“Sì, sicuramente,”
ha affermato Kisser.
“La morte di Patricia, la mia compianta moglie, è avvenuta due anni e mezzo fa a causa di un tumore. Il processo è stato molto doloroso, molto difficile, naturalmente, come si può immaginare.”
Questa dolorosa esperienza ha portato Kisser a riflettere sul tema della morte e a intraprendere una serie di iniziative in Brasile, volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema delle cure palliative e sull’importanza di parlare apertamente della fine della vita.
“Il Brasile è uno dei peggiori posti per morire”
ha spiegato Kisser.
“Molte persone sono dimenticate dalla società e attraversano gli stessi problemi legati al cancro e ad altre malattie difficili.”
Per questo motivo, Kisser ha lanciato un movimento per stimolare le persone in Brasile a discutere della morte e del fine vita sotto diversi aspetti, compresi l’eutanasia e il suicidio assistito.
Kisser ha anche creato il Patfest, un festival musicale e di raccolta fondi giunto quest’anno alla terza edizione. L’obiettivo è sostenere le persone che ricevono e forniscono cure palliative nelle favelas di Rio de Janeiro, le zone più povere del Brasile.
“Ho imparato che la morte è la mia più grande maestra”
ha dichiarato il chitarrista.
“Sto imparando molto sulla vita perché rispetto la morte. Non possiamo controllarla. Tutti moriremo.”
Nel suo discorso, Kisser ha riflettuto sull’importanza di accettare la fine della vita, vedendola come un processo naturale. Ha detto:
“Se vai al cinema e il film non ha una fine, non ha senso, non c’è messaggio. Un libro, qualunque cosa tu faccia nella tua vita, un lavoro, questa intervista, deve terminare. Rispettiamo la fine, rispettiamo la morte.”
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