Immersi in un perfetto mix tra R&B e alternative metal, gli Sleep Theory ci conducono in un viaggio sonoro profondo e introspettivo. Prima del loro energico live in apertura ai Falling In Reverse all’Unipol Forum a Milano abbiamo incontrato il carismatico vocalist Cullen Moore per parlare del loro sound unico e del loro nuovo album in arrivo.

Grazie per averci concesso l’intervista, so che potrebbe essere piuttosto estenuante dato che ti sei appena svegliato.

No, non preoccuparti! Sto sempre bene e adoro parlare, mi piace conoscere nuove persone e mi piace fare interviste

Mi fa piacere, allora come sta andando il tour europeo finora?

Sta andando molto bene. Mi sono piaciuti tutti i Paesi in cui siamo stati. Mi ha colpito che la Francia non avesse la tavoletta del water. A parte questo, è stato molto bello e interessante.
L’Europa finora mi sta piacendo.

 

Potresti parlarci delle origini della tua band? Cosa vi ha portato a fare musica e a creare la band Sleep Theory?

Ho iniziato a fare musica 16 anni fa, quando avevo 14 anni. Il mio primo ricordo è stato quando sono saltato sul divano a cantare una canzone di Bobbi Brown con mio padre.
Mio padre faceva musica e aveva un video su cassetta VHS che hanno fatto lui e mia madre su una canzone che aveva scritto con un piccolo video musicale. Ho pensato subito che fosse una cosa pazzesca.
Fin da quando ero giovane ho sempre saputo che era davvero bello e che volevo fare musica, solo che non sapevo come perseguirlo, ma alla fine l’ho capito.
A quel punto ho iniziato ad ascoltare tanta musica diversa finché non mi sono imbattuto nella musica metal e rock e ne sono diventato ossessionato. Mi interessavano un sacco di band e generi diversi.
Verso i 14 anni ho fondato la mia prima band e da allora ho iniziato a formare tanti diversi gruppi.
Ma intorno al 2019 ho lasciato la mia vecchia band e ho iniziato a lavorare con il nostro produttore David Cowell.
Era un’esperienza totalmente diversa, avevo 25 anni quando ho iniziato a lavorare con lui.
La prima canzone che abbiamo fatto aveva un suono così differente e ho capito che questo è quello che fa per me, e così, dopo molti anni di lavoro, ho ovviamente fondato la mia band attuale.
Ho incontrato un amico, Paolo, che mi ha presentato Ben e poi Daniel e da allora si è formato tutto ed è stato tutto fantastico.

è stato un lungo processo!

Sì! Sono stati molti anni e c’è stato tanto lavoro, ma tutto quello che gli Sleep Theory hanno fatto ha ottenuto un successo molto rapido.

Sì, l’ho notato!

Ma molte persone lo vedono per la rapidità con cui sta accadendo, non vedono il dietro le quinte, i 16 anni di lavoro prima che tutto ciò accadesse. Ma è stato super emozionante e davvero fantastico.

E il vostro lavoro sta avendo grandi riscontri! Qual è l’origine del nome della vostra band: Sleep Theory?

Conosci Childish Gambino?

Sì!

Il modo in cui ha ottenuto il suo nome da rapper è stato con un generatore di app di nomi casuali. Non è quello che abbiamo fatto noi, ma ci siamo andati vicini ahah!
Ho cercato di trovare un nome per la band per quasi due anni, ma non riuscivo a trovarlo, avevamo un sacco di nomi diversi ma non ci sembrava che si legasse davvero al suono della nostra musica.
Così dopo un po’ di tempo, abbiamo pensato di cercare parole scientifiche su Google e mi è apparsa una lista con 100 parole scientifiche, cliccandola mi è apparsa un una colonna con un mucchio di parole, e in un’altra colonna c’erano tante parole scientifiche.
La prima cosa che ho letto è stata “R.E.M. Sleep” e dall’altra parte “Theory”.
Ho letto altre parole ma non mi catturavano. Ormai c’erano solo R.E.M Sleep e la parola Theory, così ho pensato: “Togliamo la parola R.E.M. e lasciamo Sleep Theory”.
Lo sentivo così giusto, suonava così bene, e mi sono detto che Sleep Theory è il nome adatto.
Quindi non era un generatore di app casuale, ma sicuramente era simile ahah! E’ molto bello, ma sembra che tutto si sia combinato così bene, così perfettamente.

