless World’, seguito da ‘Invisible’ nel 2010 e ‘Bleeding Hands’ nel 2017, fino ad arrivare ai giorni nostri, alla firma con Wanikiya Record e alla realizzazione del nuovo album, composto da dieci tracce di cui una strumentale.

I Perpetual Fire si muovono in territori power/heavy metal/hard rock, con tastiere che hanno un ruolo importante e ben definito, riff di chitarra incisivi e melodie di gran classe. Ho scritto power metal ma tuttavia la classificazione è un po’ restrittiva, infatti la band non ricalca i soliti cliché del genere ma personalizza le canzoni con ottimi risultati.

‘Never Fall’, l’opener dell’album, ne è un esempio. Troviamo si una batteria che viaggia veloce e ritmiche in linea con il genere, ma vuoi per il cantato di Roby Beccalli che non cerca di scimmiottare le sirene dell’ambulanza come fanno molti (con risultati scadenti), vuoi per una tecnica mai fine a se stessa, vuoi per una costruzione delle melodie che non è mai banale, i Perpetual Fire ne escono vincitori e sono convinto che continuando su questa strada potranno raggiungere ottimi risultati.

L’album è decisamente vario, e così dopo un inizio scoppiettante, la doppietta composta da ‘Stop’ e ‘A Place In Heaven’ rallenta un po’ il ritmo, puntando molto sulle melodie e l’atmosfera, in alcuni frangenti ho ritrovati echi dei Queensryche post ‘Operation: Mindcrime’.

La strumentale ‘Sirio’ fa salire sul podio il chitarrista fondatore Steve Volta, ottimo per tecnica e gusto, una traccia veloce che è allo stesso tempo divertimento ed energia positiva.

Tra i brani top, sicuramente trovano posto ‘Death And Glory’ e ‘Trust Yourself’, molto aggressive ed imprevedibili, lontane dal concetto di canzoni da classifica, libere da schemi che spesso costringono le band a sfornare brani fotocopia.

In chiusura troviamo la dolce e toccante ‘Dunes’, semplice ma efficace, e ‘The Final Battle’, una sorta di outro, che congeda la band.

‘Virtual Eyes’ mi ha piacevolmente colpito per diversi aspetti, sicuramente per l’originalità spontanea, per le melodie, e perché trasuda passione e non mestiere e zero sentimenti.
Un plauso ai Perpetual Fire, musicisti d’esperienza, che devono diventare assolutamente un orgoglio italiano, come altre band lo sono diventate in passato.

www.facebook.com/perpetualfireband

Tracklist:

1.Never Fall
2.Stop
3.A Place In Heaven
4.Burn The Sky
5.Sirio
6.Virtual Eyes
7.Death And Glory
8.Trust Yourself
9.Dunes
10.The Final Battle

Band:

Roby Beccalli – voce
Steve Volta – chitarra
Mauro Maffioli – tastiere
Sergio Gasparini – batteria
Mark Zampetti – basso

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