Una grande serata all’insegna del black metal quella che si preannuncia all’Alchemica Music Club in questo primo di aprile! Dopo aver controllato più volte non si trattasse di un famoso “pesce” (ci sarei rimasta molto male dato che non ho mai avuto prima d’ora il piacere di vedere dal vivo una delle band che più stimo), ci si reca anche stasera in periferia di Bologna per assistere alla terza e ultima data italiana dei Batushka, la quale formazione sarà quella capitanata dal compositore Krzysztof Drabikowski, artefice dell’enorme successo della band dato dall’album di debutto “Litourgiya”. La band polacca sarà accompagnata sul palco dagli Amthrya, già con loro nelle scorse due date, e da due diverse band: i Morgurth e gli Afraid Of Destiny.

Si preannuncia molto interessante, anche per il fatto che i primi due sono a me sconosciuti; pertanto, sarà un piacere scoprire qualcosa di nuovo!

MORGURTH

Ad aprire le danze ci sono i Morgurth, anche se sarebbe meglio togliere la “i”, in quanto l’intero progetto musicale è sviluppato da Nicola Manfrini (in arte Narthang), ferrarese con una forte passione per il metal estremo, che qualche anno fa decide di lasciare la band symphonic “Neophobia” per dedicarsi interamente a questo interessante progetto solista. Il genere principale è senz’altro il black metal classico, ma si notano altre e diverse influenze quali l’ambient, il death metal e una timida base doom.                                                                                                                                             La composizione è principalmente volta a creare sensazioni pesanti e riflessive, con muri di chitarre che spingono aggressivamente come a voler inghiottire il pubblico, creando un’atmosfera rigida e greve. È un black metal di fatto atmosferico, ma declinato in riff violenti di chitarra e linee di batteria veloci e di forte impatto, accompagnati da linee vocali esasperate e disperate. I testi e la musica creano insieme sensazioni di forte tensione, che contraggono sia la mente che il corpo: a fine concerto, quando cala il silenzio, ci si accorge che i muscoli lentamente si rilassano e riprendendosi un poco dal torpore si comprende come l’intento dei Morgurth di far esperire la propria musica al pubblico a 360 gradi sia andato a buon fine. Geniale Narthang, che insieme agli artisti da lui scelti per accompagnarlo in questo concerto ci regala una bella esecuzione e un ottimo inizio di serata.

– Appunto “nerd”: salta subito all’attenzione il nome scelto per la band, di chiara ispirazione tolkeniana! E’ infatti l’unione di due parole (Mor – oscurità e Gurth – morte) prese dalla lingua di Edarin, creata da quel genio indiscusso di J.R.R Tolkien, di cui Manfrini è altrettanto appassionato…

AFRAID OF DESTINY

Seconda band a me sconosciuta, gli Afraid of Destiny, che alle 20:45 salgono sul palco per un’altra buona dose di black metal. La prima impressione è buona, si tratta di un black metal più improntato sul depressive (di probabile ispirazione ai Nocturnal Depression e ai Silencer), che regala alla serata un taglio romanticamente deprimente e pesante. L’incedere è malinconico, i riff di chitarra sono lenti e cadenzati e vi sono passaggi acustici che riconducono a sonorità di matrice doom; il sentire depressivo viene veicolato musicalmente più con un senso di rassegnazione che non di rabbia impotente. Procedono poi con diverse sfumature, alternando toni e melodie più aggressivi e disperati ad altri più pacati ed introspettivi, volutamente angoscianti.

Essendo la prima volta che li sento posso dire che strumentalmente mi hanno colpito, molto di impatto la batteria e il basso, ordinate e pulite le chitarre, suoni chiari e pezzi ben eseguiti… unica nota che mi sento di dare negativa è per la voce: una bella voce in pulito sull’ultima canzone, uno scream ben fatto ma che purtroppo non riesce ad arrivare in alto come ci si aspetta su determinate melodie. Più volte gli strumenti hanno creato un climax ascendente di suoni che hanno fatto immergere il pubblico in tutta l’angoscia che intendevano veicolare e ogni volta ci si è aspettato che la voce seguisse le note ed esplodesse in un grido disperato, ma purtroppo ciò non è avvenuto. È come se ci si fermasse a metà, una sensazione bloccata che non raggiunge del tutto l’interiore e lascia un po’ delusi…

