Il caldo di metà luglio non ha fermato né la carica, né la sete di musica: il Luppolo in Rock apre ufficialmente le danze con una prima giornata intensa, carica di decibel, birra artigianale e una community di appassionati sempre più affiatata. Nel suggestivo scenario dei giardini di CremonaFiere, tra stand gastronomici e fiumi di luppolo, la kermesse ha dato il via alla sesta edizione con un bill esplosivo che ha alternato band emergenti e nomi storici della scena metal e hard rock internazionale.

CLASSE 99

Sul palco con freschezza e adrenalina, i giovanissimi Classe 99 lanciano il festival con un set energico. Rock moderno contaminato da riff grintosi e ritmica incalzante.
Il frontman macina palco e pubblico, cambiando postura tra ritmiche energiche e break più emozionali. Il batterista mantiene un tiro preciso e forte, in equilibrio tra aggressività e melodia. Chitarre in spalla, sguardi intensi e sorriso di chi sta vivendo il sogno di essere sul palco di un festival. Il sound è compatto, senza sbavature, con un groove che invita a battere il piede.
All’inizio qualche spettatore resta ancora in ascolto attento e timido, ma già dopo i primi due brani è chiaro: i più giovani apprezzano la freschezza, mentre gli amanti del classico riconoscono nel trio grinta e un’impronta rock credibile. Applausi sinceri e coinvolgimento crescente tra la piccola folla per ora presente.
CRIMSON DAWN

Dopo l’energica apertura dei Classe 99, alle 17:55 la scenografia del palco viene oscurata e un intro elettronico crescente prepara il terreno. In arrivo i Crimson Dawn, pronti a consegnare un rituale sonoro di epic doom metal che conquista subito l’attenzione del pubblico.
La band entra sul palco avvolta in tuniche scarlatte, determinando un impatto visivo potente e teatrale. Il frontman, con libro antico in mano, evoca un’atmosfera suggestiva prima dell’attacco iniziale.
La performance alterna momenti più cadenzati e placidi tipici del doom epico a esplosioni sonore heavy, cariche di energia e pathos.
Claudio Cesari si pone al centro con voce espressiva, dominatrice della scena. Le tastiere e le chitarre dialogano in armonie oscure, sostenute da una sezione ritmica precisa e robusta. Il chitarrista Dario Beretta incanta con riff cadenzati ed espressivi, mentre il cantante guida lo show con teatralità e carisma, affiancato dalle tastiere di Laghi che accentuano l’atmosfera gotica.
Il pubblico, in prevalenza amante del metal classico e doom, risponde con entusiasmo crescente, osannando ogni cambio di tempo. L’uso delle maschere e le luci accentuano il coinvolgimento emotivo, trasportando gli spettatori in una dimensione quasi ritualistica.
Uscita di scena, accompagnata da calorosi applausi, che lascia un senso di stupore e ammirazione. Un set breve, ma intenso sia visivamente che musicalmente.
Setlist – CRIMSON DAWN:
- Masque of the Red Death
- The Suffering
- Dark Ride
- Thulsa Doom and the Cult of the Snake
- The Skeleton Key
- Crimson Dawn
STRANGER VISION

Alle 18:40 esatte, dopo la performance teatrale e oscura dei Crimson Dawn, il palco si illumina con luci più calde e chitarre fresche che rompono il silenzio. Gli Stranger Vision, forti di una reputazione come band prog-power italiana di grande impatto live, salgono sul palco con una presenza più sobria, ma immediatamente carica di energia.
Sul palco: Riccardo Toni (chitarre), Ivan Adami (voce), Daniele Morini (basso) e Alessio Monacelli (batteria), compatti e precisi, pronti a consegnare una performance tecnica ma mai fredda.
Il set alterna brani più progressivi ed orchestrali a momenti melodici potenti, bilanciando tecnica e immedesimazione emotiva.
Fin dai primi riff, si sente il pubblico rispondere con interesse crescente. I fan del prog riconoscono subito la complessità dei brani, quelli del power metal si fanno coinvolgere nei momenti più dinamici: il risultato è un pubblico attento e visibilmente colpito.
Gli Stranger Vision hanno offerto una performance incisiva e raffinata, perfettamente calibrata per la loro posizione nel bill: tecnicamente preparati, capaci di emozionare e di coinvolgere, con uno show che ha saputo unire la forza del power metal a un approccio più narrativo e progressivo. Un set che ha fatto sentire senza ombra di dubbio la loro presenza su palco, e che ha contribuito a dare profondità e varietà alla line?up della serata.
TYGERS OF PAN TANG

