Con sei singoli pubblicati in sei mesi, ognuno accompagnato da uno speciale live streaming, i SINPLUS hanno trasformato il 2025 in un viaggio musicale intenso e personale. Il progetto RE-SET  ha messo in luce le molte sfaccettature della band alt-rock svizzera, guidata dai fratelli Gabriel e Ivan Broggini, sempre più determinati a rompere gli schemi e a raccontarsi senza filtri.??

Dalla loro partecipazione all’Eurovision nel 2012 ai palchi condivisi con artisti come The Darkness, Europe e Roxette, i Sinplus hanno costruito un percorso coerente e in continua evoluzione.

Li abbiamo raggiunti per parlare della risposta del pubblico al progetto RE-SET, del futuro dell’industria musicale, dei ricordi legati all’Eurovision e di qualche episodio memorabile vissuto sul palco.

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  • Avete scelto di pubblicare un singolo al mese per sei mesi, accompagnando ogni uscita con un live streaming. Qual è stata la risposta del pubblico a questo formato “seriale”? Vi ha sorpreso qualcosa in particolare nella reazione dei fan?

Volevamo fare le cose in modo diverso, dare respiro a ogni brano e restare connessi con chi ci segue. La vera sorpresa? I live streaming. Gente che ci scriveva “non vedo l’ora del prossimo”, come fosse una serie TV. È diventato un rito.

  1. Nel panorama attuale, dove i singoli sembrano aver preso il sopravvento sugli album, pensate che questo modello possa rappresentare il futuro dell’industria discografica? Oppure vedete ancora valore nell’idea di un disco “unitario” e coerente?

È un dato di fatto: oggi comandano i singoli. Ma un album resta un viaggio, un racconto. Il RE-SET TOUR è proprio questo: una storia che si svela pezzo dopo pezzo. Non so se sia “il futuro”, ma di certo è un modo figo per restare vivi, presenti, e dire la propria ogni mese.

  1. Tra tutti i brani pubblicati nel progetto RE-SET — da “Faster Than Shadows” a “A Tear Going Lonely”, fino a “Gotta Be Me” — ce n’è uno che più degli altri sentite rappresentare ciò che siete oggi?

Tutto il progetto è un percorso di cambiamento. Faster Than Shadows è stata la sveglia: basta stare fermi. Gotta Be Me è la chiusura del cerchio: fottersene e scegliere di essere se stessi fino in fondo. Nella musica come nella vita, tutti ti dicono cosa dovresti fare… ma o ascolti la tua voce, o ti perdi per strada.

  1. Nel 2012 avete rappresentato la Svizzera all’Eurovision Song Contest. Cosa ricordate con più affetto o stupore di quell’esperienza? Vi ha cambiati in qualche modo, nel modo in cui vivete la musica e la carriera?

È stato assurdo. Da un garage a un palco da 25.000 persone, in mondovisione. All’epoca ci sembrava l’unico modo per uscire dai confini. Non è il nostro mondo, lì conta più lo show che la musica, ma ci ha insegnato tanto. E ci ha dato la spinta per trasformare una passione in qualcosa di serio.

  1. Quest’anno l’Eurovision si è tenuto a Basilea, proprio in Svizzera: vi è capitato di seguirlo? C’è qualche artista o esibizione che vi ha colpito particolarmente?

Onestamente l’abbiamo seguito poco. Ma abbiamo respirato un po’ di vibes perché abbiamo suonato all’Euro Village.

Sinplus live @ Bellinzona, 2024 – ph Matteo Codarri
  1. Avete aperto il concerto degli Europe lo scorso anno (qui la nostra gallery) a Bellinzona. C’è stato un episodio o un momento particolare in quella serata che vi è rimasto impresso? Mi ricordo una tempesta molto vicina ma poi il concerto si svolse regolarmente…

Sì, c’era davvero il rischio che saltasse tutto. Il giorno prima avevamo aperto i Mando Diao in Germania, e solo arrivare a Bellinzona è stato un film: voli in ritardo, strumenti bloccati… Ma alla fine ce l’abbiamo fatta. E suonare prima degli Europe, sotto un castello, con il temporale alle spalle? Da film. Ce la ricorderemo a lungo.

  1. Guardando al futuro: ora che questo ciclo si è concluso, quali sono i vostri prossimi passi? Lavorerete a un nuovo album? Prossime date?

Il RE-SET si chiude con un EP ad agosto, con tutte le tracce + una bonus. Ma il bello arriva adesso: la direzione è chiara, il fuoco è acceso. Abbiamo le idee, abbiamo i pezzi, registriamo l’album a ottobre. Il 2026? Sarà una bomba.

 

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