AMTHRYA

È il momento degli Amthrya, piemontesi dal sound avantgarde, che sperimentano con il black metal intrecciando le oscurità del genere con tematiche disturbanti e cupe e ispirate a figure di demoni e spiriti della cultura orientale. Un concept abbastanza complesso da sviluppare, ma che loro portano egregiamente avanti, sia musicalmente che vocalmente: sul palco è infatti impossibile non notare la potente presenza scenica della cantante, Kasumi Onryo, vestita di una tunica bianca e con un trucco ad hoc che ci trascina attraverso il growl sommesso e la sua teatrale gestualità in un terrificante mondo onirico, ispirato al Giappone più antico e mistico, dove è impossibile trovare una via d’uscita. E attraverso di lei ci si addentra nelle profondità più recondite dell’animo umano, si scava nelle paure e vi si dà forma. Siamo al limite della sanità mentale. È una band faticosa, per quello che trasmette e per come lo fa, però molto apprezzabile e musicalmente di buon livello. Belli i riff atmosferici e a tratti alienanti, bello il suono delle chitarre ritmiche che ogni tanto strizzano l’occhio al death metal moderno, bella la batteria violenta ma che ben si amalgama con suoni più lenti e cadenzati, spesso dal sapore anche un po’ ambient. Bravi!

BATUSHKA

Il cambio palco è abbastanza rapido e nel giro di poco lo stage si trasforma in una sorta di inquietante luogo liturgico: una bara coperta da un drappo bianco è posizionata al centro del palco e sopra vi è poggiata l’icona sacra della madonna con bambino (entrambi senza volto), emblema del loro album di debutto “Litourgiya” (2015), che li rese famosi e che fu etichettato come uno dei migliori album black metal di quell’anno. Davanti al pubblico due steli a supporto di bastoncini di incenso… La messa sta per cominciare, ma è molto diversa da quella che siamo abituati a vedere…                                             In mezzo a questa scenografia dal chiaro sapore ortodosso e tra cupi cori di sottofondo fanno il loro ingresso i Batushka, che indossano una tunica nera con iscrizioni in cirillico e con il capo coperto dall’ ampio cappuccio.                                                                                                                                          Senza convenevoli si comincia, e si è immediatamente avvolti da arie pesanti e solenni e da ritmiche severe e a tratti ripetitive; è un black metal molto particolare quello della band polacca, la quale ha deciso di arricchire tale genere incorporandovi musiche e cori tratti da canti liturgici della chiesa ortodossa. Ad essere venerato non è Dio ma la sua Nemesi, abisso oscuro celebrato con le stesse modalità di una messa ufficiale. Un prodotto unico nel suo genere e siamo ben lontani dai classici standard compositivi: a livello strutturale ogni brano è studiato per trasportare l’ascoltatore in un vortice ideologico e distorto, con aperture atmosferiche dense di simbolismo esoterico che si evolvono in un crescendo di batteria incalzante, riff pesanti e cadenzati e scream acido e violento, per poi concludersi con la ripresa di melodie liturgiche e rituali, volte a celebrare il satanico, ad invocare l’abbandono di falsi idoli e ad inghiottire ogni speranza di salvezza.                                                        C’è volutamente poca interazione con il pubblico, e loro sono per lo più immobili sul palco; si deve percepire e comprendere la sacralità rituale dell’opera messa in atto. Il pubblico è in raccolto silenzio, prende parte alla funzione, alla “Litourgiya” dei Batushka, come dei veri e propri fedeli in ascolto di una nera messa.                                                                                                                                           Dopo un’ora di concerto, così come vi sono saliti scendono dal palco senza dire una parola, ma solo dopo aver benedetto i fedeli con un aspersorio dalle lunghe setole. La messa è finita, andiamo in pace (?).

 

SETLIST Batushka

Irmos III

Wieczernia

Powieczerje

Yekteniya III

Polunosznica

Pismo II

Irmos II

Yekteniya IV

Pismo VI

Giada B.
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