Nuclear Blast – Ottobre 2015

The Girl With The Raven Mask” è il secondo full length album per gli svedesi Avatarium, progetto artistico messo in piedi dal bassista leader dei Candlemass Leif Edling con la collaborazione del chitarrista Marcus Jidell (già  con Royal Hunt e Evergrey) e dell’affascinante moglie di quest’ultimo, la cantante Jennie-Ann Smith.

L’omonimo album d’esordio del 2013, bissato dall’interessante Ep “All I Want” pubblicato lo scorso anno, aveva già  messo in evidenza la particolare proposta musicale del gruppo, nella quale le radici doom proprie della band di Leif vengono rivestite da sonorità  classicamente hard rock che vanno a pescare a piene mani dal classico sound di band quali Blue à–yster Cult, Rainbow e Jethro Tull. In questo nuovo lavoro la band non solo conferma quanto di buono ha proposto finora, ma addirittura si supera, accentuando la componente hard rock del proprio sound, diversificandolo ulteriormente e arricchendolo di pennellate psichedeliche e di accentuate tinte prog rock, creando una miscela sonora davvero accattivante e vincente, pur senza discostarsi completamente da quelle atmosfere cupe e decadenti che li caratterizzano sin dagli inizi della loro avventura musicale.

Quanto detto è evidente sin dalla title track posta in apertura, uno strepitoso e scatenato hard rock dal tiro incredibile che potrebbe tranquillamente identificarsi come una sorta di “The Doors meets Deep Purple” e che si discosta notevolmente da quanto la band ha presentato nei precedenti lavori: il suono di una sirena introduce il serratissimo riff portante del pezzo, subito accompagnato dall’imponente intervento dell’organo e dalla voce dell’ammaliante strega bionda al microfono, i cui vocalizzi nel coro paiono replicare il verso del corvo citato nel titolo del brano, nonché raffigurato nella splendida copertina. Un pezzo davvero formidabile, probabilmente destinato ad aprire i loro prossimi live show, ai quali purtroppo non potrà  partecipare Leif, alle prese con non meglio specificati problemi di salute che lo terranno lontano dalla scena live ancora per un po’ di tempo.

Dopo questo assalto sonoro posto in apertura, la band si riavvicina alle sue sonorità  piùabituali con i due brani successivi. I ritmi rallentano considerevolmente già  in “The January Sea”, in cui il riff iniziale dai toni ribassati (secondo la lezione tramandata da Tony Iommi dei Black Sabbath) lascia spazio alla seducente voce di Jennie-Ann Smith che sembra come condurci sulle onde di un pacifico mare nordico, finché la tranquillità  del brano non viene spezzata dall’intervento dell’organo che sembra preannunciare l’arrivo di una tempesta: il pezzo, molto complesso nella sua struttura prog, riesce ad essere meravigliosamente evocativo, tanto che ci ritroviamo presto come intrappolati in un incubo su di un vascello in balia delle forze della natura e del canto delle Sirene che non ci lasceranno scampo nelle fredde acque del “mare di gennaio”.

Gli oltre sette minuti di “Pearls And Coffins” sono pura poesia: un delicatissimo arpeggio di chitarra acustica apre la strada a un pezzo lento splendidamente interpretato dalla suadente Jennie-Ann, che ci racconta la storia di un amore tormentato; magnifico l’arrangiamento che riesce perfettamente nell’intento di esaltare la drammaticità  del brano, mettendo ancora in primo piano nel coro l’organo di Carl Westholm, altro protagonista assoluto del disco.

Affascinanti atmosfere da film horror in bianco e nero fanno da sfondo a “Hypnotized”: il flavour psichedelico anni 60-70 del brano in questione si sposa magnificamente con un ritornello dalla struttura quasi pop davvero molto incisiva. L’aria che si respira in questo pezzo è veramente decadente e malsana: l’impressione è quella di trovarsi in una cripta al cospetto di due amanti che continuano la loro storia d’amore anche dopo la morte di uno dei due, così come raccontato nel testo. Applausi.

La lunghezza dei brani, quasi tutti tra i sei e i sette minuti di durata, non va ad inficiare l’efficacia degli stessi e di ciò beneficia anche la successiva “Ghostlight”, permeata da atmosfere oniriche in cui vengono evocati fantasmi nel contesto di un freddo scenario da inverno scandinavo e costruita intorno al pesante riff di Marcus Jidell, autore qui anche di un pregevole assolo di chitarra. “Run Killer Run” è un ottimo hard rock in cui vengono alzati di nuovo i ritmi, anche se l’atmosfera resta comunque viziosa e soffocante, come se il mefitico odore di morte non volesse abbandonarci. Un ingannevole avvio in stile doom introduce la seguente “Iron Mule”, che si tramuta subito in una dolcissima semiballad psichedelica, spaccata da squarci hard rock e da un intermezzo strumentale capace di evocare la magica epopea dei Deep Purple piùclassici.

The Master Thief” è un altro slow tempo dall’andamento quasi jazzistico, spazzato via dal coro dalle atmosfere molto cupe che chiudono l’album ricollegandosi al sound dei Candlemass, con la voce di Jennie-Ann sempre in grado di regalare brividi.

Siamo di fronte all’album dell’anno? Probabilmente sì, almeno per chi sarà  in grado di apprezzare una proposta musicale ricercata e di non immediata assimilazione come quella degli Avatarium, una band la cui musica appare in grado di dipingere gli scenari piùdifferenti e capace di trasportarci nelle fredde lande dell’inverno scandinavo, così come sul set di un classico horror movie della Hammer: lasciatevi cullare dall’incantevole voce di Jennie-Ann Smith, gli Avatarium saranno la perfetta colonna sonora per i vostri incubi.

avatariumofficial.se

Tracklist:

  1. Girl With The Raven Mask
  2. The January Sea
  3. Pearls And Coffins
  4. Hypnotized
  5. Ghostlight
  6. Run Killer Run
  7. Iron Mule
  8. The Master Thief

Band:
Jennie-Ann Smith – voce
Marcus Jidell ”“ chitarra, cori
Leif Edling – basso
Lars Sköld – batteria
Carl Westholm – organo, piano elettrico, theremin, moog, mellotron

 

Avatarium - Band 2105

 

 

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