I Tygers salgono sul palco quando il sole inizia a calare e la folla, nutrita ma non eccessiva, si fa via via più partecipe. L’attacco è deciso: riff roventi, ritmica incalzante e la voce potente di Jacopo Meille a guidare la carica. L’apertura è affidata a Love Don’t Stay, un tuffo diretto nel glorioso passato della band, che conquista subito i fan storici ma anche i più giovani, incuriositi da uno stile old school che non sente il peso degli anni.
La band, guidata dall’unico membro originale Robb Weir, appare in forma smagliante. La vera sorpresa è però il chitarrista Francesco Marras, ormai parte integrante del gruppo: il suo tocco moderno, preciso e melodico dà nuova linfa ai classici e brilla nei brani più recenti.
Il pubblico, inizialmente un po’ statico, si lascia trascinare pezzo dopo pezzo. Su Suzie Smiled e Hellbound si canta, si alzano le corna e si vedono persino accenni di headbanging old style. C’è un’aria di festa e unione tra palco e platea, quella magia che solo il rock più autentico sa generare. I Tygers non suonano per nostalgia, ma per affermare che sono ancora qui, con qualcosa da dire.
Craig Ellis dietro le pelli e Huw Holding al basso formano una sezione ritmica solida e pulsante. La scaletta è ben bilanciata, alternando momenti tirati ad altri più cadenzati.
I Tygers of Pan Tang hanno dimostrato, ancora una volta, che la NWOBHM non è solo una sigla buona per i libri di musica, ma un’attitudine viva, capace di rinnovarsi e parlare al presente.
Setlist – TYGERS OF PAN TANG:
- Love Don’t Stay
- Gangland
- Back for Good
- Only the Brave
- Fire on the Horizon
- Suzie Smiled
- Hellbound
- Love Potion No. 9 (The Clovers cover)
GRAVE DIGGER

Dopo l’energia dei Tygers of Pan Tang, l’aria si fa ancora più densa di aspettativa e gli alfieri del metal teutonico più epico e battagliero fanno la loro gloriosa entrata sul palco.
È subito chiaro che i Grave Digger sono qui per combattere. Con il loro classico mix di riff granitici, cori da battaglia e ritmiche martellanti, portano il pubblico in un viaggio tra storia, mitologia e acciaio.
Tobias “Tobi” Kersting, ultimo arrivato nella band nel 2023, alla chitarra regala assoli affilati e melodie epiche, mentre la sezione ritmica formata da Jens Becker (basso) e Marcus Kniep (batteria) tiene tutto insieme con precisione chirurgica. Ma il cuore pulsante resta sempre Chris Boltendahl: voce roca, presenza scenica carismatica, grinta da vendere. A quasi cinquant’anni di carriera, il frontman riesce ancora a trascinare la folla con un carisma che non si insegna.
La scaletta è un trionfo di inni metal: Excalibur, pezzo epico che ha trasportato il pubblico nell’universo arturiano dei Grave Digger; Rebellion (The Clans Are Marching), apice emotivo del concerto, con il pubblico che canta a squarciagola ogni parola, pugni alzati e sguardi carichi di passione; e Heavy Metal Breakdown, omaggio alla vecchia scuola e brano finale che fa esplodere il parterre in un headbanging collettivo.
I Grave Digger hanno suonato con cuore e rispetto; il loro show è stato essenziale, ma proprio per questo autentico e impattante. Coerenti e capaci di incarnare un’idea di metal fiera e incorruttibile, hanno dimostrato di avere ancora molto da dire, regalando una performance compatta, coinvolgente e ricca di pathos.
Setlist – GRAVE DIGGER:
- Twilight of the Gods
- The Grave Dancer
- Kingdom of Skulls
- Under My Flag
- Valhalla
- The Dark of the Sun
- The Devil’s Serenade
- Excalibur
- Rebellion (The Clans Are Marching)
- Heavy Metal Breakdown
PRIMAL FEAR


