Martedì 6 maggio l’Alcatraz di Milano è pronto ad ospitare il ritorno dei Brian Jonestown Massacre: freschi di uscita dei nuovi singoli Makes Me Great e Out Of Body, a due anni dall’ultimo disco The Future Is Your Past, la band di Anton Newcombe torna nel nostro Paese per una serata che si preannuncia all’insegna di suoni sperimentali e magia psichedelica.
In apertura, gli ERRORR, “con quattro erre”, ci tengono a specificare: un progetto berlinese del polistrumentista svedese Leonard Kaage, più noto come il chitarrista dei The Underground Youth. A primo impatto ricorda moltissimo Ron Gallo, mentre la chitarrista che gli è a fianco si muove ricordandomi un po’ Chelsea Wolfe, un po’ PJ Harvey. Hanno un primo disco all’attivo, dal titolo Self Destruct: i suoni distorti del loro noise-pop incuriosisce il pubblico, ricordando qualcosa a metà tra gli A Place To Bury Strangers e i Dinosaur Jr., ma che sa di fresco, giovane e underground.
ERRORR
Il quartetto lascia il palco agli headliner: alle 21:30 spaccate i Brian Jonestown Massacre salutano il pubblico presentandosi silenziosamente sulla scena, quasi di soppiatto, tutti coperti dagli occhiali da sole. Si inizia con Maybe Make It Right e Vacuum Boots, ma sembra esserci qualcosa che non va. Non sembrano essere particolarmente sottotono, sembra quasi essere più un problema di natura tecnica. “Il cantante di solito non è così vicino alle casse” – spiega Anton Newcombe, “mi piace questa postazione ma a volte non sento granché bene e ho qualche problema da far risolvere al fonico”.
Si riprendono su That Girl Suicide che il pubblico ascolta contento. Le pause tra un brano e l’altro sono inspiegabilmente più lunghe rispetto al solito, c’è chi rimane in attesa di una qualsiasi nota e chi ne approfitta per chiacchierare un po’.
Do Rainbows Have Ends, #1 Lucky Kitty e Fudge continuano a sembrare canzoni suonate da una band più sottotono rispetto al solito, ma la band di San Francisco riesce a riprendersi in tempo per un altro trittico incredibile – Days, Weeks and Moths, When Jokers Attack dall’outro strumentale tra il noise e lo psichedelico e la classica Anemone, attesissima dal pubblico.
Dopo Nevertheless, un altro momento magico con Pish: è la canzone delle mie estati bohemienne e scapigliate. Milano è di nuovo immersa nella pioggia, ma con quel riff di chitarra mi sembra di sentire il calore del sole. Il momento di ripresa della band continua su Do You Think I’m Joking?, Nightbird e Forgotten Graves: i più chiacchieroni hanno finalmente smesso di parlare e hanno iniziato a ballare con le loro birre in mano, e non mi sembra vero.
Dopo A Word, a chiudere il concerto è la combo Servo e Super-Sonic: un concerto dal sapore dolceamaro quello dei Brian Jonestown Massacre, non proprio quel che, probabilmente, ci si aspettava da loro. La mia adolescenza è segnata dai brani scanzonati e psichedelici degli amici Dandy Warhols che, visti anni fa, hanno fatto decisamente molto meglio. Nessuno dopo di loro è riuscito più a trasmettermi quella magia bohemienne che spesso si trova dentro certe chitarre, ma non tutto può sempre andar bene, può capitare. L’importante è non smettere mai di cercarla, quella magia.
THE BRIAN JONESTOWN MASSACRE
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