IL 22 Giugno 2025 al Festival La Prima Estate era il giorno tanto atteso dai fan dei Kings of Leon, ma l’infortunio di Caleb Followill ha spostato l’asse della giornata, e l’organizzazione ha scelto una soluzione interna, promuovendo i TV on the Radio a headliner. Una decisione pratica, forse inevitabile, ma che ha lasciato sul campo un certo senso di incompiuto. Nessuna nuova aggiunta “di peso” a colmare il vuoto: solo uno slittamento. E per qualcuno, questa scelta è sembrata più una toppa che un vero rilancio, pagato con una scarsa affluenza del pubblico.

Ma la musica, per fortuna, ha fatto il suo corso. E la giornata, nel suo insieme, ha restituito molto più di quanto ci si potesse aspettare sulla carta.

Si parte con un cantautore urban/R ‘n’ B Giacoprudente classe 2000, che ha l’onore di aprire la terza giornata del festival dopo aver vinto il contest dedicato ai nuovi talenti organizzato al Detune di Milano. Chitarra e voce, attraverso le sue composizioni porta un messaggio di autenticità e libertà, ha uno stile sincero ed essenziale, purtroppo, il pubblico durante la sua esibizione è davvero esiguo, facendola apparire più come un’audizione. Il primo singolo ufficiale di Giacoprudente è “Star”, pubblicato nel 2020, mentre il secondo di grande successo è “DM” del marzo 2021. Il terzo brano, “KIKI” esce a giugno dello stesso anno, ora il cantautore sta lavorando ad un nuovo album.

Salgono sul palco i Ramona Flowers, la band di Bristol composta da Steve Bird (voce), Sam James (chitarra), Wayne Jones (basso), Dave Betts (tastiere) ed Ed Gallimore (batteria), deve il suo nome all’eroina della serie a fumetti Scott Pilgrim, che cambia colore ogni tre settimane  e può viaggiare nel subspazio. Il gruppo ha mestiere e personalità, Nel loro percorso artistico fondono rock ed elettronica, e hanno aperto i concerti di band come Bastille, Stereophonics e U2.

Il loro sound è stratificato, moderno, lucido: una via di mezzo tra dancefloor e malinconia. Non inventano nulla, ma costruiscono bene. Per il brano “Up All Night” hanno collaborato con una leggenda della musica, Nile Rodgers. 

L’elettronica è curata, la voce regge, il pubblico inizia a muoversi. Non è il momento più coinvolgente della giornata, ma è quello che inizia a darne forma. 

Arriva il primo momento più atteso, Nic Cester, già frontman dei Jet, si esibisce in solo con alcuni dei brani del suo primo disco solista “Sugar Rush” accompagnato da Adriano Viterbini, Daniel Plentz, Sergio Carnevale, Raffaele Scogna e Roberto Dragonetti. 

Nic non ha più bisogno di dimostrare nulla, ma continua a farlo lo stesso. È l’unico sul palco a portare davvero un’anima da frontman “internazionale”, nel senso pieno del termine: presenza scenica, voce potente, dinamica, carisma naturale. Ci regala anche una reinterpetazione di “Un Avventura”, brano di Lucio Battisti nella versione cantata insieme a Wilson Pickett al Festival di Sanremo del 1969. Quella di Cester si ispira all’arrangiamento in stile Wilson Pickett ed è un omaggio alla soul music americana e alla tradizione melodica italiana, a cui il cantautore è molto legato. 

Il suo live è una miscela calda e pulsante di soul, rock sporco, groove quasi funk, e quel retrogusto vintage che non suona mai vecchio. Cester gioca con i registri: un momento è crooner, il momento dopo è animale da palco.

Il pubblico lo segue, lo sente, si lascia portare via. In mezzo a una giornata frammentata, è forse il momento più coeso e condiviso: nessun artificio, solo sostanza. L’impressione è che avrebbe potuto reggere tranquillamente un posto più in alto nel bill, e in effetti, lo fa.

Nella sua performance, non manca di accennare una piccola critica nei confronti dei grandi assenti alla giornata di oggi, i Kings of Leon, infatti, con rammarico, tiene a farci sapere, che non suonava con l’eccellente band di stasera da ben tre anni perchè impegnato in tour in America, e sarebbe stato molto più bello tornare a farlo in una giornata, priva di polemiche.

La platea è ormai carica e pronta per gli headliner di questa serata, e i TV on the Radio raccolgono la responsabilità della chiusura senza clamore. La band newyorkese, formata nel 2001, porta sul palco un impianto sonoro che affonda le radici nella new wave con il graffio dell’alternative rock, mescolando sapientemente rock sperimentale, soul contaminato ed elettronica urbana.

Il loro live è meno “grande evento” e più rituale sonoro: intenso, profondo, a tratti quasi ipnotico. Per chi li conosceva, una conferma. Per chi aspettava i Kings of Leon, un’esperienza diversa. Non migliore, non peggiore: semplicemente altrove.

Ma resta la sensazione che un’occasione sia andata persa. Una sostituzione più ambiziosa avrebbe forse risollevato l’equilibrio del cartellone, anziché semplicemente riadattarlo. I TVOTR hanno tenuto in piedi la serata con classe, ma non avevano l’impatto da “chiusura festival”. E in fondo, non era compito loro.

Domenica 22 giugno si chiude con onestà ma senza esplosione, con una narrazione sonora coerente ed, a tratti, sorprendente, ma senza il tipico effetto “wow”, che ci si aspetta da eventi di alto livello.

Testo di Lucilla Sicignano

Setlist:

  1. Young Liars
  2. Golden Age
  3. Lazerray
  4. Dreams
  5. Wolf Like Me
  6. Province
  7. Could You
  8. Happy Idiot
  9. DLZ
  10. Trouble
  11. Staring at the Sun

Si ringrazia Gdgpress e d’Alessandro e Galli

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