Finalmente il tour 30 Years On The Road ha fatto tappa anche a Milano per festeggiare i 30 anni di carriera degli Shandon. Il 26 febbraio 2025 presso il Legend Club si è infatti svolta l’ultima data di questo tour che inizialmente era prevista per ottobre 2024 ma è stata annullata in seguito ad un frattura al polso del cantante Olly Riva.
Il concerto di stasera è stato per me un salto nell’adolescenza. Gli Shandon, gruppo storico dello ska-core italiano, sono stati uno dei primi gruppi di cui ho consumato il cd quando frequentavo le scuole medie e stavo iniziando a sviluppare i miei gusti musicali.
Con la formazione al completo e qualche ospite salito sul palco, il gruppo ha ripercorso i 30 anni di carriera portando brani storici e inediti e attraversando le varie sfumature di generi musicali che li hanno sempre contraddistinti.

La scaletta è stata molto lunga e articolata e non sono mancati pezzi con sonorità più ruvide vicine al punk-rock e all’hardcore punk come Chissenefrega, G.G. Is Not Dead, Viola che hanno fatto pogare il pubblico – in prevalenza popolato da persone sui 35/40 anni – altre che hanno portato un’atmosfera allegra e festaiola con ritmi ska e a tratti reggae come Ruvida, Steady Night, Adondo e altre ancora che hanno steso un certo velo di malinconia come Noir e P N X.
Per l’anniversario dei 30 anni hanno pubblicato un best of di 20 canzoni con ospiti nazionali e internazionali più un inedito, Run, suonato proprio questa sera. Il brano parla della poca simpatia che il gruppo nutre per le forze dell’ordine: gli argomento socio-politici sono sempre stati un pilastro dei messaggi portati nei loro testi e sullo stesso filone si inserisce anche It Alien, altro inedito che parla del sentirsi fuori posto in una società malsanamente normata e che farà parte del prossimo disco dal titolo Social Suicide.

Nonostante avessi conosciuto gli Shandon diversi anni fa, questa è stata la prima volta ad un loro concerto e mi ha colpita molto la leggerezza e con cui il gruppo si divertiva sul palco e interagiva col pubblico e l’attenzione nel fermarsi tra una canzone e l’altra per raccontare aneddoti o la storia dietro il brano. Sicuramente è stato un modo per riprendere fiato visto i lunghi anni di concerti alle spalle e le registrazioni del nuovo album fatte la mattina stessa, ma ha creato una bella connessione e apertura da parte del gruppo.
Per questa sera mi sono sentita vicina a quella ragazzina di 15 anni che stava scoprendo la musica underground e nonostante la scaletta composta da 27 brani, il concerto è finito troppo presto proprio come l’adolescenza.
Testo di Patrizia Bazzani
Foto di Emanuela Giurano
Comments are closed.