Sono passati sei anni dalla morte di Dickie Peterson, leader storico e fondatore dei Blue Cheer, band di culto della San Francisco che a cavallo tra i sixties e i seventies sfornava innovazione musicale a ciclo continuo, periodo forse tra i piùprolifici dell’intera musica contemporanea.

Per quelli che non mangiano vinili già  a colazione e credono di non conoscerli basta che ascoltino la versione di “Summertime Blues” del 1968 per ricredersi, quel misto di hard rock, dissonanza e doppia cassa in una cover altrimenti innocentissima che è diventata un mito nel panorama musicale dei cinque continenti, non per nulla è stata classificata come “la prima canzone heavy metal di tutti i tempi”.

Lo sport di etichettare ogni band di un certo calibro della scena hard anni 60/70 come “innovatrice” e “base senza la quale non sarebbe esistito il metal” è piuttosto comune e una trappola in cui è facile cascare, ma è anche vero che i tasselli che porteranno alla nascita dei Black Sabbath nascono effettivamente in questo periodo, pescando ora di qua ora al di la’ dell’oceano si ricostruisce effettivamente il puzzle del perchè e del per come siano nati il metal e tutti i suoi derivati.

I Blue Cheer vedono la luce nel 1967 come trio formato da Paul Whaley, Dickie Peterson e Leigh Stephens. Il trio a mio parere è l’espressione piùpura e l’esecuzione piùdifficile in una band, non c’è spazio per mascherare lacune tecniche; tre strumenti sono acusticamente isolatissimi tra loro ed è obbligatorio saper suonare molto bene, oltre che comporre in maniera adatta, in quanto e’ letteralmente impossibile divagare senza annoiare l’orecchio o esporsi a mancanze  sonore.

Blue Cheer era il nome di una varietà  di LSD che all’epoca imperversava come fosse coca cola, molti critici musicali e media difatti bollano il trio californiano come “blues-rock psichedelico” cadendo secondo me nel qualunquismo; almeno per la musica non cercate informazioni su Wikipedia, usate le vostre orecchie e utilizzate un veicolo informativo molto piùefficace che si chiama youtube”…

Ovviamente nel repertorio troviamo canzoni lunghe e strascicate mentre il blues è sicuramente la palestra formativa e il sottobosco comune a questa e molte altre formazioni, ma l’aspetto intrigante dei Blue Cheer è un altro: gli accordi dissonanti.

Per chi suona è facile immaginare una sequenza armonica che ha “senso”, ossia se suoni in maggiore e devi arrivare dal DO al MI ci passi attraverso il RE, a meno che tu non decida che le scale sono solo quelle per salire al piano di sopra e fai un po’ come ti pare, senza però risultare rumore anzichè suono.

Se lo fanno i Korn nel 2015 è disco del momento, se lo fanno i Blue Cheer nel 1967 è pura rivoluzione. Dovendo accumunare nomi a tutti i costi possiamo fare un parallelo volando per 14 ore a est e atterrando a Londra nel 1970 per incontrare i Pink Fairies, guardacaso un altro power trio.

Il periodo di massima attività  del gruppo è tra il 1967 e il 1972 in cui subiscono anche numerosi cambi di  musicisti per poi decadere come produzione artistica. Dickie rimane una costante nel gruppo collaborando con vari musicisti provenienti tra gli altri dagli Steppenwolf e Iron Butterfly, ma suonando prevalentemente in piccoli club anziche’ grandi sale e arene a cui era abituato. Gli anni 80 e 90 li vedono spesso in Europa in tour con “gentaglia” del tipo Mountain di Leslie West e i Groundhogs di Tony Mc Phee. Gli anni 2000 vedono i Blue Cheer suonare in tutti i cantoni del pianeta con una certa costanza, occasione che mi da la possibilità  di vederli nel 2006 a Detroit, la città  col record degli omicidi di tutti gli Stati Uniti. Arrivo con “sole” 2 ore di anticipo e nella sala non c’è spazio per uno spillo, la cosa che mi colpisce è la giovane età  dei presenti. La violenza del suono mi urta come non hanno fatto i Pantera anni prima, la gente canta, conosce i testi delle canzoni, Non una sbavatura, non un’imprecisione, la voce che è la stessa del 1969, il filo comune incurante della geografia che unisce Blue Cheer, Groundhogs e Pink Fairies in un’orgia sonora che mi lacera il cuore.

Dickie muore 3 anni dopo in Germania per una malattia incurabile mentre i membri originali della band ancora si contendono il copyright del nome e dei diritti discografici in una ben poco elegante lotta di soldi su una lapide ancora fresca.

DISCOGRAFIA
Vincebus Eruptum – Outsideinside – New! Improved! – Blue Cheer – The Original Human Being – Oh! Pleasant Hope – The Beast Is Back – Highlights and Lowlives – Dining with the Sharks – What Doesn’t Kill You…

 

 

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