Sì, è come se queste parole ti avessero catturato. Comunque il vostro EP “Paper Hearts”, come si può intuire dal nome e dal titolo delle canzoni, parla di amore e di rottura. Come mai avete scelto queste tematiche?

Credo che il motivo per cui l’abbiamo scelto sia perché tutti ci passano. Ci si rispecchia facilmente ed è una tematica molto personale per tutti.
Chiunque può dire di aver vissuto questa o quella esperienza, quindi abbiamo cercato di scrivere in modo che tutti potessero dire di essersi trovati in quella situazione, volevamo creare una connessione.
Volevamo solo scrivere canzoni basate su esperienze vere in cui tutti potessero ritrovarsi e entrarci in contatto.
Non è solo una canzone che suona bene, non è una canzone con un chitarrista figo.
Volevamo prima di tutto trasmettere un messaggio e poi, una volta ottenuto il messaggio, immergerci nel suono.
Non sempre è con quest’ordine, dipende dalla giornata. Ma questo è quello che volevamo fare, volevamo creare qualcosa di estremamente rispecchiabile.

Dalla maggior parte delle vostre canzoni posso sentire alcune influenze dei Linkin Park, dei Breaking Benjamin e anche un po’ dei Chace Atlantic, quest’ultimo almeno nella parte iniziale di
“Gone Or Staying”, è così o mi sbaglio?

I Linkin Park sono sicuramente quelli più azzeccati, i Chase Atlantic invece li ho scoperti poco tempo fa. Scriviamo collettivamente e il nostro produttore è un grande fan dei Breaking Benjamin, come lo sono anch’io, ma sono sicuramente i Linkin Park ad avere la maggiore influenza.
Per quanto mi riguarda, le maggiori influenze provengono dai Disturbed, Sum 41, Sleeping with Sirens, Three Days Grace. e c’è un sacco di R&B, forse Drake o Frank Ocean.
La cosa che gli Sleep Theory cercano di fare, e pensiamo di aver fatto un buon lavoro in questo senso, è di attingere suoni da qualsiasi genere.
È una cosa che ho sempre voluto fare come artista, essere in grado di dire: “questa è la band, ma questo è l’approccio che vogliamo dare alla musica”.
Per esempio, stiamo facendo questo ciclo di pubblicazione di nuova musica, abbiamo iniziato con “Stuck In My Head”, che è una canzone super pop e super R&B, ma la canzone successiva è stata “Paralazyed”, che è super metal, ma rientra lo stesso nel sound degli Sleep Theory.
Credo che il nostro manager Steve abbia detto che molto del suono che la gente può collegare a noi con i Breaking Benjamin sono i toni delle chitarre, mentre dal punto di vista vocale non li sento, ma non è nemmeno un male che la gente ci colleghi a loro, perché sono fantastici.
Quindi sì, ci sono così tante influenze diverse che non sono riuscito a individuare, come Michael Jackson o Prince, e posso fare una lista infinita.

 

C’è una canzone che hai scritto e che ha un significato particolarmente profondo per te?

Sì, ma non è una di quelle che hanno fatto gli Sleep Theory, è una che ho scritto da solo e la adoro.
Sto ancora cercando di farne qualcosa, ma ha un significato molto profondo per me personalmente.

Come si chiama?

E’ un segreto ahah

Oh, ok, è personale

No, non è personale in un modo in cui è difficile parlarne, è più che altro una sorpresa.

Ora sono curiosa, aspetterò che esca! State lavorando a qualcosa di nuovo o vi state concentrando solo sul tour per ora?

Abbiamo finito l’album, il che è bello da dire, e uscirà l’anno prossimo. Non posso dirti quando.
Ma al momento siamo solo in tour, e ci stiamo godendo il tempo libero perché siamo stati in movimento per così tanto tempo.
Il nostro primo tour è stato con gli Shinedown nel luglio 2023, e abbiamo iniziato a lavorare al nostro album a giugno di quell’anno.
Siamo stati sia in tour che in studio per un anno e mezzo di fila.
E di solito quando siamo in tour, torniamo a casa e abbiamo una settimana di pausa, poi andiamo in studio, affittiamo uno studio dalle 11 fino a volte alle 2 di notte e ci limitiamo a ripetere da lunedì a venerdì. E’ stato troppo!

Decisamente tanto lavoro! L’intervista sta per terminare, c’è qualcos’altro che vorresti aggiungere?

Riportateci in Europa, ci piace stare qui

Vi aspetteremo, grazie mille dell’intervista!

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