Esistono quelle band, al di fuori dei nomi di massima circolazione, che per un motivo o per un altro rimangono impressi nella mente e nel cuore dall’età  adolescenziale; uno di questi sono sicuramente i RAVEN il cui nome mi strappa sempre un sorriso quando lo intravedo sui vinili scartabellando nei negozi di musica.

Se esiste una definizione di New Wave Of British Heavy Metal non puoi non pensare alla band dei fratelli Gallagher (non quelli di Manchester, quelli bravi di Newcastle) con alle spalle 46 anni di musica e vita on the road che hanno insegnato a quasi tutti cosa bisogna fare per riempire le sale da musica e far danzare sconnessamente orde di lungocriniti.

Il metallaro ragazzino che ancora alberga dentro me ancora ricorda con sommo giubilo capolavori come “The pack is Back” e “Rock until you Drop” e mai si sarebbe aspettato un nuovo disco come “Metal City”, una vera scudisciata da mastro ferraio con alla batteria Mike Heller, niente meno che membro dei Fear Factory.

Ora immaginate la mia faccia quando l’amico e vicino di casa Roby Vitari dei Mindwars (amici della Redazione) mi confessa che avrebbero suonato da spalla ai Raven il 7 Novembre al Whiskey a Go Go, il mio pub preferito ad Hollywood.

La serata propone gli Anubis (quelli di Los Angeles, non la prog band di Sidney), i Wilde Charge (sempre californiani), i nostri amici Mindwars e i sempreverdi Raven; ce n’è a sufficienza per aprire il portafogli e comprarsi il biglietto senza riflettere.

Domenica oziosa a Hollywood, le uniche certezze della presenza umana nel luogo sono le code per entrare al Whiskey e al Roxy, altra meta che non delude chi preferisce le chitarre distorte ai sintetizzatori.

Aprono le danze gli Anubis a me sconosciuti e subito gettano sul tavolo un repertorio degno dei migliori anni 90 del power metal. In genere mi occupo poco dei gruppi di spalla al Whiskey, ma in questo caso mi hanno fatto battere il piedino a ritmo di doppia cassa, bisognerà  approfondire in futuro cosa hanno a disposizione.

I Mindwars, orfani della seconda chitarra Danny Pizzi bloccato dalle disposizioni covid in materia di viaggi, presentano i brani del loro nuovo lavoro “The Fourth Turning”, forse il piùmaturo e prodotto della trash band italo-californiana.

Eccoli quindi in trio con Roby Vitari alla batteria, Rick Zaccaro al basso e l’ex Holy Terror Mike Alvord a scaldare i legni prima dell’arrivo dei beniamini.

Si parte a razzo con “The System” tratto dall’ultima fatica, il video ufficiale facilmente trovabile su youtube; Mike non solo regge, ma scuote il palco pur senza l’aiuto di Danny alla sei corde, un plauso considerando il piùche gravoso impegno di cantare e suonare i suoi intricati licks.

Si alternano il vecchio e il nuovo con l’omonima Mindwars, Marching, Holy Terror.

Non si dà  quartiere e non si chiede quartiere, Mike pare voglia aggredire gli spettatori e Roby tenta di distruggere le pelli della povera batteria sotto le sue mani Mentre Rick imperterrito non lascia vuoti col suo cannone a 4 corde.

Il tempo scorre felice con The Awakening, Black Death per finire con Marching off to War”.

Poco tempo per liberare il palco per far posto agli “anziani” e il trio attacca senza preavviso con Take Control dall’ultimo lavoro per continuare a macinare ossa con Hell Patrol e Mind Over Metal. Chi ha già  visto i Raven dal vivo (cosa non difficile) saprà  benissimo quanto siano compatti musicalmente, ma ricordano anche la estrema simpatia e la capacità  di intrattenere dei fratelli inglesi; un repertorio degno di uno spettacolo teatrale con balletti, smorfie, linguacce e scampagnate sotto il palco con gli strumenti che mandano in visibilio il pubblico presente.

Mark Gallagher alla chitarra non fa complimenti a sciorinare assoli anche senza motivo senza però essere noioso ed egocentrico come purtroppo spesso succede coi grandi chitarristi.

Top of the Mountain è il singolo del disco e viene ovviamente cantato all’unisono da tutti i presenti con mia somma vergogna, perché forse l’unico a non ricordarne il testo.

Incidente che non capita con Rock until you Drop che ho cantato senza remore dall’inizio alla fine procurandomi un paio di costole incrinate come ai vecchi tempi date le “danze” a centro pista.

Assolo di chitarra a palco sgombro con annesso spettacolo umoristico, simpatia unita a tanto, tanto talento che fa piacere come la birra gelata del bar del Whiskey.

Faster than the speed of light e Metal City ci accompagnano fino all’inusuale assolo di basso di John Gallagher condito, anche questa volta, con puro teatro inglese.

Senza bis non si puo’ andare via così arrivano altri due regalini di nome Seek and Destroy (no, non quella che dite voi) e Wiped Out.

Configliatissimo ad adulti e bambini, famiglie e psyco killers; non fatevi attanagliare dai dubbi, se li avete a portata di orecchio me ne sarete grati.

Tutto regolare, porto a casa orecchie che fischiano, qualche livido e vinile autografato, il minimo necessaire di ricordi da avere dopo serate come questa.

Horns up!

SET LIST
1. Take Control
2. Mind Over Metal
3. The Power
4. Top of the Mountain
5. Rock Until You Drop
6. Guitar Solo
7. Faster Than the Speed of Light
8. Tyrant of the Airways
9. Metal City
10. Extract the Action
11. On and On
12. Bass Solo
13. Break The Chain
14. Seek and Destroy
15. Wiped Out

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