Alle 21:45 arriva il momento sul palco dei Primal Fear, band storica del power metal tedesco, attesa con entusiasmo da molti fan già presenti al festival sin dal pomeriggio.
Questa formazione, rinnovata nel 2025, vede ancora Ralf Scheepers alla voce, affiancato da Mat Sinner (basso), Magnus Karlsson e Thalìa Bellazecca (chitarre), e André Hilger (batteria).
Il concerto parte in modo folgorante con Final Embrace e Nuclear Fire, per poi proseguire con una sequenza di brani che ha mantenuto alta la tensione, guidando un crescendo fino al finale con Running in the Dust.
Il pubblico risponde con entusiasmo, cantando canzone dopo canzone e alzando i pugni al cielo a ritmo di musica.
La performance è stata impeccabile: assoli precisi e melodici di Karlsson e Bellazecca, batteria energica di Hilger, basso solido di Sinner. Scheepers conferma la sua presenza carismatica, dominando ogni acuto con grande controllo.
Uno show imponente, fatto di riff energici, cori intensi e una presenza scenica costante. Nonostante la formazione rinnovata, il sound è rimasto fedele alla tradizione del power metal tedesco, confermando la band come forza stabile e affidabile del genere.
Setlist – PRIMAL FEAR:
- Final Embrace
- Nuclear Fire
- Angel in Black
- The Hunter
- King of Madness
- The End Is Near
- Fighting the Darkness
- Chainbreaker
- Metal Is Forever
- Running in the Dust
PRETTY MAIDS

Ed eccoci arrivati all’esibizione finale di questa giornata. La chiusura è affidata all’hard rock e heavy metal melodico dei danesi Pretty Maids.
Una presenza attesissima, dopo otto anni di assenza, che ha regalato al pubblico un set appositamente costruito come un grande “best of” della loro carriera.
La setlist è equilibrata, con brani iconici degli anni ’80, selezioni profonde dagli anni 2000, alcuni dei migliori momenti melodici della carriera della band e altre gemme meno note. Un set pensato per far vibrare il cuore dei fan tradizionali ma anche coinvolgere i nuovi ascoltatori.
La band dimostra una presenza sicura e professionale: la voce di Ronnie Atkins, da tempo ormai impegnato in una battaglia contro il cancro ai polmoni, mostra tutta la sua forza emotiva e il suo carisma senza cedimenti. Nonostante gli anni e le difficoltà, Atkins trasforma ogni nota in un momento di autenticità e suggestione.
Il pubblico, soprattutto durante i brani più famosi, si lascia coinvolgere cantando a squarciagola e applaudendo con calore.
Lo show dei Pretty Maids è stato essenziale ma solido: un tributo alla loro carriera, eseguito con passione e rispetto verso il pubblico. Pur senza effetti speciali o momenti straordinariamente memorabili, hanno confermato il loro ruolo di band capace di emozionare con un rock diretto e sincero.
Setlist – PRETTY MAIDS:
- Mother of All Lies
- Kingmaker
- Hell on High Heels
- Back to Back
- Red, Hot and Heavy
- Walk Away
- Pandemonium
- I.N.V.U.
- Serpentine
- Please Don’t Leave Me (John Sykes cover)
- Yellow Rain
- Future World
- Bull’s Eye
- Little Drops of Heaven
La prima giornata del Luppolo in Rock 2025 ha dimostrato, ancora una volta, perché questo festival si è ritagliato un posto speciale nel cuore degli appassionati. Un appuntamento che unisce l’amore per il rock e il metal con una selezione di birre artigianali di qualità, il tutto immerso in un’atmosfera calorosa e genuina, fatta di passione vera.

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